Larbi Rouabhia, quarantottenne algerino richiedente asilo in Italia, è stato espulso dal nostro paese dopo che le indagini effettuate dalla Digos di Catania nei suoi confronti hanno evidenziato comportamenti violenti, apologia del terrorismo e discriminazioni razziali e sessuali.
Rouabhia era già entrato in Italia per due volte, nel 2007 e nel 2016, entrambe le volte da Cagliari ed entrambe le volte era stato espulso. Nella seconda occasione, l’immigrato algerino era stato mandato in Svizzera, ma dopo un breve periodo era rientrato in Italia in base agli accordi di Dublino. Accolto nel Cie di Caltanissetta (Catania), l’uomo aveva più volte manifestato la sua avversione nei confronti dello stile di vita occidentale. Ossessionato dal vestiario e dalle abitudini delle donne italiane, le apostrofava sempre con termini offensivi come “Put..e” perché non rispettavano i codici di abbigliamento e di comportamento imposti dal Corano.
Alla discriminazione razziale e sessuale, Rouabhia ha aggiunto l’apologia del terrorismo: più volte si è vantato di aver fatto parte dei ‘Fratelli Musulmani’, ha inneggiato all’Isis ed ha promesso ai presenti che avrebbe fatto un attentato sanguinoso in cui avrebbe “Tagliato la testa dei bambini italiani e si sarebbe fatto esplodere”. Quando gli è stato comunicato che sarebbe stato rimpatriato ha fatto una telefonata minacciosa al suo legale in cui lo accusava di complicità con il giudice e gli prometteva ripercussioni per il suo mancato impegno: “Sei il mio avvocato, sei complice del giudice, esiste una legge mia che appena uscirò applicherò”.
Le testimonianze raccolte dalla Digos sono state sufficienti a farlo classificare come soggetto violento e potenzialmente pericoloso, dunque, ad espellerlo dall’Italia con un volo diretto da Roma ad Algeri. Inutile la richiesta d’asilo presentata poco prima dell’espatrio, la commissione che l’ha esaminata, infatti, non gli ha riconosciuto la protezione internazionale e non ha ravvisato gli estremi per una concessione della protezione umanitaria.
La notizia è vera.
Il 9 luglio l’Ansa ha confermato la notizia. L’algerino era stato attenzionato dalla Questura di Catania «per i suoi comportamenti violenti e discriminazione razziale tenuti durante la sua permanenza in una struttura del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) di Licodia Eubea». AdnKronos scrive che Rouabhia era ospite insieme al figlio e che la Commissione Territoriale di Catania aveva rifiutato la sua richiesta di status di rifugiato. Conseguentemente era stato trasferito a Caltanissetta, dove ha sede il Centro di Permanenza per i rimpatri (Repubblica). Proprio in questa nuova struttura, l’algerino aveva minacciato stragi in nome del Califfato, anche con riferimenti a bambini ai quali avrebbe tagliato la testa.
Il 9 luglio (due giorni fa) è stato espulso e accompagnato al suo Paese di provenienza con un volo da Roma Fiumicino.
Notizia vera, dunque.
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