PRECISAZIONI Bambino senegalese aggredisce bambina di 12 anni per il suo crocefisso – Bufale.net
Ci chiedete in tanti di cercare informazioni su quanto è successo a Terni lo scorso giovedì 14 maggio 2015. Un bambino senegalese avrebbe aggredito una coetanea di 12 anni, probabilmente perché portava un piccolo crocifisso al collo.
Sono circolate molte versioni della storia nel giro di pochi giorni. La prima ricostruzione parlava dell’aggressione, avvenuta davanti alla scuola, dove la bambina è stata raggiunta da un colpo violento da parte del coetaneo, arrivato da appena tre settimane in classe (in Italia da poco prima). A bloccare immediatamente il bambino è stata la madre di lei. Chiamato il 118, alla bambina è stata diagnosticata una contusione toracica. Ai Carabinieri è stato raccontato che il bambino aveva preso di mira la coetanea nei giorni precedenti, con insulti e altre aggressioni per via del crocifisso che portava. La madre stessa ha denunciato le frasi di minaccia contro il simbolo religioso.
Ecco quanto riportato da Umbria24.it il 15 maggio 2015:
Via quel crocefisso Secondo la ricostruzione dei carabinieri all’uscita della scuola lo studente senegalese avrebbe aggredito la sua compagna di classe. Prima a parole: «Togliti subito quel crocefisso dal collo», secondo quello che hanno raccontato anche i diversi testimoni presenti all’uscita della scuola. Poi fisicamente: con una mossa di karate il bambino ha colpito alle spalle la compagna con un pugno. La mamma della bimba a quel punto è subito intervenuta per fermare il ragazzino. Il colpo è stato forte e la dodicenne soccorsa dagli operatori del 118 che l’hanno trasportata in ospedale, dove le è stata riscontrata una contusione toracica giudicata guaribile in venti giorni.
Fin qua abbiamo alcuni elementi base:
- l’aggressione davanti alla scuola;
- il presunto movente religioso;
- la diagnosi in pronto soccorso della bambina.
Il bambino, secondo le prime ricostruzioni, non avrebbe mai sopportato il crocifisso della sua coetanea, e sarebbe stato quello il movente dell’aggressione.
Vilma Toni, la dirigente della scuola media Benedetto Brin di Terni frequentata dai due bambini, rilasciò il 15 maggio 2015 le seguenti dichiarazioni:
«Il mio punto di vista su quello che è successo? L’impressione è che stia emergendo una forte strumentalizzazione di un episodio, comunque grave, per scopi diversi che esulano dalla normale preoccupazione per l’accaduto. C’è chi sta sfruttando la situazione per arrivare ad altri obiettivi, che può facilmente immaginare quali sono. […] I due alunni si conoscevano da poco più di due settimane. Il bambino, proveniente dal Senegal, era arrivato da poco nella classe. Il primo giorno di frequenza era stato il 27 aprile. Subito sono emerse delle spiacevoli tensioni fra lui e l’alunna. Di questo avevamo parlato anche con le famiglie, cercando di chiarire in qualche modo la situazione e trovando la disponibilità di tutti».
Ma allora perchè l’accaduto è stato ricollegato al crocifisso portato al collo dalla bimba?
«Guardi io non c’ero ma mi risulta che l’unica persona adulta che ha assistito al fatto sia la madre dell’alunna finita in ospedale. Lei dice di aver sentito chiaramente il ragazzino pronunciare frasi, in italiano, contro di lei e il suo crocifisso. Parole dette prima di sferrare il pugno. A noi risulta che l’alunno conosca a malapena la nostra lingua. Da lui non abbiamo mai sentito parole diverse da un semplice ‘ciao’. Per questo ci sembra strano che abbia potuto fare un riferimento così diretto al crocifisso ma, le ripeto, io non c’ero e la mamma dell’alunna lo ha invece dichiarato in maniera chiara ed inequivocabile. Episodi come questi capitano. Fortunatamente non tutti i giorni né frequentemente. Ma la mia idea è che se fosse accaduto fra due bambini italiani, non staremmo qui a parlarne. Credo che vada ricondotto a tutta una serie di aspetti e sarei molto cauta nel trovare una spiegazione solo ed esclusivamente nel crocifisso che l’alunna aggredita porta al collo».
