Patrick Zaki liberato (ma non assolto): è pur sempre una notizia migliore di quella a cui siamo abituati da ormai troppo tempo.
Patrick Zaki è oggetto di una lunga controversia della quale ci siamo occupati a febbraio.
Studente, giovane, ventotto anni. Laureando in Studi di Genere a Bologna, giovanissimo avvocato in Egitto, si è trovato ad esercitare in un contesto dove l’indipendenza stessa delle professioni legali viene spesso messa a rischio.
E si è trovato accusato di “propaganda sovversiva” durante una vacanza in Egitto.
Come dicemmo all’epoca, il sistema processuale Egiziano consente di rinnovare in determinati casi (come quelli per cui è accusato Zaki) la carcerazione preventiva praticamente all’infinito.
Senza un vero e proprio processo a stabilirne le colpe, Zaki si è trovato “preventivamente” imprigionato a ondate di 45 giorni a volta dal febbraio del 2020.
In condizioni definite più volte come snervanti dal punto di vista psicologico e fisico.
Comprenderete come la liberazione dalla prigionia, anche se non dalle accuse sia già una buona notizia.
Ancora non si sa esattamente il giorno del rilascio, che potrebbe essere oggi o successivo, ma il legale di Patrick Zaki annuncia che è stata disposta la sua liberazione.
Condizionata naturalmente: sia pur in assenza di obbligo di firma dovrà nuovamente presentarsi in giudizio a Febbraio 2022, a due anni dalla formulazine di un capo di accusa per il quale Patrick Zaki non è stato mai formalmente processato.
«Un enorme sospiro di sollievo perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi ad un provvedimento di assoluzione». Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, commenta all’Ansa la notizia della scarcerazione.
Evidente la soddisfazione dei parenti del giovane avvocato e attivista, come anche delle massime autorità civili della nazione.
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