Una svolta storica quella che possiamo prendere in esame oggi 24 febbraio per quanto riguarda il modo di utilizzare i gruppi WhatsApp, soprattutto per chi da sempre si è sentito libero di offendere chiunque senza che ci fossero reali conseguenze da un punto di vista penale. Da questo momento la storia cambia, non solo per un aggiornamento dell’applicazione in arrivo, con cui potremo far parte di un gruppo solo se accetteremo l’invito dell’amministratore (ne abbiamo parlato qualche giorno fa), ma anche sotto un punto di vista assai delicato.
Tutto nasce da una recente pronuncia da parte della Cassazione, in merito ad una sentenza della quinta sezione penale, con cui un ragazzino è stato prosciolto dal gup di Bari dopo aver offeso una sua coetanea in gruppi WhatsApp condivisi. La decisione è andata in questa direzione solo per l’età dell’imputato, al momento del fatto inferiore ai 14 anni. Diversamente non si sarebbe trattata di semplice ingiuria, ma di vera e propria diffamazione. E questo indipendentemente dal fatto che la destinataria delle offese fosse presente nella medesima chat.
Un caso che crea un importante precedente, perché da oggi le offese nei gruppi WhatsApp potranno far capo a quanto vi stiamo riportando in questo frangente, come confermato anche da La Stampa. Prendendo spunto da questa sentenza, siamo ora consapevoli che in futuro si darà maggiore importanza al fatto che il messaggio possa essere diretto ad una cerchia di fruitori, al netto dell’eventualità che possano venirne a conoscenza secondo tempistiche differenti.
In questo modo, le offese nei gruppi WhatsApp si collocano in quella che viene definita “dimensione ben più ampia di quella interpersonale tra offensore e offeso“. Staremo a vedere se si darà seguito ad un approccio di questo tipo nei tribunali, ma di sicuro quanto riportato oggi rappresenta in tutto e per tutto una svolta storia per le chat multi-utente.
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