Parole simili riportate anche da Umbria24.it:
«Del fatto del crocefisso ha parlato solo la mamma della bimba, che è stata di fatto l’unica testimone dell’accaduto. Io ci ho parlato, ho parlato anche con i genitori del ragazzo, che ha iniziato qui in classe il 27 aprile scorso. Viene dal Senegal, dove viveva con i nonni, e con il ricongiungimento è arrivato in Italia. Non parla nemmeno italiano, per questo credo sia difficile integrarsi per lui. I genitori li conosco, sono integrati e sono in Italia da tantissimo tempo. Anche la loro figlia viene qui a scuola con noi».
Da qui abbiamo dei nuovi elementi, tra cui il fatto che il bambino conosca a malapena la lingua italiana e che i dirigenti scolastici non abbiano sentito parole diverse da un semplice “ciao” da parte sua. Sembrerebbe strano, quindi, che si sia rivolto con minacce e insulti alla coetanea in lingua italiana.
La bambina, in un’intervista pubblicata da Repubblica il 16 maggio 2015, racconta però una nuova versione dei fatti:
Dopo le lezioni avevamo avuto un colloquio con la vice preside, c’erano anche Amadou e la sorellina. Sembrava che avessimo fatto pace e che i nostri screzi si fossero risolti. All’uscita, però, ero mano nella mano con mia madre. Mi ero accorta che ci stava seguendo, e mia madre mi diceva di non guardarlo. Poi all’improvviso è corso verso di me e mi ha dato una gomitata alla schiena, una specie di colpo di karatè. Io sono caduta in avanti, mi sono messa a piangere.
Ha detto qualcosa in una lingua che non abbiamo capito. Solo quando mia madre lo ha fermato, urlava ‘lasciami stare’, ‘non mi trattenere’, in italiano.
Un susseguirsi dei fatti ben diversa da quella raccontata da Umbria24.it secondo la ricostruzione dei carabinieri, dove prima c’è stata la richiesta in italiano di togliersi il crocefisso e poi l’aggressione, mentre a Repubblica.it i due momenti si siano scambiati nel racconto della bambina.
La madre della bambina, secondo quanto riportato, avrebbe sentito il bambino pronunciare frasi in italiano contro la figlia e contro il crocifisso. Come potevano, la madre e la bambina, sapere cosa ha detto se non conoscevano la lingua del bambino?
La bambina, sempre nell’intervista a Repubblica, racconta altri dettagli che condurrebbero nuovamente al movente religioso:
Indicava spesso i due crocefissi che abbiamo in classe, e poi faceva segno di no con la mano. Voleva che mi togliessi la collanina, me lo ha detto chiaramente. In classe non lo prendevamo in giro, o almeno, io non lo facevo. Anche se a volte ridevamo perché aveva dei comportamenti strani: cantava e si toglieva le scarpe in classe. Lui ci faceva segno col dito di stare zitti.
Il 16 maggio 2015 parla il padre del bambino, che vive da 20 anni in Italia, il quale racconta un’altra versione riguardo i precedenti episodi e fornisce ulteriori informazioni in merito al figlio:
Con quello che è successo la religione non c’entra niente. La verità è che mio figlio è stato preso di mira con insulti razzisti e aggressioni fisiche fin da quando è arrivato in classe. E anche giovedì mattina è successo. E lo ha picchiato anche la bambina, insieme ad altri due compagni. Quello che è successo all’uscita da scuola è stata una reazione a quello che era successo la mattina. Quello che è successo me lo ha raccontato lui il pomeriggio: in pratica giovedì mattina alle 10.30 le maestre mi hanno telefonato dicendo che mio figlio stava dando fastidio alla classe. Io allora ho chiesto di parlargli ma non me lo hanno passato. Poi ho chiamato al cellulare l’altro mio figlio di 16 anni alle 12.30 chiedendo sempre di parlare con il piccolo, ma le insegnanti non mi hanno permesso di parlarci. Poi è successo il fatto con la bambina ma lui non gli ha strappato il crocifisso, come fa a essere un problema per lui il crocifisso se va tutti i giorni in parrocchia?
