Ci segnalano i nostri contatti la seguente notizia, targata Il Messaggero
Quando si dice chi fa da sè non solo fa per tre, ma costruisce pure una casa. Non con i mattoncini Lego ma un’abitazione vera e propria, di due piani e ben cinque camere da letto. Come? Seguendo dei tutorial sui canali YouTube. L’ingegnosa muratrice digitale si chiama Cara Brookins e la sua avventura è iniziata nel 2008 quando ha lasciato il marito e si è trasferita con i quattro figli vicino a Little Rock, nello stato americano dell’Arkansas. Cercava un’abitazione che avesse le caratteristiche e lo spazio necessario ad accogliere la sua «tribù» ma non poteva permettersi le case sul mercato.
Dopo aver visto un casolare distrutto da un tornado, con travi e chiodi in bella vista, l’illuminazione: perchè non costruirla da sè? Decide di comprare un piccolo terreno e il materiale che serve per metter su il suo nido. Investe tutti i soldi che ha, non rimane nulla per pagare i muratori. Quindi si rimbocca le maniche e si mette a guardare su internet video su video che illustrano le varie fasi di costruzione. Assorbe come una spugna consigli e indicazioni e inizia l’impresa facendosi aiutare dai figlioli più grandi.
Proprio come un quinto neonato la casa fai da te, “home made” per l’appunto, vede la luce nove mesi più tardi. E’ perfetta, supera tutte le verifiche degli ispettori alla sicurezza. Che non credono ai propri occhi e non possono che arrendersi all’idea che per una madre non c’è nulla di impossibile quando si tratta di dare un tetto ai propri figli.
La notizia è vera, ma merita dell’approfondimento.
Parliamo infatti di Cara Brookins, programmatrice e scrittrice motivazionale e di narrativa che, nel 2008, si ritrova con una famiglia devastata dal divorzio col suo terzo marito ed una lunga storia di delusioni e dolori (il suo primo marito e primo fidanzato preferì la carriera militare al matrimonio e chiese il divorzio, il secondo si rivelò essere uno stalker con forti disturbi mentali e commise suicidio dopo aver terrorizzato la famiglia per anni ed il terzo si dimostrò sin dai primi tempi dopo il matrimonio essere un manipolatore violento e brutale, nonché un padre padrone incline a voler dominare la sua famiglia con la paura) e decide di cimentarsi in un’impresa catartica per riunire i suoi figli in un progetto che gli consentisse di gettarsi un lungo passato traumatico alle spalle.
Unendo alle necessità psicologiche quelle economiche, ed avendo solo i fondi per comprare un appezzamento di terreno (ancorché di buona estensione), la Brookins decise di coinvolgere i suoi figli nel progetto di edificare una nuova dimora, Inkwell Manor, avendo a disposizione tutorial su YouTube da guardarsi la sera sul computer di casa (nel 2008 gli smartphones erano presenti ma poco diffusi) e “molto aiuto da Home Depot” (una famosa catena di ferramenta e prodotti per l’edilizia, abitualmente usata da costruttori e carpentieri).
La vicenda è rimasta in moderata oscurità, venendo usata solamente in interviste e discorsi motivazionali, fino a che recentemente la Brookins ha terminato la sua autobiografia relativa a quel periodo per darla alle stampe, Rise.
Vi è molto di operazione promozionale nel rilancio di questa storia, ma possiamo affermare che la Brookins in fondo se lo sia anche meritato, e per maggiori dettagli sulla vicenda non bisognerà aspettare altro che la biografia stessa.
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