Ci segnalano una vicenda piuttosto controversa, riportata da New Notizie:
È scalpore a Bergamo per l’inaugurazione di un due monumenti, due obelischi alti tre metri a Pagazzano, provincia di Bergamo, pensati per commemorare le vittime dell’attentato di Barcellona e… i terroristi, loro carnefici.
Scioccante che esistano due monumenti, uno dedicato alle vittime investite da un furgone guidato da un terrorista islamico, ed uno dedicato ai nomi dei terroristi.
I titoli delle due opere sono Pietas I e Pietas II e sono opere dell’artista vicentino Gaetano B. che ha realizzato i due monumenti in occasione della Biennale del dialogo, inaugurata il 7 ottobre al castello di Pagazzano. Secondo l’artista rappresentano ‘l’uguaglianza nella morte’. Inutile dire che si sono scatenate delle feroci polemiche, in quanto ben pochi vogliono paragonare degli aguzzini alle loro vittime.
Il sindaco, Raffaele Moriggi, aveva tagliato il nastro per l’inaugurazione ma due giorni dopo ha fatto un passo indietro, dissociandosi dall’opera.
“Se mi fossi accorto di cosa c’era scritto non li avrei nemmeno fatti scendere dal camion quegli obelischi. Nessuno ci aveva avvertito del tema dell’opera, l’abbiamo scoperto dopo il taglio del nastro. Non c’è provocazione artistica che possa giustificare l’esaltazione di chi ha ucciso vittime innocenti” ha detto il sindaco che ha annunciato la rimozione.Il commento dell’artista che ha creato la controversa opera è: “Sono stele commemorative per gli uni per gli altri. Separati nella vita, uniti nella morte. Prese una alla volta hanno un senso. Ognuno piange i propri morti”. I nomi delle vittime sono stati tradotti in arabo, altra cosa che ha fatto infuriare la popolazione. “Questo autoproclamato combattente ha padre, madre, parenti, amici, tutte persone a cui la memoria non può essere negata” sostiene Gaetano B. Secondo l’autore dell’opera, quindi, anche i nomi di Moussa Oukabir, di Younes Abouyaaqoub, Mohamed Hichamy e Said Alla, coloro che hanno pensato e progettato la morte di 17 persone fra cui anche un bimbo di 3 anni ed uno di 7 (anche se in realtà avevano in progetto un attentato ben più disastroso) meritano di essere ricordati tanto quanto quelli delle vittime innocenti.
La notizia sembra essere partita dal quotidiano La Verità, il quotidiano di Maurizio Belpietro, che l’11 ottobre 2017 riportava in prima pagina: Facciamo i monumenti ai terroristi islamici (archive.is):
Tgcom 24 aveva riportato la notizia l’11 ottobre sera:
Un’opera d’arte scatena una bufera politica. Su un obelisco alto tre metri eretto a Pagazzano, in provincia di Bergamo, sono stati iscritti i nomi dei terroristi dell’attentato di Barcellona. Accanto a loro, su un’altra stele, quelli di quattordici vittime della strage del 17 agosto. L’autore dell’opera ha realizzato i due monumenti per invitare tutte le persone coinvolte a “piangere i propri morti”.
Terroristi commemorati – “Il mio sogno è uccidere gli infedeli”, scriveva Moussa Oukabir sul suo profilo Facebook. Un disegno di morte portato avanti con determinazione, fino al massacro di sedici innocenti sulla Rambla. Tra loro c’erano anche due bambini di tre e sette anni. Eppure, secondo l’artista, anche la sua vita merita di essere ricordata. Così come quella degli altri affiliati al commando terroristico: Younes Abouyaaqoub, Mohamed Hichamy e Said Alla.
Il sindaco di dissocia – Secondo quanto riporta il quotidiano La Verità, l’intallazione, inserita nella rassegna d’arte “Biennale del Dialogo”, sarebbe stata realizzata all’insaputa dell’amministrazione comunale. “Se è così, non condivido per niente ciò che è stato esposto”, ha detto il sindaco di Pagazzano, Raffaele Moriggi. “Se abbiamo commesso un peccato, è stato semplicemente quello di superficialità. Non ce ne siamo accorti. Non ho ancora parlato con l’artista, ma un’idea ce l’avrei: rimuovere quell’obelisco che implicitamente offende le vittime”.
L’artista si difende – Per evidenziare l’uguaglianza di tutti i defunti, l’artista ha scelto di tradurre tutti i nomi in arabo. E anche i titoli dell’installazione, “Pietas 1” e “Pietas 2″, richiamano i monumenti per i caduti in guerra .”Sono stele commemorative per gli uni e per gli altri. Separati nella vita, uniti nella morte. Prese una alla volta hanno un senso. Ognuno piange i propri morti”, ha spiegato l’autore delle opere. Poi ha ribadito l’importanza di equiparare il dolore di tutti: “Questo autoproclamato combattente ha padre, madre, parenti, amici, tutte persone a cui la memoria non può essere negata”.
Il sindaco quindi avrebbe negato un coinvolgimento dell’amministrazione comunale nella vicenda al quotidiano La Verità, ma cambiato versione poche ore dopo. Secondo Il Corriere della Sera, sempre dell’11 ottobre, il sindaco avrebbe persino tagliato il nastro dell’inaugurazione del monumento, teso tra i due obelischi. Le opere sono state poi oscurate, e il sindaco Moriggi ha lamentato che nessuno lo avesse informato del tema dell’installazione prima del taglio del nastro.
Il Corriere della Sera riporta anche le dichiarazioni dell’organizzatore della Biennale, lo scultore Giuliano Ottaviani, che sostiene che è compito dell’arte dare scandalo, e di Antonio Menegon, definito l'”alter ego dell’artista (Gaetano B. ndr) che ufficialmente non rilascia interviste e non vuole contatti con il pubblico”, che ribadisce che il comune sapeva benissimo quale fosse il tema, data la presentazione di un bozzetto. Menegon si oppone alla rimozione e annuncia che presenterà diffida tramite avvocato.
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