PRECISAZIONI Genova: picchiato sul bus perché presunto gay – Bufale.net
Nella giornata di oggi molti quotidiani online hanno raccontato un episodio avvenuto a Genova il 14 luglio 2015. Riportiamo alcuni titoli e gli orari di pubblicazione:
- Genova, botte perché gay: grave (TGCom24, pubblicato su Facebook alle ore 7:50);
- Genova, “Gay di m… guardi mio fidanzato?”. Picchiato, va in coma. E ha la ragazza… (Blitzquotidiano, ore 8:08);
- Genova, credono gay un 40enne e lo riducono in fin di vita (Il Giornale, ore 8:59);
- Genova, aggressione sul bus: “Gay di m…”, e lo pestano in sei: operato alla testa, è in fin di vita (Quotidiano.net, ore 10:31);
- «Maledetto gay». E lo riducono in fin di vita (Secolo XIX, pubblicato su Facebook alle ore 10:33);
- “Brutto gay, non guardare il mio ragazzo”. Poi con cinque amici lo riduce in fin di vita (La Stampa, pubblicato su Facebook alle ore 10:45);
- «Gay di m… che c… guardi il mio fidanzato?» e lo riducono in fin di vita sul bus (Giornalettismo, pubblicato su Facebook alle ore 12:06);
- Genova, lo credono gay: pestato selvaggiamente (La Repubblica, pubblicato su Facebook alle ore 12:20);
- “Gay di merda, guardi il mio fidanzato?”. Pestato sul bus a Genova finisce in coma (Il Fatto Quotidiano, ore 12:23);
- Genova: picchiato sul bus perché presunto gay, operato alla testa (Corriere della Sera, ore 14:19).
La storia è vera, l’uomo e il suo amico sono vittime di violenza fisica da parte di 6 aggressori, tra cui due donne, e secondo quanto riportato dalle testimonianze e dalle relazioni dei carabinieri viene citato il probabile movente omofobo.
Le testate giornalistiche riportano la stessa storia, ma un paio di titoli sono errati: potremmo facilmente parlare di disinformazione da parte di questi (anche se, come spesso accade, “correggono il tiro” all’interno degli articoli stessi), ma visto i numerosi articoli segnalati non potevamo fare un articolo per ogni testata, così parliamo esclusivamente di precisazioni.
La storia
Riportiamo quanto scritto dal Secolo XIX:
Genova – Per risvegliare il branco è stata sufficiente un’occhiata: «Gay di m…, che c… guardi, il mio fidanzato?», gli ha detto la ragazza davanti a lui. Luca in quel momento era seduto sull’autobus con un amico e aspettava solo di tornare a casa. «Niente, ero sovrappensiero». E però gli altri cercavano la rissa e per entrambi si è messa malissimo: li hanno pestati in sei, fra loro due donne, infierendo sul volto, sulle gambe, sulla schiena, usando pure delle catene.
Luca è riuscito ad allontanarsi, a tornare a casa e a raccontare tutto alla fidanzata, spiegando che li avevano massacrati soltanto perché li credevano omosessuali. Non sapeva di avere un ematoma cerebrale, che dopo una settimana lo ha mandato in coma, ridotto in fin di vita e un intervento di neurochirurgia lo ha salvato in extremis.
Tutti gli articoli sopra elencati citano il movente, ossia la probabile ritorsione omofoba, gli insulti della ragazza verso Luca (nome di fantasia dato al protagonista dell’episodio), il pestaggio e la fuga dei due uomini. Luca, a distanza di una settimana dai fatti, sarebbe finito in coma, ma da quanto si apprende dal Secolo XIX, da Quotidiano.net e da Repubblica.it si sarebbe trattato di coma farmacologico (coma indotto dai medici necessario durante gli interventi chirurgici). Luca è stato operato alla testa ed è ancora vivo, ma non parla e al momento si alimenta a fatica.
I titoli scorretti
Alcuni titoli sono corretti, ma alcuni, tra cui quello di TGCom24, fanno intendere che Luca fosse omosessuale, ma all’interno degli stessi articoli riportano la spiegazione corretta: non è omosessuale, ma è stato ritenuto tale dalla ragazza che lo ha aggredito prima verbalmente e poi fisicamente insieme ai suoi amici.
Giornalettismo nel titolo scrive “lo riducono in fin di vita sul bus“, ma in realtà il danno effettivo è stato riscontrato successivamente. Così come TGCom24, all’interno dell’articolo riportano correttamente ciò che riporta Il Secolo XIX: era riuscito a scappare e a tornare a casa.
Le testimonianze e il movente omofobo
Al momento ci sono due testimoni: l’amico di Luca e la sua compagna (testimone indiretta).
Ecco quanto riferisce l’amico di Luca:
Erano sei e c’erano anche due ragazze. Ci hanno picchiato con calci e pugni e anche con le cinture.
La compagna di Luca ha riferito agli investigatori che il look del suo compagno “è molto eclettico” e che ai delinquenti sarebbe bastato ciò per considerarlo omosessuale insieme al suo amico.
Cosa si intende per eclettico? Ecco un esempio di moda eclettica:
Di esempi ce ne sono tanti, ma per qualcuno è inevitabile associare questo modo di vestire alle preferenze sessuali di una persona.
Luca è stato attaccato verbalmente dalla ragazza di uno dei delinquenti, rivolgendosi a lui perché infastidita del fatto che avrebbe guardato il suo uomo e definendolo “gay di merda“. Il movente è evidente, ma che Luca fosse omosessuale o meno non conta per gli inquirenti. Le relazioni dei carabinieri parlano di probabile ritorsione omofoba (viste le testimonianze), l’inchiesta giudiziaria per tentato omicidio è partita ed è coordinata dal sostituto procuratore Vittorio Ranieri Miniati.
Al momento gli aggressori non sono stati identificati, ma gli investigatori hanno qualche sospetto sui probabili colpevoli.
Conclusioni
È una bufala? No. L’uomo è stato realmente picchiato, ma ha sbagliato a non farsi visitare immediatamente in ospedale e denunciare il fatto. Se si fosse presentato in ospedale avrebbe potuto evitare le complicazioni relative all’ematoma cerebrale causato dal pestaggio.
Il ragazzo era omosessuale? No. Secondo le testimonianze, e da quanto riportato dalle relazioni dei carabinieri, Luca è stato ritenuto tale dai suoi aggressori.
È stato picchiato perché ritenuto omosessuale? Si. Le testimonianze riportano il movente. L’uomo era stato definito “Gay di merda” e accusato da una delle ragazze del gruppo di guardare il ragazzo di lei.
“Gay di merda” è solo un insulto? No. Numerosi sono casi di violenza (verbale e, in alcuni casi, degenerati anche in fisica) legati all’intolleranza verso le preferenze sessuali altrui, alcuni dei quali si sono conclusi con il suicidio da parte di chi l’ha subita.
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