Ci segnalano un articolo pubblicato il 4 giugno 2017 sul blog Il Nuovo Mondo (archive.is):
Hanno assassinato Mauro Pretto, un uomo di 47 anni che aveva fatto della libertà la sua ragione, Mauro infatti viveva solo in una casa sperduta tra i boschi di Vicenza, tra secolari castagni e natura incontaminata, lontano da fabbriche opprimenti e dalla cementificazione delle città urbane.
Mauro era noto anche come “l’eremita” , poiché sentiva la necessità della solitudine e ritornava alla “civiltà” solo per necessità, svolgendobrevi e saltuari lavori di giardinaggio, di falegnameria e di taglia legna per terzi privati, quel poco che gli bastava insomma per procurarsi il necessario per vivere.
All’eremita moderno del nord Italia non interessava il posto fisso, la famiglia, gli acquisti superflui, il dipendere dalle comodità e i confort della vita moderna o l’aspettare con ansia la domenica dopo una settimana di stress, Mauro era diverso, viveva semplicemente alla giornata, applicando ogni giorno ciò che tanti italiani sognano di fare, uscire dal sistema, e forse è proprio per questo che Mauro dava fastidio a qualcuno, ma la mia è solo un ipotesi.
Mauro è stato ucciso a fucilate quando ha aperto la porta di casa a qualcuno che precedentemente aveva bussato tendendogli unavigliacca trappola. L’eremita vicentino era noto per la sua attività di ambientalista e non mancava mai a presentarsi quando c’erano da salvare degli alberi dagli aggressivi dagli dell’uomo moderno amante del disboscamento.
All’eremita moderno del nord Italia non interessava il posto fisso, la famiglia, gli acquisti superflui, il dipendere dalle comodità e i confort della vita moderna o l’aspettare con ansia la domenica dopo una settimana di stress, Mauro era diverso, viveva semplicemente alla giornata, applicando ogni giorno ciò che tanti italiani sognano di fare, uscire dal sistema, e forse è proprio per questo che Mauro dava fastidio a qualcuno, ma la mia è solo un ipotesi.
Mauro è stato ucciso a fucilate quando ha aperto la porta di casa a qualcuno che precedentemente aveva bussato tendendogli unavigliacca trappola. L’eremita vicentino era noto per la sua attività di ambientalista e non mancava mai a presentarsi quando c’erano da salvare degli alberi dagli aggressivi dagli dell’uomo moderno amante del disboscamento.
Mauro era uno di quelli che
c’èce l’aveva fatta davvero a rinunciare alla vita capitalista, difatti lo si vedeva spostarsi solo a piedi o in bicicletta, ma il giovane eremita sapeva anche mantenere saldi rapporti sociali, come racconta l’amico in lacrime che lo ha trovato morto a terra che racconta di quando era malato e faceva la chemio, aveva perso tutti i capelli, e il suo amico eremita avendolo visto piangere disperato, aveva deciso di ritornare a trovarlo il giorno seguente con i capelli rasati per farlo sorridere e non farlo sentire diverso.Un uomo solitario che aveva rinunciato al mondo moderno, ma che aveva un cuore grande.
Gino Bertese, un conoscente racconta al giornalista del Corriere della Sera che nei giorni successivi al delitto dell’eremita accadevano fatti strani:
«Vede laggiù, c’era un pescatore con una canna. Peccato che nel torrente non ci sia acqua. Boh».
Insomma chi ha ucciso un uomo libero e perché?
Che fastidio poteva dare un uomo che aveva rinunciato al mondo civilizzato e alla corsa al possesso? Forse le sue lotte ambientaliste?
L’articolo è ripreso da LaNozione e la notizia è vera. Seguendo la cronologia delle notizie riportate in rete troviamo un articolo dell’edizione veneta del Corriere pubblicato il 13 maggio, poche ore dopo il ritrovamento del corpo. Mauro Pretto viveva a Zovencedo (Vicenza) ed era stato ucciso nella notte tra il 12 e il 13 maggio. A trovare il corpo è stato un vicino di casa che ha sentito i cani abbaiare e si è recato presso l’abitazione per controllare. I Carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza hanno raccolto diverse testimonianze, tra le quali spicca quella di un ragazzo che avrebbe visto, vicino all’abitazione di Pretto, un uomo uscire da un’Alfa. Gli investigatori, su ordine della Procura, mantengono il silenzio stampa (Vicenza Today) e proseguono gli interrogatori agli abitanti della zona, conoscenti della vittima e cacciatori.
Mauro Pretto è morto sul colpo a seguito di un colpo di fucile a pallettoni esploso a 10 metri di distanza, sull’uscio della sua casa. Lavorava saltuariamente nella ditta del fratello a Brendola e abitava in una cascina in via Gazzo 14. Nell’ora del delitto nessun vicino ha sentito il tuono degli spari (RaiNews). Tra le piste battute non si escludono quella passionale e il tentativo di rapina. Pretto era noto per la sua vita solitaria, dedito esclusivamente alla natura e lontano dal caos del mondo urbano. In passato era stato pastore (Il giornale di Vicenza) e possedeva anche un piccolo allevamento di cavalli.
Il 16 maggio Vicenza Today scrive riguardo una testimonianza rilasciata da un collega di Pretto. La vittima si era confidata su una furiosa lite con un cacciatore avvenuta due mesi prima. La pista del bracconaggio è presa in esame dagli inquirenti, considerando i fori di proiettile trovati sulla porta di casa. Il 19 maggio Il Sussidiario pubblica alcune indiscrezioni emerse dall’autopsia. Mauro Pretto sarebbe morto tra le 21:30 e la mezzanotte e i colpi di fucile esplosi contro l’uomo sarebbero stati quattro, non più uno soltanto. Ancora, il 22 maggio Vicenza Today ritorna sull’ipotesi dei bracconieri, continuamente sostenuta dai Carabinieri di Vicenza. All’omicidio è stato dedicato un servizio per la trasmissione televisiva La vita in diretta.
Il 3 giugno Corriere raccoglie le parole di Anna, fidanzata di Mauro Pretto:
Si prendeva cura della vallata come se fosse sua e cercava di impedire il taglio incontrollato del bosco, che difendeva con tutte le sue forze
Pretto odiava il cemento e le logiche della città. Antonino Cappelleri, Procuratore di Vicenza, non esclude – ancora – alcuna pista.
Notizia vera, dunque. Mauro Pretto è stato ucciso nella notte tra il 12 e il 13 maggio per un colpo di fucile esploso sul suo torace. Nessun indizio, al momento, aiuta a rintracciare il responsabile. Un vicino di casa ha affermato che, quella notte, ha visto un uomo scendere da un’Alfa e dirigersi verso l’abitazione della vittima. Lo chiamavano “l’eremita” o “El Taliban” per via della lunga barba, ma era benvoluto da tutti. La sera prima del delitto si trovava presso il bar Kamasutra per seguire il Giro D’Italia. Due mesi prima aveva avuto un confronto oltremodo acceso con un cacciatore.
Le indagini sono ancora in corso e gli investigatori non lasciano trapelare indiscrezioni.
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