PRECISAZIONI Bestemmiare su Facebook può costare fino a 309 euro di multa
Ci segnalano questo articolo pubblicato l’11 Novembre 2016 su Fanpage.it:
Non si può scrivere proprio tutto su Facebook. O meglio, si può, ma è necessario essere al corrente che il popolare social in blu non è una zona franca dove non ci sono regole, ma in quella porzione di Web vigono le stesse leggi che i cittadini sono tenuti a rispettare in Italia, pena il rischio di incorrere in sanzioni o processi penali. E’ il caso delle bestemmie, per esempio: nonostante la blasfemia non sia più reato, ma solamente un illecito amministrativo, scrivere una bestemmia in un post pubblico su Facebook può arrivare a costare al malcapitato da 51 fino a 309 euro di multa, sanzione prevista dall’articolo 724 del Codice Penale.
“Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità [o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato] è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantuno euro a trecentonove euro. La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti”, si legge nel testo del Codice penale. L’articolo continua quindi a esistere nell’ordinamento italiano, nonostante il reato sia stato definitivamente depenalizzato nel 1999, dunque chiunque infranga questa norma rischia di essere sanzionato dalle autorità. Infatti, Facebook secondo la legge italiana, non è uno spazio privato, ma viene equiparato ad un luogo pubblico ed è questo il motivo per cui la bestemmia è sanzionabile.
Da qualche anno a questa parte il blog cattolico Pontifex ha iniziato a denunciare tutti i gruppi e le pagine Facebook che inneggiano alla blasfemia, per esempio le popolari ‘Radio Bestemmia’, ‘Club della bestemmia’ e ‘Confraternita dei frati bestemmianti’, e la sua azione ha portato al sanzionamento di diverse persone.
Notiamo che l’articolo parla di «bestemmia in un post pubblico su Facebook». Se le impostazioni sulla privacy del social network di Mark Zuckerberg non ci ingannano, si può parlare di post pubblico quando il contenuto viene reso visibile a tutti gli utenti, compresi quelli non iscritti su Facebook. Troviamo maggiori informazioni in questa pagina del servizio assistenza del popolare social network.
In generale, è possibile scegliere a chi rendere visibile un proprio post tra pubblico e amici, addirittura si può personalizzare la propria visibilità selezionando a quali contatti nascondere i contenuti. Lo stesso ragionamento non si può fare per le fanpage, i quali contenuti sono sempre di pubblico dominio. I gruppi, invece, possono essere chiusi (contenuto visibile solo agli iscritti), aperti (contenuti pubblici) e segreti (non rintracciabili).
Tornando a noi, se Fanpage.it parla di bestemmia in un post pubblico, si potrebbe intendere che per essere perseguibili, gli utenti dovrebbero bestemmiare dal proprio profilo in un post pubblico, nella propria fanpage e in gruppo aperto, o addirittura in un commento pubblico.
L’articolo 724 del Codice Penale considerava reato la bestemmia, ma con il decreto legislativo 507 del 1999, tale reato è stato convertito in illecito amministrativo, all’articolo 57 del Titolo VI.
Facebook, in ogni caso, è considerato un luogo pubblico e viene riconosciuto come tale dalla legge. C’è da precisare, però, che il sito cattolico Pontifex, autore di una crociata informatica contro la blasfemia su Facebook, era stato chiuso nel Gennaio 2013. Oggi è di nuovo online, ma i suoi contenuti sono scarsi e non vi è alcun riferimento alle denunce contro le bestemmie su Facebook.
Precisiamo, dunque, che viene considerato illecito amministrativo un atto di blasfemia destinata ad un post pubblico. Il sito Pontifex non dà alcun accenno alla pronta denuncia contro utenti, pagine e gruppi blasfemi. Probabilmente ha interrotto la sua campagna di difesa.
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