L’incremento dei ricoveri COVID anche tra i più piccoli, e intendiamo i pazienti in età pediatrica era purtroppo prevedibile.
Non ci importa, francamente, che i novax possano aversene a male per questa triste verità, che spariglia il loro tentativo di mandare in tendenza l’hashtag #giulemanidaibambini, traduzione amatoriale e venuta male dell’urlo QAnon #savethechildren.
Se il modo migliore per mandare in vacca un argomento serio è urlare con fare stentoreo che bisogna difendere i bambini, le evidenze scientifiche dimostrano che l’unico modo per difenderli i bambini è avere presto cure e vaccini adatti a loro.
“Premesso che la situazione cambia di giorno in giorno, in questo momento al Bambino Gesù i reparti solo Covid di entrambe le sedi (Gianicolo e Palidoro) sono occupati, ma ancora recettivi. Purtroppo i casi gravi fra i bambini ci sono. Riguardano in particolare quelli con patologie secondarie, ma ci è capitato di vedere anche bimbi descritti come perfettamente sani finire in ospedale”.
Ci ricorda per Adnkronos Salute Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) e dirigente medico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Che continua
“L’incremento dei ricoveri – puntualizza Bozzola all’Adnkronos – è una situazione che ci aspettiamo anche fra i più piccoli. Perché se l’83% della popolazione sopra i 12 anni è completamente vaccinata ed è protetta, ha cioè uno scudo con cui si può difendere dall’infezione e soprattutto dalle forme più gravi e severe, i più piccoli no. E l’incremento dei casi in queste fasce non protette si era già messo evidenza a luglio e agosto scorso, quando il 25% dei nuovi contagi era già negli under 18. Da qui la decisione della Sip di associarsi all’appello di rendere disponibile in tempi più brevi possibile il vaccino Covid anche sotto i 12 anni”
Abbiamo quindi, nella costruzione di una pandemia dei vaccinati (che abbattono i fattori di rischio di un’ordine di grandezza, dal contagio agli effetti severi) e una dei non vaccinati (più a rischio di manifestazioni severe della malattia) i minori scivolare verso la pandemia dei non vaccinati.
Sappiamo certo, e lo conferma anche la dottoressa, che solitamente i bambini contraggono forme meno severe. Solitamente.
Ma letteralmente, lasciarli infettare nell’illusione che rischiare il COVID sia “meglio del vaccino” è come lasciarli giocare alla Roulette Russa con una sei colpi col singolo colpo in canna perché comunque anche uscendo di casa potrebbero essere investiti da un camion.
Sostanzialmente, è vero che COVID danneggia i soggetti fragili, ma spesso non hai modo di capire chi sia fragile prima che venga colpito.
E come molte malattie con una forte sintomatologia, il rischio di postumi a medio e lungo termine tali da danneggiare la qualità della vita è sempre presente, e quei postumi vengono chiamati “Long COVID”.
Infatti del Long COVID abbiamo già parlato.
E dai tempi di Pollyanna ad oggi, non c’è niente di più triste di un bambino che vede la sua qualità della vita ridotta dai postumi di una malattia già grave, ma che poteva essere prevenuta.
Il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Rozzano, auspicando le vaccinazioni pediatriche per Natale, ricorda che negli USA il 25% dei nuovi casi è in età pediatrica, e le complicazioni, sia pur più rare, sono presenti anche in loro.
“C’è una malattia nuova che colpisce raramente i bambini, si chiama Mis-C (sindrome infiammatoria multisistemica, ndr), ma è un quadro grave. E poi c’è il long covid; la stima che giudico più affidabile è che colpisce 1 bambino su 7 colpiti dal covid, a 15 settimane dalla guarigione”, dice Mantovani. “Il long covid sono le conseguenze a lungo termine, non è chiaro il confine di questo mondo: problemi polmonari, cardiovascolari, renali. Non sembrano legati alla gravità della malattia che si è avuta. Pensiamo si possa prevenire con il vaccino. Nessun vaccino ha dato problemi a lungo termine, non ci sono motivi”, afferma.
L’incremento dei ricoveri COVID anche tra i più piccoli è qualcosa che può essere combattuto solo con la prevenzione, non con gli slogan.
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