Parassiti nelle mascherine, ci segnalate nuovamente in posta, come segnalate ai colleghi di Facta.
Una nuova insorgenza di una bufala che avevamo già trattato in lingua rumena, temendo una traduzione che infatti, puntuale come la morte, le tasse e l’istinto umano nel diffondere fake news è giunta.
Questa volta arriva in versione Italiana. Una voce ripete l’esperimento che abbiamo già dimostrato essere fallace, aggiungendo una presunta spiegazione.
Nell’interpretazione italiana apparsa su TikTok, la voce narrante precisa che il vapore dovrebbe “simulare il respiro” ed estrae con una pinzetta una fibra che si muove.
Nel video si chiede di fare riferimento a dei video precedenti, e vengono usati alcuni hashtag tra cui #esperimento e #morgellons.
Il video precedente ripete quanto abbiamo visto nella versione rumena, con qualche aggiunta ancora più curiosa.
Lo sperimentatore getta in ammollo due mascherine nell’acqua bollente con cloro e sapone, dichiarando che rimestandole con un cucchiaio di legno ne esce dello sporco.
Inoltre, poggia delle mascherine intorno al vapore, esattamente come nella variante rumena, stupendosi delle fibre in movimento.
Premessa: è ovvio che partendo da premesse errate, il risultato non possa che essere erroneo.
Nell’esperimento il “vapore di cottura” dovrebbe simulare il respiro.
Perché ovviamente un essere umano emette vapori a 100 gradi.
Possiamo escludere che Mei Terumi, quinto Mizukage del Villaggio della Nebbia nell’anime Naruto, possa aver mai bisogno di una mascherina FFP2 o chirurgica o che, indossandola, si diletti nell’Arte Ninja dell’Ebollizione (che nella serie le consente di emettere vapore caldo dalla bocca e aumentarne a piacimento la temperatura) senza levarsi la mascherina prima
Inoltre, gettare delle mascherine in una pentola piena di cloro e sapone per rimestarle con un cucchiaio da sugo non è il modo migliore per valutare il loro igiene.
Non sappiamo dove sono state poggiate quelle mascherine prima, non sappiamo se il cucchiaio del sugo è sterile (ma quale sugo lo è), non sappiamo se i colori dell’acqua sono dovuti all’essere acqua di rubinetto (spesso inadatta alla cucina ed all’alimentazione proprio a causa delle impurità nelle tubature) addizionata con saponi da piatti e cloro.
Non abbiamo alcun elemento che possa definire tale esperimento “scientifico”, e per di più sappiamo per certo che i presunti “morgellons” citati nella didascalia del secondo video della coppia non esistono.
Il mistero è anche in questo caso di pronta risoluzione.
Le mascherine chirurgiche attuali sono fatte di polipropilene, un polimero termoplastico, ovvero che viene lavorato ad alte temperature.
Diciamo attuali perché nel secolo passato hanno raggiunto la loro forma attuale: agli inizi del secolo passato si usavano numerosi strati di cotone (rendendole simili alle “mascherine di comunità” o “compassionevoli” che usavamo quando al principio della pandemia la scarsità delle mascherine in vendita suggeriva di prioritizzare la fornitura a medici e forze dell’ordine).
In seguito si sono usate fibre tratte dalla lana di vetro: solo col crescere delle competenze tecniche siamo arrivati alla forma attuale, tessuto sintetico e anallergico in polipropilene.
Ovviamente, il Polipropilene viene lavorato ad alte temperature, e, sottoposto nuovamente ad alte temperature perde parte delle sue proprietà.
Le fibre si deformano, quindi si “muovono” se gettate nell’acqua bollente o esposte in modo prolungato a getti di vapore ustionante. Alcune fibre si “scuriscono” per effetto della grande temperatura, eventuali impurità presenti nell’aria e depositate nel momento in cui la mascherina è stata manipolata per l’esperimento vengono esposte, la mascherina si deforma e perde le sue caratteristiche.
Questo è del tutto normale: il polipropilene non resiste alle alte temperature.
Inoltre, ovviamente anche raccogliendo un pelucco presente normalmente anche nell’ambiente più pulito, e sottoponendolo ad una colonna di vapore, esso danzerà nell’aria.
Tale esperimento riporta in vita nel mondo del complotto uno dei complotti vintage più antichi: la sindrome di Morgellons.
La teoria, definita dalla scienza medica un caso di “parassitosi allucinatoria” secondo cui non meglio precisate “fibre chimiche”, che alcune diramazioni della teoria vogliono prodotte dalle scie chimiche e altre vorrebbero essere nanomacchine o insetti misteriosi, si depositerebbero nelle ferite ed altre lesioni riscontrate in determinati soggetti.
Questa teoria in passato suscitò anche una serie di comportamenti autolesionisti, come ustionarsi volontariamente il cavo orale con beveroni di acqua ossigenata e vino rosso per poi “sputare morgelloni freschi” dalla bocca.
Il focus si è semplicemente spostato dalle scie chimiche alle mascherine.
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