Ci sono stati nuovi problemi per la sonda Voyager 1, nonostante recentemente abbia ricevuto un aggiornamento del software di sistema proprio dovuto alla necessità di estendere la sua vita operativa.
Ma piove sempre sul bagnato, e nonostante in modo un po’ improprio la stampa nostrana riporta la bizzarra vicenda con un asfittico “la sonda dà i numeri” il problema è più profondo.
L’ultimo aggiornamento di Voyager 1 risolveva due problemi critici: nel primo il computer che si occupava del controllo d’assetto scriveva i comandi in memoria anziché eseguirli, portando così a continuare a funzionare regolarmente dopo la risoluzione del problema, ma generando dati di telemetria corrotti e illeggibili.
Il secondo “problema” in realtà era solo “future proofing”, ovvero “manutenzione in vista del futuro”, un aggiornamento del firmware per ritardare l’accensione dei propulsori, ottenendo quindi movimenti leggermente meno precisi ma conservando più a lungo la salute dei propulsori.
Ma nonostante Voyager 1 ora funzioni muovendosi in modo più impreciso, in modalità di conservazione dell’energia e del combustibile per ritardare il momento della pensione, un nuovo problema rende impossibile ricevere dati da essa.
Il sistema di controllo di navigazione (FDS, Flight Data System) riceve regolarmente dati dalla Terra, ma non può interfacciarsi con il sistema di Telemetria (TMU), che dovrebbe rimandare indietro i dati raccolti dalla sonda e provenienti dall’FDS.
Il risultato? TMU restituisce lo stesso codice binario in loop, esattamente come un computer andato “in blocco” restituisce invariabilmente lo stesso errore ancora ed ancora.
Il problema sembra essere nel FDS, che però continua a malfunzionare anche dopo il riavvio.
Contando che ogni comando ci mette circa 22,5 ore per arrivare al FDS ed ogni comunicazione di rientro lo stesso tempo per arrivare sulla Terra, i tecnici confermano che ci vorranno diverse settimane per sbloccare Voyager.
Resta questo, o chiedere a V’ger, la “Voyager 6” del film Star Trek (1979) diventata senziente dopo l’incontro con non meglio determinate “macchine viventi”.
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