PRECISAZIONI cannabis bonifica terreni da diossina
Un articolo pubblicato su Blitzquotidiano.it il 3 giugno 2016 titola: “Taranto, cannabis bonifica terreni da diossina” (qui il link).
Si parla dell’idea, in atto da alcuni anni, di coltivare canapa per bonificare i terreni presumibilmente contaminati dall’Ilva (una società di produzione e trasformazione dell’acciaio) con le diossine (composti chimici altamente tossici per l’organismo umano).
L’articolo continua riportando un pezzo di Gabriele Martini che, con toni meno certi (qui il link), racconta del territorio di Masseria del Carmine a Taranto dove, nel 2008, le aziende agricole limitrofe alle acciaierie furono costrette ad abbattere seicento capi di bestiame contaminati.
Ora, le precisazioni. Effettivamente la canapa ha importanti doti nella lotta all’inquinamento “sia per la sua capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera, sia perché estrae dal terreno metalli pesanti come il cadmio o la diossina” (cit. Canapaindustriale.it).
Alla base di quest’ultimo aspetto si colloca il processo di fitorisanamento, ovvero l’uso di piante verdi per la rimozione, la decomposizione o il contenimento dei contaminanti nel suolo, nei sedimenti e nelle acque. Una tecnica riconosciuta, a basso impatto ambientale e a bassissimo costo nel quale eccellono piante quali il girasole, il vetiver, il pioppo o la cannabis. Tutte piante le cui radici presentano un’elevata resistenza ai metalli pesanti e accumulano (in percentuali diverse) sostanze quali nichel, cadmio o diossina.
In pratica, si tratta di coltivare i terreni inquinati con alcuni tipi di piante che assorbono le sostanze tossiche rendendole innocue.
Per questo motivo CanaPuglia, associazione cultural-imprenditoriale vincitrice del concorso “Principi Attivi” 2010 ha promosso il progetto C.A.N.A.P.A. (Coltiviamo Azioni per Nutrire, Abitare, Pulire l’Aria), la cui idea è la conversione dei terreni alla cannabis per decontaminarli. Oltre che dai fautori, l’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (ABAP) e dal Centro di Ricerca per l’Agricoltura (CRA).
Tra gli esempi più famosi di applicazione della tecnica, c’è Chernobyl (qui degli approfondimenti). I risultati furono positivi ma le piante utilizzate per fitodepurazione sono state comunque smaltite nei siti di depositi per le scorie radioattive.
Claudio Natile, Presidente di CanaPuglia, racconta in un’intervista a VICE News (qui il link) come questo “sia il primo vero esperimento in Italia sulle potenzialità della canapa nel meccanismo del fitorisanamento (…)”. Sempre lo stesso articolo, pubblicato a febbraio 2016, sottolinea come “data la natura sperimentale del progetto, è ancora impossibile stabilire se in futuro i terreni attorno all’Ilva potranno essere nuovamente coltivati ad alimenti o destinati al pascolo animale. Servirà infatti qualche anno per raccogliere i risultati e verificarne la coerenza con la vasta letteratura scientifica sul tema del fitorisanamento via cannabis”.
Tuttavia, non c’è dubbio che la canapa migliori la fertilità del suolo, offra varie soluzioni commerciabili e possa anche essere coltivata a bassissimi contenuti di THC.
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