È arrivata la nuova bozza del piano sicurezza nucleare, e cominciano già le illazioni e le interpretazioni fai da te.
Esattamente come per la triste saga delle linee guida per le terapie contro COVID cominciano le interpretazioni ardite e personali. Nonché pericolose.
Il copione è sempre lo stesso: derisione delle informazioni più utile, libera interpretazione delle altre, folle corsa all’accaparramento di farmaci inutili se non dannosi, che tolgono a chi ne avrebbe bisogno la necessità di curarsi.
Si conferma che la disinformazione ha sempre la stessa matrice di complottismo, “noncielodikeno” e sospetto stolto. Quello per cui, a prescindere, le autorità hanno sempre torto e la Zia Pinuccia col Cellulare a Libretto e i suoi nipoti videodipendenti Banana33 e Fragolina92 hanno sempre ragione.
Ma andiamo con ordine.
Il nuovo piano nucleare ha una bozza di 208 pagine.
Solo per brevità si può riassumere gli adempimenti previsti per il cittadino in caso di conflitto in tre fasi. Tre fasi caratterizzate delle azioni da compiere direttamente, tenuto presente le 208 pagine di preparazione e adempimenti a carico del governo.
Nel caso ci fosse esplosione entro i 200 Km dal confine scatterebbero le prime precauzioni.
Naturalmente, il riparo. Non avendo tutti a disposizione un bunker, si consiglia chiudersi in casa con porte e finestre chiuse, evitando i sistemi di ventilazione (che annullerebbero il benfatto portando materiale radioattivo nelle case).
Il che non significa affatto semplice attesa, ma è il primo gradino di un insieme di misure.
Che prevedono la somministrazione a carico del sistema sanitario nazionale della Iodoprofilassi per i soggetti fragili (ragazzi, under 40, donne incinte e in allattamento).
Molto importante: i farmaci usati per la iodoprofilassi non sono gli integratori reperibili in farmacia. Ne abbiamo già parlato. Sono prodotti particolari studiati per questa opportunità.
Il fai-da-te significa sostanzialmente condannare chi ha bisogno di medicine per disfunzioni della tiroide ad ammalarsi e soffrirne e causarsi gravi danni alla salute, dalla diarrea fino alle disfunzioni tiroidee a vostra volta.
Nonché il blocco del traffico, per evitare ulteriori scenari distruttivi.
In questo scatteranno controlli indiretti sul comparto agroalimentare e zootecnico. I più anziani tra voi ricorderanno come nel post-Chernobyl per un certo periodo latticini, verdure e “prodotti dell’orto” furono controllati e le importazioni dai terreni più vicini a Pripyat limitate e verificate.
Accadrebbe lo stesso.
In questo caso, ci si attiverebbe per il rientro degli italiani all’estero e per i controlli. Nonché il controllo della produzione estera.
Va detto che le precitate fasi sono “cumulative”: anche in caso di fase uno, sostanzialmente, richiameremmo i cittani all’estero e controlleremmo il reparto zootecnico.
Va anche precisato ulteriormente per i meno accorti che salvo estensioni dell’“Operazione Speciale” (aka “Guerra in Russo”) di Putin alla Slovenia, alla Svizzera e alla Francia, non entreremmo praticamente mai in Fase Uno, dato che solo in quelle tre zone ci sono impianti a meno di 200 Km.
La bozza definisce e ridefinisce un rigido sistema di sorveglianza messo in capo a Protezione Civile, Dipartimento per la Sicurezza Nucleare e Vigili del Fuoco, nonché sistemi di allerta su tutto il sistema agroalimentare e rapporti bilaterali coi citati paesi con centrali nucleari a meno di 200 Km dal confine.
Sono inoltre previste la creazione di un’unità di crisi e la gestione delle fasi di preallarme, allarme e gestione.
Sostanzialmente, possiamo escludere che la nuova bozza del piano sicurezza nucleare preveda l’immobilismo o sia inadeguata alla gestione di un eventuale disastro.
Salvo invasione russa al confine Sloveno, lo scenario più plausibile è lo scenario di “minimo” allarme tra i tre.
In ogni caso, il “fai-da-te” medico è doppiamente sconsigliato. Togliereste farmaci a chi ne ha bisogno, danneggereste la vostra salute ulteriormente.
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