Ci sono dei casi in cui lo scetticismo del lettore medio nasconde una coscienza sporca, come ad esempio quando ci viene chiesto di asseverare, da più persone, testi relativi all’abuso della risorsa virtuale, come recensioni false, diffamazioni e simili.
Non mettiamo in dubbio la buona fede di chi ci segnala news per curiosità o per approfondimento personale, ma dinanzi a professioni plateali di scetticismo non può che venirci in mente l’adagio latino excusatio non petita, accusatio manifesta, ovvero la teoria per cui chi si affretta a difendere un malcostume diffuso come un suo diritto, in realtà è il primo abusatore e sa benissimo che, punito il malcostume, lui sarà il primo a cadere.
E con la notizia di oggi di Repubblica, molte persone su Internet, giustamente, cominceranno ad avvertire un certo tremito ai polsi ed il desiderio di emulare il noto Hackerino della videozine Cyberpunk
Ci stanno tracciando! Staccah, staccah, staccaaaaaaah!!
Urlava un bizzarro figuro vestito da Topolino, accompagnato da un suo amico vestito da robot, intenti ad evitare un tentativo di contro-hacking di misteriose autorità a cui avevano trafugato misteri militari in un canovaccio da film action di terza scelta.
Oggi non dagli hacker con buffi mascheroni di gomma, ma da persone livorose ed annoiate, se non autentici indotti della truffa e del ricatto online bisogna guardarsi le spalle
“La cotoletta con l’insalata era pessima” commenta l’utente, salvo poi leggere nella replica del ristoratore che nel suo locale hanno tolto le cotolette dal menu da oltre due anni. “Il cameriere è stato sgarbato” e poi si scopre che in quel bistrot lavorano solo donne. “Ho mangiato divinamente”.
Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma il risultato è sempre lo stesso: negative o positive che siano, alcune recensioni on line non sono frutto di una vera visita al locale. E se lo sono, vengono scritte non in buona fede, ma dietro compenso. Falsando tutta la classifica che deriva dalla somma delle recensioni.
I casi sono molteplici, e non possono essere ricondotti ad una casistica unitaria.
Elencheremo alcuni dei casi tipici, un elenco non esaustivo
Ora, è esatto parlare di sentenza storica, ma non è esatto asserire che sia una novità.
Sia pur essendo nato in tempi in cui Internet era solo il sogno proibito di una fantascienza distopica, il nostro Codice Penale e Civile, vuoi perché nato in tempi in cui la stampa era già diffusa, vuoi perché aggiornato negli anni, prevede e rende punibilissimi questi abusi.
Sul fenomeno dell’Astroturfing e sulla diffamazione online si era già pronunciato in passato l’avvocato Farfaglia, preciso come un laser nel descrivere le conseguenze e le cause delle recensioni false
L’Astroturfing è infatti il concetto per il quale una singola persona, o una ristretta organizzazione, simulano una reazione di popolo e di pancia, fomentando così le masse con l’illusione che siano loro il motore primo.
Ovviamente, se io scrivo una recensione calunniosa e falsa, e la scrivo fingendomi un utente deluso, troverò molti altri utenti disinformati e sciocchi pronti a prendere le mie parti: la percezione pubblica che si avrà di me sarà infatti di una povera vittima plebea di un imprenditore ricco e indegno, irrispettoso del piccolo consumatore.
Si applicano però molte delle conseguenze legali che abbiamo già visto relativamente alle bufale online: le recensioni false constano tecnicamente di diffamazione, e non solo, ad esse si applica la specifica aggravante data dalla pubblicità del mezzo, che le rende virali ed insidiose.
Si applica altresì un doppio profilo di risarcimento civile: il bugiardello online potrebbe ritrovarsi infatti, oltre ad una cospicua pena da scontare, in questo caso infatti la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516, obbligato a un doppio risarcimento in sede civile, sia verso la persona da lui diffamata che verso il Social Media Manager del mezzo usato per la sua azione.
“Crediamo che si tratti di una sentenza storica per Internet – commenta in una nota Brad Young, vice presidente e Associate General Counsel di TripAdvisor -. Scrivere recensioni false ha sempre rappresentato una violazione della legge ma questa è la prima volta che, come risultato, il truffatore è stato mandato in prigione. Investiamo molto nella prevenzione delle frodi e siamo efficaci nell’individuarle: dal 2015 abbiamo bloccato le attività di più di 60 aziende di recensioni a pagamento nel mondo. Ma non possiamo fare tutto da soli ed è per questo che desideriamo collaborare con le autorità competenti e le forze dell’ordine per supportare i loro procedimenti penali”.
Infatti, anche il social usato per la diffamazione patisce un grave danno, diventando meno credibile, quindi meno utilizzato, quindi perdendo una cospicua fonte di reddito e pubblicità che dovrà uscire dalle tasche del bugiardello di turno.
Quindi, prima di lasciare recensioni false per vendetta, pensateci.
E no, in questo caso non si applica la vostra “libertà di parola”. Vi rimandiamo ad una vignetta di XKCD che traducemmo per la nostra pagina Facebook
Non ricordo dove ho sentito ciò, ma qualcuno ha detto che difendere la propria posizione citando la libertà di parola è il riconoscimento della sconfitta assoluta: stai ammettendo che la cosa migliore che potrà essere mai detta della tua idea è che esprimerla non era illegale
Recitava il testo “nascosto” di questa vignetta: ma in questo lato non si applica neppure l’ultima, patetica scusante.
Scrivere una falsa recensione è illegale a prescindere, e con pene assai severe.
Argomento tipico di chi scrive false recensioni, o si comporta in modo asociale e maleducato su Internet è
Internet non è un tribunale! Io non devo provare niente! Internet è come un bar dove io posso dire quello che voglio e tu non puoi fermarmi
Provate a insultare un barista grosso come un armadio al bar: vedete cosa vi capiterà.
Nondimeno, le recensioni false sono una piaga ovunque sia concesso recensire, come noi stessi ben conosciamo: fidatevi, saranno presi provvedimenti.
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