Notutto scoprono le classificazioni dei gruppi sanguigni, incolpano il “siero”
Notutto scoprono le classificazioni dei gruppi sanguigni, incolpano il “siero”: questo il risultato di quello che oseremmo definire un prodotto dell’effetto “Dunning-Kruger”.
Chi conosce un argomento, ne parla raramente temendo la “sindrome dell’impostore”, sapendo che l’errore è sempre in agguato. Chi non lo conosce si lancia in deduzioni che sembrano logiche e coerenti a chi non conosce la materia ma non possono che suscitare forte disapprovazione in chi la conosce.
In questo caso, i notutto hanno scoperto che esistono diverse classificazioni dei gruppi sanguigni ad uso scientifico, che continuano ad esisterne di nuove, e invocano correlazioni spurie come hanno sempre fatto dall’inizio della pandemia.
Notutto scoprono le classificazioni dei gruppi sanguigni, incolpano il “siero”
Parliamo della screenshot dell’agenzia con cui è stato annunciato il sottogruppo sanguigno ER, rilanciato dai novax con l’inventata “correlazione” col vaccino.
Ricorderemo ai novax e a tutti gli interessati che esistono diversi tipi di classificazione, che portano ad oltre 300 varianti sanguigne. Oltre ai più rinomati ABO ed RH (quelli che banalmente studiamo alle medie), risultano esserci ad esempio le classificazioni di Kell, di Lews, di Duffy e molteplici altre, tutte caratterizzate da diversi antigeni, naturalmente presenti sulle cellule sanguigne.
I più noti e rilevanti per i fini che conosciamo sono quelli legati ad ABO e RH.
La classificazione ER è al momento la quarantaquattresima ad essere scoperta, nonostante ci fossero indizi della sua esistenza da almeno 30 anni (quindi 27 in più del vaccino COVID19).
L’importanza di passare dallo “stato teorico” di ER alla sua scoperta, analisi e codifica è di importanza capitale: ER5 ed ER6, varianti dell’antigene ER sono così rare da essere passate per decenni “sotto i radar”, ma giustificano molti casi di “malattia emolitica del feto e del neonato”, ovvero la rapida degradazione dei globuli rossi materni, solitamente legata all’incompatibilità dell’antigene RH ma che ora scopriamo essere legata ad un sottogruppo ancora più raro e, fino a questi giorni, solo teorico.
Come chiarito al circuito di Fact Checking Internazione di cui fa parte Reuters, Timothy Satchwell, ricercatore associato presso l’Università di Bristol e tra gli autori del documento di ricerca, ha affermato che
«non c’è assolutamente alcuna prova a sostegno di una simile affermazione, che non ha alcun fondamento logico o scientifico». Visto anche che, ha concluso Satchwell, «le prime osservazioni di queste varianti antigeniche sono state fatte negli anni ’80, prima della Covid e molti dei campioni nel nostro lavoro provengono da materiale congelato archiviato di molti anni fa».
Ricordiamo che la teoria per cui il “siero genico sperimentale” sarebbe in grado di mutare il DNA umano causando sorprendenti trasformazioni psicofisiche nel corpo dei vaccinati è una nota, e colossale, fake news.
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