Il bambino, da quanto viene riportato dal Corriere.it il 17 maggio 2015, giocherebbe ogni pomeriggio presso la parrocchia di San Giuseppe a Terni insieme ad altri bambini italiani. Nella stessa parrocchia, insieme al bambino, andrebbero anche gli altri figli dell’uomo per fare i compiti.
Nell’articolo del Corriere.it del 17 maggio 2015 parla anche Sene Taga, la mediatrice senegalese dell’Arci, la quale riporta la versione del bambino:
Da giorni lei e altri 2 ragazzi della prima media mi prendevano in giro, dicevano brutte parole, alzavano le mani, lei stessa molto più alta di me giovedì mi aveva dato una botta in fronte e io l’avevo detto alla maestra, ma invano. Così alla fine ho deciso di rispondere da solo a quelle botte e all’uscita di scuola l’ho colpita. Tutto qui.
Le uniche cose certe che possiamo riportare sono l’aggressione del bambino e la diagnosi della bambina in pronto soccorso. Per il resto, come abbiamo scritto qui sopra, vengono riportate diverse versioni, alcune incoerenti l’una con l’altra.
Un’altra cosa certa sono stati i titoli dei giornali e i commenti da parte degli esponenti politici via Facebook (ricordiamo in Umbria è in corso la campagna elettorale per le regionali).
Il Messaggero pubblica, il 15 maggio 2015, il titolo “Terni, levati il crocifisso, è giù botte un senegalese aggredisce una bambina“. Il titolo dell’articolo, successivamente, è stato cambiato in un più blando “Terni, colpisce una coetanea con un pugno. La madre: «Punita per il crocefisso»“, evitando di fatto che i lettori pensassero che si tratti di un adulto, ma la prova del precedente titolo è stato riportato anche dalla pagina Facebook dello stesso Messaggero:
Stesso discorso per Il Giornale, che tuttavia non corregge il titolo ambiguo: ““Togliti il crocifisso dal collo”. Senegalese pesta una 12enne“. Al contrario LiberoQuotidiano riporta almeno l’età dell’aggressore: ““Togliti il crocifisso”, dodicenne senegalese aggredisce coetanea a Terni“.
A commentare è stata anche Giorgia Meloni dalla sua pagina Facebook:
Terni: un ragazzino senegalese picchia una bambina sua coetanea perché colpevole di indossare una collanina con un crocifisso. Sono questi gli episodi che ci fanno comprendere quanto odio venga trasmesso anche ai più piccoli. A casa nostra neanche i nostri figli sono più al sicuro rispetto all’intolleranza di chi pensa di venire in Italia e imporci la propria ideologia. Non ti piace il crocifisso? Vai a vivere da un’altra parte.
Anche Matteo Salvini non ha perso l’occasione, anche in vista del suo successivo appuntamento in Umbria per la campagna elettorale:
A Terni una ragazzina di 12 anni è stata aggredita da un coetaneo all’uscita della scuola, 20 giorni di prognosi per la bimba.
L’aggressore è un ragazzino africano (non imputabile perché troppo giovane) che da giorni insultava e minacciava la coetanea, perché portava al collo una collanina con il CROCIFISSO.
Il ragazzino, e i suoi parenti, vengano rispediti AL LORO PAESE!!!
Che bella integrazione…
Per alcuni l’importante, in questo caso come in molti altri, è uscire per primi con la notizia e guadagnare consensi o visite sfruttando l’episodio, non del tutto verificato e di fatto non ancora ben incomprensibile viste le versioni raccolte, che riguarda due bambini di 12 anni.
Nonostante tutte le segnalazioni e le richieste dei nostri lettori sulla nostra pagina Facebook, abbiamo preferito aspettare gli sviluppi e valutare un articolo su questo episodio. Un’episodio che probabilmente non sapremo mai con certezza come si è realmente svolto. Gli unici a conoscere la verità, al momento, sono solo i due piccoli protagonisti.
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