Ci segnalano i nostri contatti una nota del MISE, e le reazioni che sta suscitando, dal titolo Operativo il Fondo da 50 milioni di euro per le radiotelevisioni locali.
La nota esiste: non ci piove. C’è, è vera. Oggettivamente parlando, non spetta certo a noi prendere posizione su qualsiasi nota, provvedimento o idea di questo Governo.
Noi non lo facciamo, voi non lo fate da noi: ci sono mille posti dove farlo. Esprimiamo però un respiro di sollievo per quel “radiotelevisioni locali”.
Perché le radiotelevisioni locali le conosciamo. Non viviamo un rapporto antagonistico con loro, anzi.
Abbiamo detto più volte che ci sono alcuni modi per contrastare l’Infodemia che per noi funzionano assai meglio di altri. L’antagonismo rabbioso non paga. Si scende al livello del disinformatore e basta.
Una voce unica non basta. Poche voci non bastano. L’Informazione è pluralismo, non è un muro ma un ponte.
Quante volte abbiamo avuto bisogno di informazioni e le redazioni di giornali locali ci sono venute in soccorso?
I giornali ed i telegiornali locali, spesso con risorse modeste rispetto alle testate nazionali (anche solo per ragioni numeriche) hanno enormi vantaggi.
Sono radicate sul territorio, celeri nel raggiungere luoghi remoti, dare voci più forti alle voci flebili di piccole comunità che rischiano di essere emarginate e isolate nel mare magno della Rete.
E grazie alle potenzialità dei nuovi media, ci portano quelle voci e quelle storie. Sappiamo noi Fact Checker che se si diffonde una voce, una “fake news”, una chiacchiera in una piccola comunità, sarà una piccola rivista che ci aiuterà a far chiarezza.
Sarà un un inviato locale che raccoglierà le informazioni che una redazione locale elaborerà e che condividerà con noi.
E si sa, la crisi economica colpisce i piccoli prima che i grandi.
È facile dire che siamo tutti chiamati al contrasto dell’Infodemia, e le radiotelevisioni locali cercano come noi di assolvere a questo compito con la schiena dritta.
Ma se un’emittente nazionale, se non altro per questioni numeriche, vive il disagio economico ma riesce ad andare avanti, quante piccole realtà rischiano di essere travolte?
E quando una radiotelevisione locale chiude i battenti, non perdiamo tutti? Perde chi vive in quella collettività, che viene privato di un servizio quasi artigianale, “cucito su misura” per loro. Perdiamo noi fact checker, perché nella nostra “stanza dei monitor”, dove possiamo vedere grazie alla Rete ed alle redazioni gentili che accettano di conferire per noi, un brutto giorno un monitor si spegne per non riaccendersi mai più. Perdete voi tutti, perché nessuno, non noi, né le emittenti nazionali, potranno riaccendere quel monitor e portarvi quella voce.
50 milioni di euro per le radiotelevisioni locali sembrano pochi rispetto a maggiori esborsi, troppi per chi magari ritiene che l’informazione non valga neppure questo poco, ma divisi per le piccole emittenti locali sono un bicchiere d’acqua per un assetato.
“Con questo provvedimento viene riconosciuto il contributo fondamentale delle emittenti radiotelevisive locali come importante presidio di informazione durante l’emergenza sanitaria”, dichiara il Sottosegretario Mirella Liuzzi. “Una misura, a cui abbiamo lavorato insieme al Ministro Patuanelli, per definire uno strumento di supporto per le radio e tv locali e allo stesso tempo garantire ai cittadini un contributo informativo costante sulle misure principali adottate dal Governo”.
Riporta la nota di lancio del provvedimento.
E tra i mille esborsi di cui sentiamo, siamo contenti che qualcosa vada ai nostri amici, fratelli ed alleati nella lotta all’infodemia.
Foto: Master video control room of KNXT television station, credits to Raulv01
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