Uno dei miti più persistenti di ogni singola estate in un paese di mare, specie a fronte di avvistamenti di meduse, è che urinare sulle punture di medusa sia un ottimo metodo per far passare l’irritazione, anzi l’unico metodo possibile.
Non solo si tratta di un falso, non solo si tratta di una leggenda metropolitana, ma una alquanto dannosa, per quanto così divertente (ma non per chi la subisce) da garantirsi un posto nella sitcom “Friends” come scusa per per mostrare Chandler e Monica (interpretati da Courtney Cox e Mattew Perry) intenti in una surreale discussione sul fatto che una donna possa considerare o meno come partner romantico uno che le ha urinato ripetutamente addosso.
Il tentacolo della medusa è ricoperto infatti di particolari strutture chiamate nematocisti.
I nematocisti, Wikimedia Commons
Nel momento in cui il tentacolo della medusa ti flagella, alla stimolazione del cnidociglio corrisponde l’attivazione del nematocista, che libera dei filamenti che pungono la pelle iniettando la sostanza irritante.
Il cnidociglio può essere attivato da diversi fattori, tra i quali quello chimico. Il che comporta che versare acqua dolce o urina su una ferita dove vi sono ancora parti di tentacolo e nematocisti comporta che quelli ancora presenti si attiveranno pungendo di nuovo.
L’idea alla base del mito dell’urina sulle punture di medusa è un caso di analfabetismo funzionale prima che il concetto andasse di moda, il tentativo ignorante di combinare diverse nozioni basilari ignorando il loro funzionamento.
Sappiamo tutti che, solitamente, l’ammoniaca è “una roba chimica” quindi “fa reazione e lava via le sostanze chimiche”, che l’acqua tiepida “fa stare bene” e che il corpo umano produce naturalmente una roba tiepida e piena di ammoniaca e quindi “è tutta natura”.
Quindi con la grazia del tale che beve piscio convinto che sia tutta salute, ci convinciamo che il modo migliore per salvarsi dalle punture di medusa sia tirare fuori il necessario (l’uomo parte in “vantaggio” per la capacità di mirare) e urinarci addosso.
In realtà l’urina è in buona parte acqua dolce, e l’acqua dolce attiva i nematocisti.
Quindi sciacquare la puntura con abbondante urina significa attivare i nematocisti rimasti e stimolare una nuova scarica di tossine, aumentando il dolore.
La cosa più immediata è lavare la lesione con acqua salata, assai gentilmente, evitando di premere e sfregare per causare graffi, escoriazioni e stimolare i nematocisti.
Ispezionando la lesione, bisogna verificare se sono rimaste “spine” infilate nella pelle, ed in caso affermativo usare una pinzetta o strofinare con cautela usando una carta di credito per cercare di estrarle.
Avendo a disposizione più elementi, si possono avere cure di primo soccorso più adeguate:
Esiste una cifra comune avrete notato: evitare assolutamente acqua dolce e urina, preparando eventualmente dell’aceto per tutti i casi tranne quello della Caravella Portoghese.
In assenza di aceto, dell’alcol isopropilico, contenuto ad esempio nelle salviette disinfettanti o venduto come tale, potrà essere usato dopo che la ferita è stata pulita, e sempre dopo essersi assicurati che non vi siano più frammenti di tentacolo ci si potrà concedere il beneficio di un bagno caldo per lenire il dolore, ma mai prima, e ovviamente se si tratta di bambini evitando di scottarli.
Un medico potrà suggerire delle pomate al cortisone o lenitive per placare il fastidio, che dovrebbe comunque andar via. Ove non lo facesse, o ove insorgessero sintomi riconducibili a forme allergiche bisognerà ricorrere immediatamente e senza indugio a cure mediche.
Ovviamente senza urinare addosso a nessuno.
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