Ci insegnano i libri di storia che se c’è una data di inizio per la Rivoluzione Francese, essa coincide col 5 maggio 1789, data dell’ultima convocazione degli Stati Generali. Ma ci insegnano anche che la data di inizio è la Presa della Bastiglia, il 14 luglio del 1789.
Non è un errore, in realtà forse non è tecnicamente l’una e l’altra, ma il 5 maggio è il momento in cui un cambiamento sottotraccia nella storia divenne parte della Storia e il 14 luglio fu la “scena madre”, il momento in cui fu chiaro al mondo che niente sarebbe stato più come prima e la Storia intera delle Democrazie Moderne si stava compiendo nel sangue.
Partiamo dall’Ancient Regime o Assolutismo Monarchico. Nella Francia pre-1789 il volere del Sovrano era assoluto. Investito per Potere Divino, egli era assolto (quindi dando alla parola “assoluto” il senso più letterale del termine) dall’obbedienza ad ogni legge umana e ulteriore precetto divino se non la sua stessa investitura.
Era il Re a trattare direttamente coi ministri, era lo stesso Sovrano a farsi collante e garante del Governo tutto in una società distinta in Clero, Nobiltà e “tutto quello che avanzava”, per gli amici il “Terzo Stato”.
La convergenza di un montante debito pubblico, ulteriormente aggravato dalla cattiva amministrazione dello Stato sotto Luigi XIV, XV e XVI, le spese per la partecipazione alla Guerra di Indipendenza Americana e l’ideale da quest’ultima proposto di uno Stato governato dai cittadini (o almeno, come vedremo e come abbiamo ricordato in passato, da una parte più cospicua rispetto alla nobiltà) furono una mistura esplosiva nella quale si innestarono una serie di malcontenti verso la politica economica francese e l’Assolutismo.
Fu un procedimento già attivo e vitale nel 1781, quando l’allora Ministro delle Finanze Jacques Necker, pubblicando il Compte Rendu, rapporto sulle finanze Francesi, provvide a “smascherare” i costi legati a Primo e Secondo Stato (ancorché non contemplando le spese straordinarie, come quelle legate allo sforzo bellico)
Esautorato, sarà richiamato nel biennio 1788-1789, giusto in tempo per la Rivoluzione e per partecipare al dibattito sulla presenza del Terzo Stato negli Stati Generali.
L’ultima volta che il Terzo Stato fu convocato nel 1614, si votava per Camera: ogni “Stato” aveva identico numero di rappresentanti ed esprimeva un singolo voto, col risultato che, come sempre era stato, Clero e Nobiltà avrebbero sempre messo in minoranza il Terzo Stato.
A questo giro diverse personalità tra cui lo stesso Necker, il marchese de La Fayette, il duca de La Rochefoucauld-Liancourt e i parlamentari Lepeletier de Saint-Fargeau e Hérault de Séchelles si spinsero a chiedere il raddoppio del numero dei rappresentanti del Terzo Stato e il voto per rappresentante e non per camera.
A suffragio universale censitario furono dunque eletti 270 nobili per il Secondo Stato, 291 sacerdoti per il Primo, tra cui diversi curati di campagna favorevoli alle esigenze del Terzo Stato e, nonostante nella volgata il Terzo Stato sia ritenuto essere composto da proletari e analfabeti, 578 medici, avvocati, finanzieri, proprietari terrieri e commercianti, agguerriti e versati nella conoscenza delle leggi.
Il 5 maggio furono quindi instaurati gli Stati Generali. Il 6 maggio già fu posta la questione del voto. Il 17 Giugno il Terzo Stato si proclama “Assemblea Nazionale”, vedendo rifiutate le richieste elettorali che li avrebbero portati, naturalmente, a diventare maggioranza.
Col Giuramento della Pallacorda del 20 Giugno, l’Assemblea (meno il deputato Joseph Martin-Dauch, più alcuni rappresentanti del clero povero unitisi in seguito) giura “di non separarsi mai e di riunirsi ovunque le circostanze l’avrebbero richiesto, fino a che non fosse stata stabilita e affermata su solide fondamenta una Costituzione per il regno francese”, in una sala sportiva (da cui il nome del Giuramento) usata in luogo delle sedi istituzionali rese inagibili per ordine del Re.
Il 12 luglio l’ennesima destituzione di Necker causa un enorme movimento popolare in cui tremila persone si raccolsero nei giardini del palazzo Reale e sfilarono in un corteo fittissimo che attraversò la città a mo’ di processione funebre, con bandiere, cappotti e cappelli neri e il busto di Necker coperto da un velo.
Tra il peggiorare costante della situazione economica francese, il montare della rivolta e la consapevolezza che ormai non era più possibile un punto di ritorno, si sparge la voce che all’Hôtel des Invalides erano stati ammassati 30mila fucili.
La folla si impossessa dei fucili e dei cannoni e si dirige verso la Bastiglia, fortezza militare invero di importanza tattica limitata, alla ricerca di polvere da sparo ed armi.
Un evento all’inizio ritenuto di minima importanza persino dai fedeli al Re divenne parte integrante della mitologia rivoluzionaria e valvola di sfogo di anni di tensioni, mesi di guerra e giorni di guerriglia.
Ancora una volta paradossalmente, un racconto della tensione di quei giorni viene dato da una fonte poco accademica ma entrata di diritto tra i testi letterari: il manga (fumett0) “Le Rose di Versailles” dell’autrice Riyoko Hikeda, noto agli amici come “Lady Oscar”, nel quale la figura di Lady Oscar si sovrappone per osmosi letteraria a Pierre-Augustin Hulin, valoroso conquistatore della Bastiglia, interpretandone le azioni (quasi) pedissequamente nella prima parte del conflitto e cedendogli simbolicamente il suo vero ruolo nella storia solo nel finale mentre lei, per finzione letteraria, soccombe nei primi momenti della Presa col fisico minato dalla tubercolosi.
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