Ok all’estradizione di Assange: per il reporter dietro Wikileaks il rischio è elevatissimo. Parliamo di 175 di reclusione, quasi due secoli.
Delle vidende giudiziarie di Assange abbiamo parlato in un precedente articolo, quando a dicembre si parlava dell’estradizione.
Estradizione che, come dicemmo all’epoca, non è tanto una pronuncia sul merito quanto su questioni giudiziarie. Da un lato, i difensori di Assange lamentarono un rischio per la salute del reporter in caso di estradizione, legato ai suoi problemi di salute tra cui una grave forma di depressione.
Dall’altro lato, gli USA garantirono che, nonostante una reclusione che di fatto potrebbe diventare una condanna a vita, non ci sarebbe stato tale rischio.
Ma l’esito fatale purtroppo si avvicina con l’ok all’estradizione di Assange. Come ricorda il Corriere della Sera, salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale (ritenuto scontato) al trasferimento dell’attivista australiano negli Stati Uniti, dove rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. Il placet della ministra è previsto entro un termine massimo di 28 giorni.
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