Perché una foto della “siccità nel Po del 1909” non nega il cambiamento climatico
Una nuova branca dei negazionisti climatici appare di anno in anno: i “cacciatori di siccità”. Parliamo di una variante tipica dell’effetto Dunning-Kruger dei “cacciatori di eventi avversi e morti improvvise” tipici dei novax (con cui i negazionisti climatici spesso hanno intersezioni di metodo): persone che passano le giornate a cercare tracce presunte di eventi siccitosi per sentenziare convinte che siccome in passato capitava la siccità, è normale trovarsi in un clima avverso.
Ne abbiamo parlato esattamente un anno fa, quando i negazionisti climatici sventolavano lieti una foto di un evento siccitoso a Roma nel 1971 sentenziando che questo era la prova provata che anche in passato eravamo di fronte ad un clima alterato. Ne parliamo ora quando ci appare nelle segnalazioni un post Facebook di simile epoca con una “siccità nel Po” asseritamente del 1909.
Spoiler: non lo è.
Cosa sappiamo della presunta foto
Che sia una foto della “siccità del Po del 1909” sostanzialmente è un “famo a fidasse” della condivisione.
Il ponte ritratto è stato effettivamente ultimato nel 1908, e una casa d’aste considera la cartolina una “viaggiata del 1911”.
Non potendo datare la cartolina, è impossibile descrivere anche se la situazione sia legata o meno ad una siccità. Cosa in compenso del tutto spuria in quanto evento siccitoso o meno la foto non ha alcun legame col cambiamento climatico.
Perché una foto della “siccità nel Po del 1909” non nega il cambiamento climatico
Quello che vi sfugge è che la situazione in cui stiamo vivendo ora è progressiva e degenerativa.
Sostanzialmente dire che siccome c’era la siccità anche nel 1909 ed era un problema chi parla di cambiamento climatico equivale a dichiarare che è perfettamente inutile preoccuparsi delle calamità perché tanto “accadono”.
Ignorando una piccola cosa chiamata “frequenza”
Vi sfugge che secondo i dati forniti alla stampa da Paola Mercogliano, ricercatrice del Cmcc.
Il Mediterraneo fa ormai segnare 4 gradi in più rispetto al passato e negli ultimi dieci anni si contano cinque delle estati più calde di sempre da quando esistono le misurazioni. “Sono le nuove estati in Italia: ondate di calore che permangono per più tempo e in maniera più intensa, temperature elevate e caldo soprattutto nelle città. Se guardiamo ai dati raccolti nei decenni passati è facile rendersi conto che non è più una stranezza”, conferma
Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto ormai delle estati più calde da quando esistono le misurazioni, le ondate di calore si susseguono con sempre meno tregua e assistiamo ad una pseudotropicalizzazione del clima.
«Questi eventi continueranno a crescere di intensità e il mondo deve prepararsi ad affrontare ondate di calore più intense», ha dichiarato ai giornalisti a Ginevra John Nairn, consulente senior per il caldo estremo presso l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite.
«Uno dei fenomeni notevoli che abbiamo osservato è che il numero di ondate di calore simultanee nell’emisfero settentrionale è aumentato di sei volte dagli anni Ottanta. Questa tendenza non accenna a diminuire», ha osservato Nairn. «Temo quindi – ha aggiunto – che non siamo ancora fuori pericolo e che queste ondate avranno gravi ripercussioni sulla salute umana e sui mezzi di sussistenza.»
La differenza tra meteo avverso ed eventi climatici avversi è tutta qui: negli anni passati una siccità eccezionale faceva settimane di notizie perché era un evento eccezionale, un’alluvione nella Bassa era un evento abbastanza raro e sorprendente perché Giovannino Guareschi ci scrivesse su una serie di storie di Don Camillo descrivendola come la battaglia di resistenza del popolo di Brescello contro un evento imprevedibile e brutale.
Nel 2023 si passa in scioltezza da una siccità prolungata ad una tromba d’aria a Milano, dalla distruzione dei ghiacciai a catastrofiche alluvioni in una situazione in cui in pochi mesi si concentrano mesi ed anni di disastri.
Il futuro non migliorerà per niente, anzi
Secondo le analisi della NASA, siamo già nel pieno di un’emergenza climatica. Ma un’emergenza i cui effetti sono destinati ad aumentare nel tempo, senza regredire o anche solo rallentare se non con un intervento immediato.
In un clima pseudo-tropicalizzato tutto diventa più estremo: non c’è solo il problema della siccità, ma il passare da siccità in grado di danneggiare la risorsa idrica e distruggere l’economia (annientando turismo, agricoltura e coltivazione) a piogge torrenziali che anziché fornire sollievo provocheranno ulteriori danni all’ecosistema.
Usare “pseudo” non è un caso. Il clima che ci aspetta non è tropicalizzato in senso proprio, ma un clima estremo che ricorda la condizione dei tropici ma ad essa è sovrapponibile solo giornalisticamente.
Già nel 2018 era possibile osservare come se un’estate calda con temperature “tropicali” come il 2017 era probabile una volta ogni 135 anni negli anni ‘70, la probabilità dell’epoca era salita una volta ogni 8 anni.
Un clima pseudotropicale, ovvero estremo e nocivo rischia di diventare un compagno costante.
Quello che nel 1971 era un evento estremo e degno di nota, nel prossimo futuro diventerà una sequela di eventi estremi dai quali non c’è sosta.
Eventi che come abbiamo avuto modo di osservare bacchettando i negazionisti del clima, non si fermano certo a siccità e climi pseudotropicali.
Abbiamo un solo pianeta Terra
Nei tentativi di tirare la NASA per la giacchetta inventando improbabili giustificazioni astronomiche del tutto inconsistenti, i negazionisti del clima si sono basati su una serie di testi che spiegano il contrario.
Partendo da una versione semplificata per i meno curiosi se è normale che il clima muti nel lunghissimo periodo, è anormale che lo faccia nel breve, come sta accadendo ora.
Non è sostanzialmente normale perdere in mezzo secolo buona parte dei ghiacciai e trovarsi dinanzi a frane devastanti che distruggono gli stessi senza alcuna possibilità di riaverne.
La CO2 prodotta negli ultimi settanta anni è abnorme rispetto a quanto esaminato non solo nei secoli, ma anche nei millenni precedenti.
E proprio in questo secolo abbiamo assistito a fenomeni come l’erosione dei ghiacciai e tutto quello che ci ha portato alla tragedia della Marmolada e all’alluvione in Emilia Romagna.
La situazione attuale
Una intera sezione del portale dell’Agenzia Aereospaziale è dedicata infatti a ricordarci che le prove scientifiche del cambiamento climatico globale sono inequivocabili e tutte legate all’intervento umano dell’ultimo secolo.
E non parliamo del solo scioglimento dei ghiacciai: fenomeni come l’innalzarsi del livello degli oceani, la tropicalizzazione del clima, l’acidificazione degli oceani e le siccità incipienti sono tutti collegati.
E destinati a diminuire la qualità della vita umana a livello globale nei prossimi secoli, trascinandosi dietro migrazioni, carestie e instabilità sociali.
Come fecero notare gli analisti già nel 2022, con la prima diffusione di questa disinformazione, l’attuale andamento del clima è “a mazza di hockey”
Ovvero con una serie di saliscendi costanti in passato e una “grossa pala” nell’ultimo decennio che si impenna verso l’alto.
E non ci sono “ere glaciali, siccità temporanee” e altri feticci dei noclima che reggono: se non si interviene, tutto peggiorerà.
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