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Perché non ha senso paragonare le singole morti in assoluto

Ci segnalano una serie di post che commentano “in assoluto” il risarcimento del danno da morte di diverse persone: per quanto dal punto di vista emotivo ciò sia ammesso, non ha senso paragonare le singole morti in assoluto.

Perché non ha senso paragonare le singole morti in assoluto

Ogni processo è una storia a sé, sostanzialmente, ed ogni storia dipende da diversi fattori.

Perché non ha senso paragonare le singole morti in assoluto

Partiamo dal concetto di danno tanatologico, parolone in legalese assai classico che esprime il danno provocato dalla morte del congiunto ai sopravvissuti (“thanatos“, morte).

Scopo del risarcimento del danno tanatologico non è infatti risarcire il defunto della sua dipartita: non vi sono prove che l’oltretomba funzioni come il paradiso egizio o quello degli antichi imperatori cinesi dove è possibile portare con sé nella tomba il danaro e la ricchezza ottenuti in vita.

Lo scopo è risarcire i sopravvissuti, sovente in caso di lavoratori con figli a carico dipendenti dallo stipendio del defunto e della sua capacità di provvedere alle esigenze familiari e privati improvvisamente di una delle colonne della famiglia,

Esistono una lunga serie di parametri che vanno quindi tenuti d’occhio, che comprendono, semplificando

  • Rapporto di parentela con la vittima: più prossimo è il superstite e maggiore sarà il danno.
  • Età della vittima al momento del decesso: più giovane era il defunto e più alto sarà il danno calcolato.
  • Età del congiunto superstite: minore è l’età e maggiore sarà il danno.
  • Rapporto di Convivenza: il danno sarà tanto maggiore quanto più costante è stata la frequentazione.
  • Composizione del numero del nucleo familiare: più sono i congiunti dello stesso grado di parentela superstiti, tanto minore verrà considerato il danno patito.

Pare triste dirlo, ma contano diversi fattori: essendo il danno calcolato sul “vuoto” che il defunto lascia, la morte di un anziano comporterà un risarcimento minore di quella di un giovane, con ancora molto tempo da dedicare ai suoi cari e verosimilmente figli di età inferiore che non potranno dedicarsi a rendersi autonomi con la celerità di un figlio di maggiore età, se non già autonomi e quindi danneggiati emotivamente di sicuro, moralmente oltraggiati ma meno materialmente.

E anche quel danno emotivo e materiale sarà ovviamente calcolato in base al rapporto di convivenza, e così via.

Capirete come sia impossibile una stima a occhio: ci sono apposite tabelle per molti casi, ma è essenziale l’intervento del giudice.

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