Pochi sanno che la fabbrica d’armi Pietro Beretta S.p.A. è controllata dal Vaticano… è la prova che spesso, se qualcuno vi dice una cosa che “non tutti sanno” vi sta raccontando una bufala.
Se poi ci aggiunge come prova qualche fotina o meme, sta chiaramente mentendo.
Se nessuno parla di qualcosa, è perché quel qualcosa è una falsità, spesso anche diffamatoria con tutto quello che ne consegue con chi la diffonde e condivide.
Ma esaminiamo ora la bufala che ritorna ciclicamente ogni anno
Secondo la didascalia della bufala, che raffigura un vescovo con in pugno un fucile come nello sfortunato e contestato selfie del nostro Ministro dell’Interno, siamo di fronte alla prova di connivenze Vaticano-Beretta. Precisate col solito testo indinniato ed indinniante
Forse pochi sanno che la FABBRICA D’ARMI PIETRO BERETTA S.p.A. è controllata dal gruppo Beretta Holding A . D . Ugo Gussalli Beretta, Secondo azionista è lo IOR Banca Vaticana privata , con sede nella Città del Vaticano….. ARMI capito ????
Ricordate:
Perché, anche in questo caso, la storia de la fabbrica d’armi Pietro Beretta S.p.A. è controllata dal Vaticano è una bufala.
Ma smontiamola nei suoi elementi
«In relazione a notizie diffuse nei giorni scorsi circa la composizione dell’azionariato di Beretta Holding, la società smentisce nella maniera più ferma che IOR o società ad esso riconducibilisiano parte della compagine degli azionisti della società stessa o di società da essa controllate. Beretta Holding, che controlla un gruppo di imprese principalmente attivo nel settore dello sport, caccia e tempo libero, è un’azienda di proprietà famigliare da 15 generazioni».
Quindi no, il Vaticano non possiede la Beretta, né in parte né in tutto.
Il contrario? Sapete benissimo cosa comporta.
Appare, come foto decontestualizzata con titoli come lo Ior va alla Guerra, e come evidenziato da il Ritaglio raffigura il Cardinale Polacco Joseph Glemp, morto nel 2013 dopo una lunga malattia.
Inoltre, un’ulteriore indagine conferma la natura dell’immagine. Spoiler: per essere una foto che dimostra come “la fabbrica d’armi Pietro Beretta S.p.A. è controllata dal Vaticano” l’assenza di Beretta, Vaticano e Italia è plateale e curiosa.
Il compianto Joseph Glemp nel 2012, poco prima della sua morte, si era recato al museo della Guerra Fredda in Virginia. Lì, i gestori hanno trovato assai divertente mostrargli e metterlo in posa con un fucile sovietico SVD Dragunov.
Ovviamente, se vai in un museo della guerra fredda negli USA, i simboli della Guerra Fredda che troverai sono armi di fabbricazione sovietica, in questo caso un fucile costruito dalla ditta Izhmash negli anni ’60.
Il problema è che, come abbiamo visto troppo spesso, il meme è uno strumento spesso usato in modo assai vile di lotta e diffamazione politica, e il compianto Glemp era naturalmente inviso a diversi oppositori politici che non gli hanno mai perdonato la sua azione politica, e di lì chi era già in cerca di modi per affossare il Vaticano ha avuto buon gioco a tenere in vita la bufala.
Non a caso, riscontriamo che la stessa sta tornando in Italia qui ed ora, col Vaticano accusato di fare opposizione al Governo.
E torniamo quindi qui, a pubblicare le foto di un morto per corredare falsità trasformate in immortale meme…
Ci vediamo costretti ad aggiungere alcuni tentativi perversi di aggredire la memoria di un morto.
La “nuova narrazione” si inventa una storia vecchia :
La storia è vecchia, negli anni 60 furono venduti i mitra in dotazione alla forze dell’ordine, per le guerra del Vietnam, adatte per un combattimento ravvicinato, tutto sottobanco un quanto non potevamo venderle, l’intermediario era un cardinale parente dei Beretta, in cambio gli usa dovevano ristrutturare il santuario di Oropa, l’articolo venne pubblicato dall’ espresso nel 68 /69
Glemp diventa “un cardinale parente dei Beretta”, i fucili Dragunov diventano fucili in dotazione alle forze dell’ordine per la guerra in Vietnam (!!!) che non “potevamo venderle”, come testimoniato da un presunto articolo dell’Espresso che tanto nessuno ha verificato.
Ci chiediamo anche perché spacciare una foto del 2012 per una foto degli anni ’60 e ipotizzare gli accordi per restaurare, sempre negli anni ’60, una chiesa i cui lavori erano appena terminati.
Siamo, francamente, basiti da tanto livore verso un morto.
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