NOTIZIA VERA E PRECISAZIONI Inchiodata sulla croce, e poi buttata sulla strada. Come l’immondizia

di Luca Mastinu |

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NOTIZIA VERA E PRECISAZIONI Inchiodata sulla croce, e poi buttata sulla strada. Come l’immondizia Bufale.net

Il 2 ottobre 2017 il blog Vita da precaria, ospitato dal sito Lettera43 ha pubblicato un articolo (qui in archivio) dal titolo “Inchiodata sulla croce, e poi buttata sulla strada. Come l’immondizia”:

Erano in tre i maledetti che hanno violentato una ragazza di 25anni tra sabato e domenica a Catania. Erano in tre quando uno alla volta l’hanno stuprata, le hanno vomitato addosso il loro sperma, la loro vigliaccheria, la loro incapacità di vivere. Erano in tre, ed erano tutti italiani questi vermi che dopo averle saccheggiato ogni angolo del suo corpo, dopo averle tappata la bocca, gli occhi e spazzato via per sempre la sua vita, l’hanno gettata in mezzo alla strada. Come un sacco d’immondizia, come il letame, come il sudiciume. Erano italiani questi tre delinquenti che hanno rubato la vita ad una ragazza. Erano tre questi uomini di merda che probabilmente sono sposati e fidanzati, che vanno a messa la domenica e sputano sugli immigrati. 36, 34, e 23 anni questa è l’età di questi assassini che pensavano di passare una serata nella bocca di questa ragazza

Uno dei tre la conosceva, e dopo la discoteca le ha offerto di riaccompagnarla a casa. Lei ha accettato, mai avrebbe pensato che quella notte sarebbe stata l’ultima da ragazza spensierata, da donna libera. È entrata in macchina ancora con le note della musica che le risuonavano nelle orecchie, era felice, stava tornando a casa. Ma nella macchina non ha trovato l’amico che le faceva una cortesia, ma tre schifosi che si sono messi d’accordo per vomitarle addosso la loro rabbia e la loro sessualità malata. Sono proprio quegli “uomini” che baciano la mano alla mamma, che la moglie non deve essere guardata da nessuno, e di fronte ad una ragazza che si diverte e vive la propria vita la fotografano come “puttana”, come una cosa di cui si può abusare, e prendere a calci dopo averla sommersa di escrementi. Perché sono proprio questo che sono, la feccia del nostro mondo. “Uomini che baciano il santo protettore, si inchinano davanti alla casa del boss, e poi vanno a rovesciare la loro urina su un viso che ne porterà sempre i segni. Io come insegnante non posso fare a meno di informare i miei studenti, di allarmare le famiglie che stiamo attraversando uno dei periodi più difficili per noi donne. Per i ragazzi, per i sogni e per delle lacrime che non finiranno mai. Io voglio ribellarmi a questo Stato che non difende le donne, acconsente con il silenzio allo sterminio di visi innocenti, che lascia uccidere nei loro respiri, visi riversi per terra. Abbracciate ad un selciato che diverrà la loro storia. Questa ragazza buttata su una strada, dopo essere salita sul Golgota e abbracciata la croce, è stata conficcata con chiodi che nessuno mai potrà levarle, incoronata da una corona di spine che continuerà a sanguinare per tutta la sua vita. Dopo averle fatto bere aceto, e infilzata da lance nel costato, inchiodata da mani sporche di sacrilegio, irrisa e devastata, è stata notata da un vicino di casa, che ha lanciato l’allarme. Cento donne in Italia, ogni anno, vengono uccise da uomini, e sono quasi sempre quelli che sostengono di amarle. È una vera e propria strage. Ai femminicidi si aggiungono violenze quotidiane che sfuggono ai dati ma che, se non fermate in tempo, rischiano di fare altre vittime: sono infatti migliaia le donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso. Domani potrei essere io, potremo tutte essere uccise, perseguitate, violentate e scalciate su una strada come i rifiuti di una società. Erano in tre le bestie che hanno rovinato la vita ad una ragazza, sono stati fermati certo, ma quando sconteranno la loro pena? Andranno a chiedere scusa al patrono della città, diranno che sono stati provocati, che in fondo le donne non vogliono altro che farsi tappare i buchi. Perché per loro è questa la nostra natura. Ed io insegnante, lotterò fino al mio ultimo respiro, perché nessuno dei miei ragazzi debba scontare la morte mentre sta vivendo. Insegnerò questa poesia di Alda Merini che insegna l’amore, la vita, la tenerezza, il calore e la dolcezza.

“E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo i baci lenti sulla bocca,
sul collo, sulla pancia, sulla schiena,
i morsi sulle labbra, le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi, vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento era stata un po’ sbagliata.
Intendo dita sui corpi, creare costellazioni,
inalare profumi, cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano allo stesso ritmo,
e poi sorrisi,
sinceri dopo un po’ che non lo erano più.
Ecco, fate l’amore e non vergognatevene,
perché l’amore è arte, e voi i capolavori.”

A voi miei grandi ragazzi, capolavori della mia vita.

L’articolo, una riflessione, prende ispirazione da un agghiacciante fatto di cronaca accaduto in provincia di Catania e riportato nelle principali testate nazionali. Il 2 ottobre Live Sicilia riporta che la vittima, una 25enne, dopo una serata in discoteca (la “Vecchia Dogana” secondo Repubblica) aveva accettato un passaggio da un uomo, un suo conoscente.

Una volta giunta all’auto, però, la ragazza ha trovato altri due uomini. Il gruppo si è quindi diretto verso l’abitazione della ragazza, ma vicino casa sono iniziate le violenze dentro l’auto. Gli uomini l’hanno violentata a turno, picchiata e umiliata. Terminate le sevizie, la ragazza è stata abbandonata sulla strada ed è stata soccorsa da un passante che ha chiamato il 112. Un’ambulanza l’ha poi condotta all’ospedale Garibaldi di Catania.

Gli stupratori sono stati fermati. Si tratta di tre italiani: A. S. (34 anni), A. C. (36) e E. S. (23), incensurati. La loro auto era stata fermata durante un controllo di routine poco prima dell’aggressione, dunque con la ragazza ancora a bordo, ma ancora non si erano registrate situazioni di allarme.

Su La Stampa leggiamo che la vittima era stata abbandonata in una strada periferica di Misterbianco, in provincia di Catania. Il Corriere del Mezzogiorno scrive che la ragazza si era presentata in discoteca in compagnia di un ragazzo conosciuto su un social network, e solo lì aveva fatto conoscenza con un altro ragazzo, quello che poi le avrebbe offerto il passaggio scatenando la notte d’inferno. La vicenda è riportata anche dal Giornale.

La notizia di cui parla l’articolo del blog è dunque vera, ma parliamo di precisazioni in quanto il titolo – sul quale troppi lettori si sono fermati senza favorire la lettura del contenuto – viene poi ripreso nel testo, in un gioco metaforico (che abbiamo evidenziato nel testo citato) che accosta le sofferenze della ragazza ai racconti sulla passione di Cristo, dal calvario alla crocifissione. La ragazza non è stata, di fatto, inchiodata a una croce. L’autrice ha voluto, con quelle parole, sottolineare quando una violenza sessuale possa marchiare per sempre la vittima. Come le ferite di una crocifissione, appunto.

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