Novax e complottisti accusano senza prove: lo sappiamo. La calunnia è un venticello, basta sparare ad altezza uomo ed attendere il carico.
Il complottista medio vi racconterà di tutto. Di aver saputo da una presunta “donna che insegna anche agli infermieri a fare i tamponi” che esiste una improbabile strage di vaccinati in corso.
Vi dirà che un amico che conosce uno che conosce un medico ha raccontato di ospedali pieni di trombosi, cecità improvvise ed esplosioni cerebrali a metà tra un libro di Saramago ed un episodio di Ken il Guerriero, cose che augura anche a tutti i personaggi pubblici che si sono spesi per il vaccino (perché loro sono “i buoni”).
Vi racconterà ogni cosa, e troverà sempre qualcuno che condividerà.
Certo, come è stato già fatto in passato, le ULSS dovranno querelare. Succede ormai periodicamente dall’inizio della Pandemia: qualcuno tira fuori un’affermazione evidentemente falsificata, come il sedicente “Vittorio da Bolzano” che decise di ambientare la sua storiella a base di “morti falsamente dichiarati per COVID” nell’unico giorno delle ultime settimane in cui nessuno era morto nella zona di riferimento.
Qualcuno viene querelato, ma la giustizia è lenta e richiede prove, la calunnia online chiede solo battere le dita sulla tastiera e raccogliere.
Cosa che i nostri lettori rivelano, mandandoci “appelli” come questi
Noterete un filo conduttore negli articoli che abbiamo condiviso e in queste screen.
Le vicende si riassumono in
“Mi ha detto uno che si dice che discriminano i novax/simulano il COVID19 ma siccome nessuno parla io non ho le prove. Accuso lo stesso, me le trovate voi le prove?”
Cosa che è il contrario di come funziona l’onere della prova.
Se tu, soggetto che assumi che i medici non curino i non vaccinati o tu, soggetto che dichiari che in ospedale ci sono solo vaccinati (e i novax discriminati dove sarebbero?), spetta a te, soggetto, provarlo.
Altrimenti ti poni nell’imbarazzante situazione di chi, ad esempio, ha recentemente accusato il compianto Gino Strada di cose da lui mai compiute.
Altrimenti ti poni nella stessa situazione di chi fermi qualcuno per strada dicendo e urlando
“Tu sei un assassino bastardo! Hai capito assassino bastardo? Hai ucciso mio fratello, bastardo! Ora urlerò a tutti che sei un assassino bastardo, io lo so che lo sei! Non ho prove assassino bastardo, ma urlerò a tutti che lo sei e ti tratteranno come un assassino, e forse le prove le tirano fuori pure loro, capito assassino?”
Invece no. Proprio per evitare che la mitomania, la falsità e grossolani errori rovinino vite, chi vuole accusare qualcuno deve avere prove.
E non basta dire “Circolano voci, non so se sia vero ma condivido: Filini facci lei”. Ormai il danno così è fatto.
Ci permettiamo di dubitare dello scenario di ospedali pieni di vaccinati: in realtà le evidenze raccolte e reali suggeriscono l’esatto contrario, ovvero una presenza media del 90% di non vaccinati negli ospedali, con un abbattimento di ogni fattore di rischio di un ordine di grandezza intero.
Semplicemente, le accuse novax che ci vengono sottoposte non reggono lo scrutinio dell’onere della prova. Non ci sono prove della loro esistenza, quando si scava in profondità si trovano prove del contrario.
Quindi finché non ci saranno prove che in un determinato nosocomio i novax non vengono curati non potremo accettare simili segnalazioni.
Del resto, delle due l’una: o negli ospedali ci sono solo vaccinati, o vi sono i novax discriminati.
Entrambe le ipotesi possibili non sono possibili.
Ricordiamo come già in passato abbiamo visto docenti universitari denunciare l’esistenza di una vera e propria macchina della disinformazione
«I no vax sanno sfruttare la rete a meraviglia. Si comportano come un esercito. Promuovono le fake news e specifici sottogruppi le rilanciano in modo marziale. Sono gerarchici, si distribuiscono a grappolo. La loro è una comunicazione internazionale pervasiva ed efficiente». Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina e Bioetica, all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano che ha analizzato sul quotidiano Avvenire le strategie dei no vax. Chi non ha fiducia nei vaccini, secondo lo storico della medicina si suddivide in due categorie: «Gli “esitanti” che, in periodo non pandemico, sono il 10-15 per cento della popolazione e oggi il 20-30 per cento, non si immunizzano ma sono aperti al dialogo. E poi», continua Grignolio, «i no vax che in periodo non pandemico si stimano nel 3-5 per cento e oggi sono tra il 7 e il 10 per cento: sono inconvincibili, fanno dell’antivaccinismo una marca identitaria. Pochi ma si fanno sentire e sono in grado di attirare l’attenzione e di sedurre gli esitanti molto più della grande maggioranza di chi crede nella scienza».
In questo caso, la lotta alla disinformazione passa per il contrasto ai gruppi promossi da chi fa dell’antivaccinismo militante una marca identitaria ed una forma di dominio militare.
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