NOTIZIA VERA Stupra la figlia e la presta a amici: non farà un giorno di carcere
Ci segnalano un articolo pubblicato dal Corriere nell’edizione del Veneto il 21 ottobre 2017:
CONEGLIANO (TREVISO) Per otto anni ha violato il suo corpo di bambina. L’uomo, che era suo padre e avrebbe dovuto proteggerla, era diventato l’orco che ha segnato per sempre la sua vita. Per questo è stato condannato in primo grado a una pena di 10 anni. Per i giudici del tribunale di Treviso è colpevole di averla stuprata da quando ne aveva 8, di anni, arrivando anche a cederla in «prestito» per le smanie degli amici al bar. Una colpevolezza che è stata riconosciuta anche dalla Corte d’Appello di Venezia che, però, giovedì ha dovuto decretare il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Così l’orco, difeso dall’avvocato Francesco Longo, per quelle violenze alla figlia non farà un solo giorno di prigione, grazie a una sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha reso meno pesante una delle aggravanti. Questo ha ridotto i tempi di prescrizione, salvandolo dal carcere. Anche se, come per il primo grado anche i giudici d’appello, ne hanno riconosciuto la colpevolezza confermando la condanna civile al risarcimento alla parte offesa.
Una nuova ferita per la figlia
La prescrizione è uno schiaffo per la figlia, che ancora cerca di superare quel trauma. Per lei è impossibile dimenticare le violenze. Era appena una bambina quando il papà, che da poco si era separato dalla madre, ha iniziato ad abusare di lei, trascinandola in un baratro di violenza e minacce. Lo ha raccontato lei stessa in aula, durante il processo di primo grado, ricostruendo senza mai contraddirsi gli anni di violenze subite nei fine settimana che trascorreva con il padre. L’uomo, all’epoca 46enne, beveva e quando era ubriaco diventava violento. Andava a prenderla e le diceva: «Andiamo alle giostre». Invece la portava a casa e la stuprava. Il 31 ottobre del 1995 la prima violenza. Lei aveva otto anni e il suo mondo crollò.
E’ riuscita a denunciare solo da adulta
Parlarne con qualcuno è stato impossibile per molto tempo, perché il padre le intimava di non dirlo a nessuno. Così ha subito per anni non solo i suoi abusi, ma anche quegli degli amici del bar al quale il padre «la cedeva». Lasciava che la toccassero e si spingessero oltre. Un incubo finito quando l’uomo si è risposato, nel 2003. Per la figlia è così iniziato un percorso di elaborazione che l’ha portata, pian piano, ad aprirsi quindi con il fidanzato, poi con la madre e i fratelli che l’hanno convinta a denunciare il padre. Al processo, assistita dall’avvocato Aloma Piazza, ha raccontato tutto e i giudici l’hanno ritenuta credibile, condannando l’uomo a 10 anni di carcere. Ma in cella l’orco non ci andrà. Una storia triste che diventa ancora più amara alla luce della sua evoluzione giudiziaria e che potrebbe non essere l’unica. Quella sentenza delle Sezioni Unite, infatti, potrebbe graziare altri stupratori.
La notizia è vera e troviamo riscontro in un servizio andato in onda su TgCom24. Il 31 ottobre 1995 – come riporta anche Il Giornale – iniziarono le violenze. L’uomo – bevitore e violento – si era separato dalla moglie e quando andava a prendere sua figlia le prometteva di portarla alle giostre. Caduta nell’inganno, la figlia invece si vedeva portare nel suo appartamento nel quale subiva ripetute violenze con l’imposizione di non parlarne con nessuno. L’uomo “cedeva” la sua bambina anche agli amici del bar.
Gli agghiaccianti episodi si ripeterono fino al 2003, anno in cui il padre era riuscito a risposarsi. Da quel momento, la ragazza realizzò quanto accaduto e si accorse di vivere un trauma. Elaborato quell’orribile passato di abusi, la ragazza si è confidata col fidanzato (Libero), con la madre e coi fratelli che l’hanno convinta a denunciare il padre.
L’uomo è stato condannato in primo grado a una pena di 10 anni, in quanto il Tribunale di Treviso lo ha dichiarato colpevole. La sua colpevolezza è stata riconosciuta anche dalla Corte d’Appello di Venezia, ma una sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha reso meno pesante una delle aggravanti, riducendo i tempi di prescrizione ed evitandogli il carcere. Su di lui grava una condanna civile di risarcimento della parte offesa.
Notizia vera, dunque.
EDIT:
Sempre Il Corriere della Sera ha poi aggiornato la vicenda con un intervento del Csm, ovvero il Consiglio superiore della magistratura: Il Csm: «Ecco perché il papà che violentò la figlia non è in carcere»
Il Corsera riporta una dichiarazione fatta dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini durante la trasmissione di Radio Capital «Circo Massimo». Legnini ha spiegato che c’è già stata in Parlamento la proposta di sospendere totalmente la prescrizione dopo la sentenza di condanna di primo grado, che però è rimasta inascoltata e non ha raggiunto la maggioranza.
Lignini aggiunge:
«Mi auguro che l’intervento recente del legislatore, con la riforma del processo penale, che determina la sospensione della prescrizione per un anno e mezzo per ogni fase di giudizio, possa cambiare le cose. Ricordiamo che ci fu nel 2005 con la legge cosiddetta “ex Cirielli” un intervento gravemente riduttivo dei termini della prescrizione che è all’origine di questi esiti».
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