Pagina Televideo: “Zoom, migliaia di registrazioni sul web”
I nostri lettori ci segnalano l’immagine di una pagina Televideo in cui viene riportato un articolo della sezione Ultim’Ora dal titolo: “Zoom, migliaia di registrazioni sul web“.
Migliaia di video conferenze Zoom sono state esposte on line. Lo scrive il Washington Post spiegando che le video chiamate sono state registrate da un software di Zoom e poi salvate su applicazioni diverse senza password e sono dunque scaricabili sul web. Il WP ha trovato video chiamate scolastiche, sedute terapeutiche, riunioni d’affari. Zoom ha detto al quotidiano Usa di “offrire modalità sicure per salvare le registrazioni” sollecitando cautela da parte di chi ospita le conferenze e decide di salvarle.
I nostri lettori, giustamente, hanno dubitato della notizia alla luce delle tante bufale esplose dopo i primi contagi da Coronavirus in Italia. Tali bufale, infatti, si presentavano proprio come pagine fake del Televideo create con un’app. A questo giro, però, abbiamo un reale riscontro.
Prima di tutto la pagina Televideo esiste e la troviamo a questo indirizzo (osservate il riquadro al centro sulla destra). In secondo luogo esiste anche l’inchiesta condotta dal Washington Post di cui il Televideo fa menzione, e la troviamo a questo indirizzo pubblicata il 3 aprile 2020. Ne hanno parlato anche Sputnik e Metropolitan Magazine.
Che è successo? Il Washington Post specifica che l’azienda Zoom è stata avvertita prima della pubblicazione dell’inchiesta. In sostanza il quotidiano americano ha rivelato che alcuni video di vario tipo (lezioni online, conferenze, videochiamate ma anche filmati che ritraevano persone in intimità) sono stati pubblicati sul web, e la redazione ha raggiunto almeno 5 persone totalmente ignare di trovarsi su Internet.
L’azienda Zoom, in una nota pubblicata l’1 aprile, ha ricordato che la registrazione delle videochiamate non è predefinita, dunque gli utenti registrano intenzionalmente la videochiamata. Gli altri utenti che partecipano al meeting, in ogni caso, vengono notificati quando parte una registrazione. Alcuni di questi video, compresa una video-lezione per una scuola elementare, sono comparsi su YouTube e Vimeo.
Washington Post, attraverso alcuni ricercatori, fa notare che chi ha progettato il servizio avrebbe bypassato alcuni dispositivi di sicurezza per la privacy e per questo 19 deputati il giorno 3 hanno inviato una lettera (la troviamo qui) all’azienda per chiedere maggiore sicurezza e protezione dei dati.
Ora l’azienda ha promesso che nei prossimi 90 giorni si impegnerà per ottimizzare il servizio. Parliamo di notizia vera in quanto esistono sia la pagina Televideo segnalata dai nostri lettori sia l’inchiesta del Washington Post menzionata da Televideo. Da quel che è emerso sarebbero interessati solamente alcuni utenti statunitensi. In ogni caso l’azienda ha risposto che si impegnerà ad ottimizzare il servizio.
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