Categorie: PrecisazioniRom

PRECISAZIONE Rom chiedono pizzo alle biglietterie


I problemi in Italia hanno rilevanza ciclica. Nel senso che per tutto l’anno sono lì, quiescenti nella loro quotidianità, fin quando qualcheduno non pensa bene di spezzarne la monotonia, riesumandoli e manipolandoli al fine di sollevare l’indignazione del popolo.
E così, mentre Sgarbi si lascia fotografare nudo come mamma l’ha fatto, io son qui a trattare un altro degli argomenti mummia più condivisi delle ultime ore: i rom e il pizzo richiesto sui biglietti elettronici delle stazioni metropolitane a Roma. Poteva andarmi peggio, lo so.
BENVENUTI A ROMA DOVE SE VUOI FARE IL BIGLIETTO DELLA METROPOLITANA DEVI PAGARE IL PIZZO AI ROM.ECCO LO SCHIFO. A CUI SIAMO RIDOTTI.

Premetto che tale denuncia risale a ormai tre anni fa, pertanto non preciserò nulla di nuovo e tanto meno pretenderò di mutare drasticamente la vostra posizione in proposito o risolvere l’inghippo tramite formulazioni filosofiche.
In linea generale, la presenza di mendicanti d’innanzi agli erogatori automatici di biglietti (di stazioni metropolitane o finanche dei parcheggi più popolati) è una costante più o meno comune in tutta Italia: molto spesso trattasi di rom, altre volte di individui di diversa estrazione etnica e finanche italiani.

La “strategia di marketing” è la seguente: l’indigente offre il suo supporto nella pratica in atto, chiedendo infine un tributo, per lo più corrispondente a un eventuale resto dell’erogazione.

Non mi definisco una donna di mondo, ma esperienze del genere le ho vissute in prima persona tanto a Roma Termini, quanto a Napoli o addirittura nella mia cittadina, presso i parcheggi del centro, ed è per questo che sento perlomeno il dovere morale di precisare che nessuno di loro, per quanto insistente, mi abbia mai intimato una qualche sorta di “pizzo”.

Tralasciando casi più estremi, che sono purtroppo una costante dell’umanità e in merito ai quali vi consiglio di affidarvi sempre alle forze dell’ordine e di polizia, la libertà d’ignorare è sacrosanta tanto quanto quella di decidere di finanziare, nel proprio piccolo, una mano tesa.

 

Mi trovo costretta a rimpinguare l’articolo con ulteriori contenuti, giacché il tono generalista dell’originale – per quanto volontario – ha evidentemente creato dei dissensi e mi ha fatto riflettere.
Voi direte: e perché dovremmo essere le tue vittime accidentali? Non puoi semplicemente passare avanti e ignorare?
Perché mal sopporto gli allarmismi, ma ancor più sottovalutare evidenti disagi. E se con molta probabilità quel che scrivo non cambierà alcunché, dall’altra non trovo giusto non usare le parole per provare a chiarire ciò che è stato un po’ distorto: noi non abbiamo la presunzione di fare politica, ma solo di limitarci a indagare sull’infinità di notizie spazzatura, che circolano per il web.
In questo caso specifico sono state denunciate difficoltà e foto risalenti a più di tre anni fa. E già solo questo dovrebbe bastare a far intendere come i fautori del post incriminato non abbiano dimostrato di avere a cuore il problema, ma solo aizzare le masse contro una minoranza, asserendo che “I rom chiedono il pizzo a Roma”. E questo, non è vero. Non serve di certo che debba essere io, una ’88 che ha avuto la fortuna di non dover mai conoscere direttamente la mafia, a spiegarvi cosa sia un pizzo e quale allarmismo possa indurre tale concetto; come persone spaventate o indignate possano agire di conseguenza, facendosi “giustizia” da soli e rischiando di passare inevitabilmente dalla parte del torto; o come condividere in molteplici migliaia queste fandonie possa contribuire ad affossare ancor più la stima del nostro Paese.
Precisato ciò, nessuno nega l’evidenza dei fatti: mendicanti, di qualsiasi nazionalità, esistono ovunque e, se alcuni sono totalmente innocui, altri possono non esserlo, esattamente come è dopotutto volubile l’animo umano.

Premesso ciò e attestate le testimonianze di alcuni di voi, incorporo quelle ricevute da ulteriori fonti, che comprenderete desiderino rimanere anonime e che spero riescano a far riflettere.

ROMA
“La mia tratta abituale è Ottaviano-Termini-Eur. Sui treni in corsa mi capita di incontrare persone intente a chiedere l’elemosina, per lo più musicisti. Tuttavia sulla linea A non è per nulla raro che si verifichino furti da parte dei rom ai danni dei turisti.”
MILANO
“La cosa non mi ha mai disturbato particolarmente. Al massimo ogni tanto ho provato pietà, specialmente se mi capita di vedere bambini al gelo fuori le stazioni, messi in mostra per l’elemosina (…) alcuni in realtà sono stati anche un’ottima compagnia quando aspettavo treni o pullman. E sorpresona: molti nella loro povertà (o simil tale) sono generosi. Sapessi le birre che ho rifiutato aspettando a Lampugnano.”
FIRENZE (SANTA MARIA NOVELLA)
“Intervistavo passeggeri in attesa dei treni (regionali o frecce) (…) Spesso capitava che le persone si sfogassero e lamentassero delle condizioni della stazione e dei rom. Loro si posizionavano (ora non più) vicino ai passeggeri, che facevano il biglietto alla macchinetta automatica. Molte persone non sanno farlo, soprattutto gli stranieri, quindi i rom li aiutavano agendo per loro e logicamente si aspettavano e/o chiedevano una ricompensa in denaro. Sui treni succedeva invece altro: sui regionali cercavano di rubare borse, portafogli, etc. etc. mentre sulle frecce il bottino era più alto, perché lì sì che estorcevano denaro: sui Freccia le valigie devono essere lasciate altrove e non accanto al sedile e in questo modo il rom chiedeva al passeggero dai 10 ai 20 euro, per non farsi portare via il bagaglio (fonte: gli stessi passeggeri intervistati).
All’inizio i rom trovarono il modo di aggirare i controlli di polizia, ma adesso le forze dell’ordine controllano fuori e dentro le stazioni. Alle biglietterie automatiche, invece, hanno messo le transenne, diminuendone drasticamente il numero; per lo più bivaccano all’esterno della stazione. Prendo il treno due volte alla settimana e la situazione è ancora così, sotto controllo.”
Posto che ringrazio per la collaborazione i tre anonimi, spero che comprendiate come l’assolutismo – ambo i lati – sia del tutto irrilevante ai fini del progresso e che solo con la pianificazione e il supporto degli organi competenti sul territorio interessato talune problematiche possano essere dissipate.

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