Laura Tedesco, giornalista, è venuta a mancare. Un momento di dolore e raccoglimento per chi l’ha conosciuta. Tranne per i novax, la (non troppo) folta comunità online che in questi anni ci ha abituato ad abissi di disumanità.
Proprio i novax, che a parole loro “lottano per i vivi”, e si sentono leoni e guerrieri e ci hanno abituato a vandalismi nei cimiteri, improbabili cacce al necrologio con liste di cadaveri pubblicate sui social spesso con carnascialesca esultanza, e spesso comprendendo tra le “vittime del vaxxino” (che neppure scrivono per intero perché, coraggiosi, temono i ban e le segnalazioni…) persone come vittime di attentati, suicidi per depressione e cani dei cartoni animati, si sono prodotti recentemente nel loro sport.
Augurare la morte a chiunque non gli tributi (l’immotivato) onore della cronaca che sentono di meritare e gioire della loro morte.
Non è la prima volta: lo fecero col giovanissimo Michele Merlo e quando l’ormai purtroppo per lei celebre infermiera Tiffany Dover gli fece lo sgarbo di non morire nonostante le fake news su di lei da loro stessi diffuse decisero che era una giusta catarsi cercare di rovinarle la vita in ogni modo possibile.
Laura Tedesco, 46 anni, “anima luminosa” come amavano descriverla i suoi cari è venuta a mancare dopo un malore.
Malore accaduto nell’era della disumanità, e con la colpa di aver messo a nudo nella sua carriera le gesta dei “furbetti del Green Pass”, categoria umana di cui noi stessi abbiamo parlato, pronti a tutto pur di rivendicare il “diritto” a esibire documenti falsi, con rischio per la loro e per l’altrui salute, salvo poi inguaiarsi in modi assurdi quanto ilari.
E dinanzi alla notizia della morte di un’anima luminosa, ecco commenti neri e bui come la pece.
Persone che si vantano di essere stati tra i “furbetti”, come se in qualche modo questo li rendesse al di sopra del dolore e della misericordia, risatine, e i soliti “nessuna correlazione” che dopo tre anni invocano il karma e i vaccini con l’aria del ragazzino delle barzellette convinto di aver sviluppato i poteri del Ken il Guerriero televisivo perché una volta ha premuto un “punto di pressione” (la tecnica che nel serial animato consente al protagonista di uccidere i suoi nemici con un tocco) su uno che conosceva e dopo decenni quello è morto.
Ma anche gente che eleva a becera forma d’arte gli insensati paragoni novax di quando chi si vedeva “costretto” a prendere il cappuccino all’aperto si dichiarava, senza alcuna vergogna, “discriminato come gli ebrei” ed ora ritiene che la morte sia un contrappasso idoneo ad un lieve ed autoprocurato disagio.
Diffidate dunque quando leggete un novax che dichiara di “combattere per vivi”: chi non ha rispetto per i morti, come potrebbe?
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