PRECISAZIONI Banane in via di estinzione – Bufale.net
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Biologia
Come abbiamo accennato, le banane alimentari sono originate da incroci e selezione di alcune specie di banani, due in particolari. Le banane appartengono alla famiglia delle Musaceae e tale raggruppamento è costituito da 3 generi: Musa, Ensete e Musella. Le specie che hanno generato i principali tipi di banana alimentari appartengono al genere Musa e sono la Musa acuminata e la Musa balbisiana. Tuttavia, per le loro caratteristiche genetiche e di propagazione, queste piante non vengono classificate come subspecie o nuove specie, ma vengono classificate sotto la denominazione cultivar e in base al genotipo (ad esempio, la Cavendish, pur appartenendo alla Musa acuminata, appartiene al Gruppo AAA essendo triploide). L’immagine che segue introduce il discorso in merito alla sua propagazione, perciò non prendete paura perché raffigura una banana wild type (selvatica, non cultivar) e non una “infetta”.
Il frutto della banana è una (falsa) bacca e nell’immagine possiamo osservare come all’interno vi siano i semi (le macchie nere). Le dimensioni dei semi variano da specie a specie, alcune sono più piccole e altre hanno dimensioni importanti. Le specie non cultivar si riproducono attraverso la consueta riproduzione sessuata con la produzione di semi (come quelli appena visti), ma gli alberi delle banane commerciali non si possono più riprodurre con questo sistema, poiché le mutazioni e gli incroci hanno portato alla formazione di frutti privi di semi (e con altre caratteristiche che contribuiscono a rendere apetibile e commerciabile il frutto). Per poter incrementare la produzione dei frutti occorre avere più alberi, ma non potendosi più riprodurre sessualmente occorre utilizzare un altro sistema, ovvero la Propagazione clonale e consiste nel taglio di una sezione della pianta originale (per talee o margotta) con il suo trapianto nel terreno, assicurandosi che abbia formato radici e che vi abbiano attecchito. Così facendo, come già intuito dal nome della tecnica, si esegue praticamente una clonazione dello stesso individuo e tutti gli alberi in circolazione hanno in pratica lo stesso DNA. Vedremo verso alla fine cosa comporta questa caratteristica.
Botanica
Le banane appartengono alla categoria delle Angiosperme Monocotiledoni. Questo lo dico per introdurvi un pò all’anatomia della pianta in questione, usando come modello la struttura generale per questa categoria di piante (fondamentalmente le stesse, alcune specie mostrano qualcosa in più). Nel fusto e nelle radici delle piante abbiamo diverse strutture a comporre l’anatomia, ma ci soffermeremo solo su due, di cui una di queste è interessata dal fungo: lo Xilema e il Floema, che vanno a costituire i Fasci Cribro-vascolari.
Nell’immagine, una sezione di un fusto di monocotiledone. Si può osservare la disposizione dei fasci cribro-vascolari ad Atactostele. I grossi vuoti rappresentano le sezioni dello Xilema, costituito da cellule morte e cave e sono responsabili del trasporto della così detta Linfa Grezza, consistente prevalentemente da acqua e soluti destinati alle regioni debite alle reazioni chimiche principi della pianta (come la fotosintesi); le zone colorare in azzurro, invece, sono sezioni del Floema, costituito da cellule vive e che trasportano la Linfa Elaborata (Linfa nell’enciclopedia Treccani). Le cellule del Floema sono vive, al contrario dello Xilema, poiché la distribuzione della Linfa Elaborata deve essere regolata finemente.
Qua invece troviamo una sezione di radice di monocotiledone. Si può constatate che la distribuzione ad Atactostele persiste, però lo Xilema tende a prendere zone più centrali del fusto rispetto al Floema. Questo perché, durante lo sviluppo di quest’organo, durante la germinazione del seme, è il Floema ed è sempre questo che segue la formazione e l’uscita della radice dal seme e solo dopo si forma lo Xilema. Ciò è dovuto al fatto che durante la formazione della radice è necessario un buon apporto di nutrienti e di sostanze (conservate all’interno del seme stesso) per la corretta formazione e queste vengono trasportate attraverso il Floema; solo in seguito si formerà lo Xilema che poi trasporterà l’acqua e i nutrienti raccolti dalla radice.
In queste immagini, vediamo un pò nel dettaglio le sezioni di cellule che compongono lo Xilema. Come detto, è costituito da cellule morte cave e possiamo trovare diverse tipologie (allungate e sottili, i Tracheidi, o larghe e corte, le Trachee). In quella a colori vediamo come si muove l’acqua (e i soluti) all’interno di questi vasi. Diverse tipologie di cellule conferiscono differenti proprietà strutturali nel fusto della pianta, ma soprattutto differenti caratteristiche in termini di idraulica e vedremo dopo a cosa mi sto riferendo.
Quest’organo della pianta può essere protagonista di diverse interazioni con il terreno e con alcuni microrganismi. Con questi può instaurare dei rapporti simbiotici: in alcuni casi con batteri, ma in questo caso parliamo di funghi e una simbiosi con questi organismi viene detta Micorriza.
In immagine, vediamo come opera questa simbiosi. In genere, la simbiosi avviene tramite l’interazione di un pelo radicale (b) che capta il fungo (anche per mezzo di segnali chimici rilasciati nel terreno e captati dai rispettivi organismi) e a cui entrano le ife fungine (a). Queste Ife penetrano e raggiungono altre aree dell’anatomia interna della radice, rimanendo però sempre fuori dalle cellule (Ectomicorriza). Vi sono però dei casi in cui le Ife penetrano nella cellula, ma la pianta provvede a creare una barriera che separa l’Ifa dal citoplasma (Endomicorriza). E’ importante capire questi meccanismi per quando arriveremo a parlare della Eziologia della malattia che sta colpendo queste piante.
Dicevo, alle volte con i funghi la pianta può instaurare dei rapporti simbiotici, ma purtroppo non sempre è così. Altre volte succede che i funghi arrechino danni volontariamente alla pianta per ottenere nutrimento e in questo caso parliamo di Necrotrofia, ma nel nostro caso avviene un altro fenomeno che non prevede necessariamente l’arrecare direttamente dei danni, ma, involontariamente, lo fanno (assorbimento di nutrienti, stress idraulici) e parliamo allora di Biotrofismo.
L’articolo continua con le analisi “Eziologia” ed “Epidemiologia”.
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