Ci segnalano un articolo pubblicato su PioveGovernoLadro (archive.is):
Ha scoperto un bruco che si nutre di plastica. Una invenzione importante che potrebbe risolvere il problema dei rifiuti.
Nonostante questo Federica Bertocchini è disoccupata.
In un’intervista rilasciata al Resto del Carlino, la ricercatrice italiana racconta come, grazie a un lungo lavoro di squadra fatto con i biochimici Paolo Bombelli e Chris Howe, è riuscita a capire che la tarma della cera in realtà era ghiotta anche di polietilene, il materiale utilizzato per buste, pellicole alimentari o tappi di bottiglia.
Insomma è la principale artefice della scoperta di quello che poi è stato nominato il bruco mangia-plastica. Una bella storia se non fosse per il fatto che ora Bertocchini è disoccupata.
La biologa ha una lunga carriera alle spalle. Ha infatti lavorato all’estero per venti anni tra Inghilterra, Stati Uniti e Spagna, dove adesso vive.
Come racconta al quotidiano però il contratto all’Istituto di biomedicina di Cantabria, a Santander, è scaduto e ora la 49enne originaria di Piombino, in provincia di Livorno, è alla ricerca di una nuova occupazione.
La ricercatrice spiega che il problema del taglio ai fondi per la ricerca non è solo italiano ma ha colpito anche le università spagnole con la conseguenza che il suo contratto non è stato rinnovato.
Ma Bertocchini rimarrà comunque in Spagna, usufruendo dell’assegno di disoccupazione, e cercherà di trovare un nuovo lavoro.
L’articolo è un copia-incolla dall’omonima pubblicazione de Il Giornale che in chiusura del testo viene citato come fonte. Al suo interno è citato Il Resto del Carlino, ma il link indirizza all’articolo ““Ho scoperto il bruco mangia-plastica. Ma ora sono disoccupata in Spagna”” pubblicato su La Nazione. Entrambe le fonti risalgono al 22 maggio.
Federica Bertocchini, di Piombino, aveva un contratto con l’Istituto di Biomedicina di Cantabria, a Santander, in Spagna. Il 24 aprile 2017 sul portale scientifico Current Biology pubblicava il risultato di una ricerca condotta assieme all’amico Paolo Bombelli e al collega Chris Howe dell’Università di Cambridge sul comportamento della larva della farfalla Galleria Mellonella, detta anche tarma della cera. Lo studio – riportato anche sulla rivista Le Scienze – dimostrava che le larve hanno sviluppato la possibilità di degradare (digerire) legami chimici simili a quello del polietilene. La scoperta è avvenuta per caso, quando i ricercatori trovarono dei fori nei sacchetti di plastica che contenevano le larve. Infatti, il polietilene compone i sacchetti di plastica, le pellicole alimentari e i tappi delle bottiglie.
Su La Nazione leggiamo il contratto da ricercatrice di Federica Bertocchini con l’Istituto è scaduto in questi giorni. La biologa sta ora cercando un modo per un modo per proseguire lo studio e isolare la molecola. La sua scoperta potrebbe infatti offrire una soluzione al problema dell’inquinamento della plastica, ma la “stretta” sui finanziamenti all’Università ha colpito anche la Spagna e dunque il suo settore. Sul Corriere leggiamo che nell’attesa di un nuovo incarico resterà in Spagna e accederà all’assegno di disoccupazione, mentre proseguirà i suoi studi sulla digestione del polietilene della tarma della cera.
Su Repubblica, la Bertocchini spiega tra la scoperta e il mancato rinnovo del contratto non c’è correlazione:
C’è stata una coincidenza tra la scaduta del mio contratto (che aveva la formula di 5 anni più due del CNR spagnolo, anni di contratto nei quali si può continuare a fare concorsi) e la pubblicazione di questa ricerca sul bruco mangiaplastica. Il vero problema è che negli ultimi sette anni, dal 2010, ci sono stati tagli brutali alla ricerca spagnola e molto pochi concorsi: uno ogni 12 o 18 mesi.
Le due cose hanno dunque coinciso, e sullo sfondo si presentano pochi concorsi. La biologa non esclude un ritorno in Italia, e afferma che ciò avverrebbe solo qualora arrivasse qualche proposta interessante. Insieme al collega Paolo Bombelli si stanno battendo per trovare finanziamenti allo studio sul bruco.
Federica Bertocchini ha conseguito il dottorato all’Istituto di Ricerca del San Raffaele e ha trascorso 20 anni tra Stati Uniti (Columbia University, NY), Inghilterra (University College, Londra) e Spagna. Insieme ai suoi colleghi afferma, inoltre, che stanno valutando la possibilità di chiedere un finanziamento per la ricerca alla società Eni (La Nazione).
Parliamo di precisazioni, dunque, perché il termine del suo contratto non è stato conseguente alla sua scoperta, bensì – come da lei precisato – si è trattato di una coincidenza tra la pubblicazione e i tagli ai fondi per la ricerca universitaria che l’OCSE ha indetto dal 2009 dopo la crisi finanziaria. La notizia, per tutti gli altri aspetti, è vera.
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