Ci segnalano un articolo pubblicato il 21 maggio 2017 sul blog Zapping (archive.is):
Nel 1933 nel comune di Gruaro si decise di iniziare una sperimentazione, mai riferito ciò alla popolazione, su un nuovo vaccino antidifterite.
La scelta nacque molto probabilmente perchè era uno dei comuni più piccoli e più poveri del Veneto.
L’ufficiale sanitario di allora dr. Betti Bettino all’inizio si rifiutò di vaccinare in quanto non vi erano focolai epidemici di difterite.
Il vaccino dal costo di 80 centesimi di lire verrà inoculato anche alle famiglie più povere e gratuitamente.
Il dr. Betti da pressioni del prefetto di allora fu costretto a vaccinare i bambini dai 13 mesi agli 8 anni.
In una settimana furono vaccinati 254 bambini.
Dopo i primi “eventi avversi” segnalati dal dr. Betti ( eritemi, esantemi, orticaria, edemi, disturbi gastrointestinali ) dopo circa 15 giorni iniziano le paralisi agli arti inferiori di molti bambini.
Alla fine dei 254 bambini vaccinati 28 muoiono ed altri avranno danni neurologici permanenti.
Tutto fu insabbiato e nessun responsabile pagò per questo atroce “delitto”.
Ecco il nome di molti bambini morti
E’ doveroso ricordare questi innocenti:
Barbui Erminio (anni 4),
Basso Maria (14mesi),
Biasio Renato (20 mesi),
Biason Placida ( 2 anni),
Bonan Luigi (6 anni),
Borcolussi Mirella (7 anni),
Bravo Giovanni (15 mesi),
Colaurri Giuseppe (3 anni e mezzo),
Dreon Gio Barra (3 anni),
Falcomer Evelina (20 mesi),
Innocente Celso (19 mesi),
Marson Maria (2 anni),
Moro Antonietta (4 anni),
Nosella loie (19 mesi),
OclandoMaria (3 anni),
Pascherro Bruno (5 anni),
Pascheno Plinio (18 mesi),
Peresson Plinio(2 anni),
Romanin Edda (2 anni), suo fracello Sante (3 anni),
Scefanuco Imelde (4anni), suo fratello Luciano (14 mesi),
Toffoli Iole (17 mesi),
Toneacci Florida (6 anni),
sua sorella Sira (2 anni),
Zambon Caterina (16 mesi),
Zanin Maria (2 anni), e Zanon Celia (6 anni)
Nella storia della difterite non un cenno a questa terribile sciagura!
Nel 2013 Il Gazzettino aveva riportato la testimonianza di Adamo Gasparotto negli articoli “Quei bambini usati come cavie per testare un vaccino: morirono in 28” e “Bimbi usati come cavie: sparito il fascicolo sulla strage di Gruaro“. Gasparotto sopravvisse alle tragiche conseguenze del vaccino sperimentale antidifterite e in una lettera inviata al sindaco Giacomo Gasparotto chiede che alle vittime venga fatta memoria con una targa o una lapide.
Ariego Rizzotto, nel libro “Gruaro, venti secoli di storia“, racconta che il 3 dicembre 1932 il prefetto Bianchetti pregò il podestà Adami di disporre una vaccinazione antidifterica per i bambini di Gruaro. La ragione risiedeva nel continuo verificarsi di casi di infezione. L’ufficiale sanitario del Comune, Betti Bettino, riferì al podestà che negli ultimi tre anni si erano verificati solamente due casi, regolarmente denunciati alla Regia Prefettura, e che dunque non sentiva l’emergenza.
Il 10 gennaio 1933 il prefetto riferì che la vaccinazione era da considerarsi una misura profilattica. Il 20 marzo, considerati gli indugi del podestà, il prefetto Bianchetti intimò di dare evasione alla sua richiesta. Il dottor Betti avviò dunque le vaccinazioni sui bambini da 1 a 8 anni di età.
Nella sua lettera al Sindaco, Gasparotto racconta che a essere contrari a tale vaccino sperimentale erano anche il Parroco di Gruaro, don Angelo Cominotto, e quello di Bagnara don Gioacchino Muzzatti, ma vennero costretti a convincere la gente a portare i bambini nell’Ambulatorio Comunale. In una settimana vennero vaccinati 253 bambini. Il 18 aprile il dottor Betti riscontrò un primo caso allarmante con un paziente di 3 anni «colpito agli arti inferiori» e già dal giorno successivo iniziarono a moltiplicarsi i casi di paralisi.
Morirono 28 bambini.
Il dolore dei famigliari di Gruaro e la paura del ripetersi di un’ecatombe portò ad un’astensione dalle vaccinazioni obbligatorie disposte per legge nel 1941. Sul Gazzettino leggiamo che ogni famiglia colpita dal lutto ricevette 7mila lire di indennizzo. Adamo Gasparotto e il Sindaco di Gruaro fanno denuncia sul silenzio che è stato posto sulla vicenda e sull’assenza di un provvedimento giudiziario che colpisse i responsabili della strage dei bambini. La causa di un tale numero di vittime si scoprì solamente negli anni successivi. Un contenitore di siero proveniente dal laboratorio di Napoli non venne fatto bollire, e a Gruaro arrivarono fiale contenenti vaccino vivo. Su VeneziaToday leggiamo che alla notizia di quanto stesse accadendo, le autorità si recarono a Porto Gruaro e fecero di tutto per nascondere le prove del vaccino, bussando i casa in casa per ritirare le confezioni.
Oggi, la lettera di Gasparotto chiede che venga resa memoria alle 28 anime uccise dal vaccino sperimentale. I nomi delle vittime sono riportati solamente in due cappelle: quella del cimitero di Gruaro e una a Bagnara, ma non vengono indicate le circostanze né le cause della strage. Ciò che si chiede è una targa o una lapide in loro onore.
Perché parlare di precisazioni quando la notizia è vera? In un periodo di aspri scontri verbali tra quanti sostengono l’importanza del vaccino e quanti invece lo condannano, un titolo come “La strage dimenticata dei 28 bambini italiani morti dopo il vaccino” potrebbe essere frainteso. Non si trattava di un vaccino comune, avendo più volte parlato di vaccino sperimentale. Zapping pubblica nel 2017 una notizia del 2013, proprio al centro della fiamma di tale dibattito, per questo riteniamo sia il caso di fare chiarezza.
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