Quello della sposa cadavere esposta in una vetrina a Chihuahua, in Messico, è una storia che affascina il mondo dagli anni ’30 del Novecento. La Pascualita, questo il nome, era la figlia di Pascuala Esparza Perales de Perez, proprietaria della boutique per abiti da sposa La Popular.
Nel 1930 Pascualita morì proprio nel giorno del suo matrimonio, uccisa dal morso di una vedova nera. Il 25 marzo 1930 nella vetrina della boutique della madre Pascuala comparve un manichino con abiti da sposa. I dettagli notati dai curiosi e dai passanti scatenarono le prime teorie agghiaccianti: quel manichino era troppo perfetto per essere finto.
Una storia certamente suggestiva, quella di Pascualita. Come detto in apertura, nel 1930 la figlia di Pascuala Esparza, proprietaria della boutique La Popular a Chihuahua (Messico) morì nel giorno del suo matrimonio a causa del morso di una vedova nera.
La Esparza cadde in una comprensibile disperazione. Brevemente, la storia di Pascualita iniziò proprio in quel 25 marzo 1930, quando un manichino con l’abito da sposa della collezione primavera-estate fece la sua comparsa nella vetrina della boutique di Calle Guadalupe Victoria 803.
Clienti e passanti notarono alcuni dettagli inquietanti: il manichino era troppo realistico, lo sguardo sembrava “vivo”, l’installazione era comparsa proprio in corrispondenza della morte della figlia della proprietaria. E se Pascuala Esparza avesse imbalsamato la figlia e l’avesse esposta per renderla immortale? Ciò che si racconta è che il manichino – ancora esposto nella vetrina de La Popular – viene periodicamente svestito e rivestito con le serrande rigorosamente chiuse. A tal proposito nel 2014 il sito Ripleys ha raccolto la testimonianza di Sonia Burciaga, presunta commessa della boutique, che ha riferito:
Ogni volta che mi avvicino a Pascualita, le mie mani iniziano a sudare. Le sue mani sono molto realistiche e ha persino vene varicose sulle gambe. Credo che sia una persona reale.
Siamo dunque di fronte a un vero caso di sposa cadavere? Per questa storia da sempre la vetrina della boutique La Popular è un luogo di interesse per turisti e curiosi. Come detto in apertura, questa storia è certamente suggestiva ma dobbiamo aggiungere che è priva di qualsiasi fondamento.
Per raccontare questa storia si sono impegnati tanti YouTuber, blogger, content creator e siti anche italiani, ma gli approfondimenti sono disponibili in un numero oltremodo esiguo.
Meritevole è il lavoro di Ettore Navarro di Factshology, che in questo articolo ha rimesso insieme un po’ di elementi del puzzle. Partendo dal principio, una Pascuala Esparza Perales de Perez è esistita veramente. Della presunta madre di Pascualita si conosce la data di morte, 1967, ma non è ben chiara la data di nascita che viene individuata verso la fine del 1800.
Tuttavia Navarro indica come fonte del suo lavoro il testo Recordando Nuestra Gente: Ritual Memorialization Along the Camino Real de Tierra Adentro, firmato da Theresa Cordova per l’università del New Mexico. Il testo è consultabile online, in lingua inglese, a questo indirizzo.
Da pagina 31 a pagina 35 del documento della Cordova leggiamo diversi spunti che concordano nel fatto che quella della sposa cadavere Pascualita sia nient’altro che una leggenda metropolitana. Il primo testo – scrive Cordova – pubblicato sulla storia di Chonita (altro nome attribuito alla sposa cadavere) è ¿Leyenda o Realidad? di Jorge Luis González-Piñón, nel quale l’autore scrive: “È una bellissima leggenda che tuttavia ha scarsa attinenza con la realtà”. Lo stesso autore sostiene che non esiste alcuna documentazione a supporto di questa storia, parere condiviso anche dallo storico Rubén Beltrán Acosta che parla di “pure menzogne”.
Va detto che se la Esparza fosse morta nel 1967 – supponiamo all’età di 70 anni – il fatto che avesse una figlia morta nel 1930 risulta plausibile. Tuttavia Navarro sottolinea che non esistono tracce di una figlia della Esparza, piuttosto ebbe due figli maschi di cui nessuno morì nel 1930. Per evidenziare le basi deboli sulle quali si fonda tutta questa storia, la Cordova a pagina 34 interroga la proprietaria di un esercizio commerciale che si trova nei pressi de La Popular, la quale dice: “Non sono sicura se Pascqualita fosse la figlia o la nipote di Pascuala”.
Un altro tentativo – scrive Navarro – è stato fatto in funzione della fede cattolica di Pascuala Esparza, dunque presso i registri ecclesiastici di Chihuahua. Anche in questo caso chiunque si è ritrovato in un vicolo cieco.
Se facciamo focus sul dettaglio più macabro e “turistico” (leggasi creepy) di questa storia, Pascualita sarebbe dunque stata imbalsamata dalla madre Pascuala per poi diventare un manichino per la boutique. Come Museum Of Hoaxes sottolineava nel 2005, è impossibile che un cadavere imbalsamato resista al sole del Messico filtrate dal vetro, all’ambiente, al tempo e all’esposizione continua senza una temperatura controllata e senza altri sistemi di conservazione.
Nei fatti, Pascualita esiste come manichino, certamente antico e dai dettagli curati a regola d’arte. Nient’altro.
La boutique è visibile su Google Street View, ma nella versione 2021 la Pascualita non compare in vetrina come accade nel 2019 e nel 2014. In una istantanea del 2009, invece, la vediamo nella sua vetrina con alcuni passanti intenti ad ammirarla. Tutto il resto, come oggi arrivano a concludere i ben pochi che hanno cercato di approfondire la storia della sposa cadavere Pascualita, è un’abile strategia di marketing.
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