Il 19 giugno 2017 Fimmgroma.org pubblica un articolo riprendendo una notizia di Repubblica dell’11 ottobre 2015:
Una bambina di neanche un mese è morta di pertosse al Sant’Orsola, domenica scorsa. La piccola, che aveva 28 giorni quando è arrivata in pronto soccorso, è stata ricoverata prima in neonatologia e poi in malattie infettive. Ma la situazione è precipitata, finché domenica mattina la neonata è deceduta.
“La pertosse era stata praticamente debellata grazie alle vaccinazioni – spiega la direttrice di microbiologia del Sant’Orsola, Maria Paola Landini –, siamo tutti rimasti sconvolti. Il caso di quella bambina è drammatico: la pertosse se inizia a girare va anche a colpire bambini piccoli, anziani, malati di altre patologie. Ci tengo a ribadire il concetto: vaccinarsi non serve solo a proteggersi, è un atto di responsabilità sociale”. La pertosse non rientra nelle vaccinazioni obbligatorie in Italia, ma in quelle raccomandate a partire dai due mesi di età, come il morbillo e la rosolia. La bimba morta domenica scorsa non era ancora in età da vaccino ed era dunque potenzialmente esposta alla malattia. Era stata ricoverata in ospedale mercoledì, con quella che sembrava una semplice bronchite, poi quando i sintomi respiratori si sono aggravati è stata spostata in terapia intensiva, dove gli sforzi dei medici non sono bastati a salvarla. Giacomo Faldella, primario di neonatologia con 38 anni di professione alle spalle, non se ne fa una ragione: «E’ la prima volta che mi capita un caso come questo – dice – la verità è che anche qui in Emilia-Romagna stiamo tornando indietro rispetto a un percorso di civilizzazione che è stato lungo e difficile». Quello delle vaccinazioni contro le malattie infettive. “La pertosse è una malattia fastidiosa per chiunque, ma non pericolosa. Nel bambino piccolo invece è potenzialmente letale”. Nella fascia di età sotto i sei mesi, spiega, comporta una ospedalizzazione nell’80% dei casi, in un caso su quattro si complica con una polmonite batterica, il 5% dei piccoli pazienti ha un risentimento neurologico, l’1% muore: “E questo è intollerabile. Scegliere di non vaccinare i propri figli è un abuso di libertà. Ma anche in termini egoistici e individuali è una scommessa, perché se la maggior parte della popolazione è vaccinata un obiettore non corre troppi rischi, mentre se cresce la quota di bimbi non vaccinati cala l’immunità di gregge”.
Faldella fa un appello: “Quello che la gente deve capire, dopo quello che è successo, è che non esiste dubbio in rapporto al vantaggio tra un vaccino e una malattia: i rischi legati al vaccino sono mille volte inferiori”. Nel 2014 in Emilia Romagna è stato vaccinato contro la pertosse il 94,44% dei bambini
(la media nazionale è 94,58), contro il 95,8% dell’anno precedente (media nazionale 95,5%). Nello stesso periodo, sempre qui, la copertura dalla difterite è passata dal 96 al 94,7%. Variazioni che preoccupano molto l’assessore regionale Sergio Venturi: “C’è la possibilità che alcuni virus ritornino, non c’è nessun dubbio. Stiamo facendo un monitoraggio sul territorio per capire le aree in cui sono più in calo le vaccinazioni”.
La tragica notizia è comparsa, sempre l’11 ottobre 2015, sul Resto del Carlino e Bologna Today. Come confermato anche da Fausto Francia, Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl, sul Corriere di Bologna dell’11 ottobre 2015: «Il bimbo di 28 giorni non era vaccinato perché le vaccinazioni iniziano al secondo-terzo mese di vita. Questi sono segnali del calo della cosiddetta immunità di gregge». L’articolo sottolinea il numero crescente di genitori obiettori. Il riscontro sull’età in cui è d’obbligo somministrare il vaccino anti-pertosse sui bambini viene dato dal sito ufficiale del Ministero della Salute:
Il ciclo di base per le vaccinazioni contro difterite, tetano e pertosse, poliomielite, così come per il vaccino anti-Haemophilus influenzae di tipo B e l’anti-epatite B, e consiste di due dosi al 3° e 5° mese di vita. […] Si rammenta che il 3° mese inizia al 61° giorno di vita.
In un articolo di Bologna Today pubblicato il 12 ottobre 2015 è riportata un’intervista a Giacomo Faldella, Direttore dell’Unità Operativa di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. Faldella afferma che la bambina ha subito le complicazioni non trovandosi ancora nella fascia d’età in cui è prevista la vaccinazione. Una fatalità alla quale il medico risponde con un invito a non esporre il bambino a luoghi affollati, nei quali potrebbe entrare in contatto con soggetti infetti. Fino al conseguimento dell’età vaccinabile, è bene dunque usare questa premura.
Faldella sottolinea che il vaccino antipertossico, oggi, si è evoluto. Le reazioni avverse sui vaccinati si sono ridotte senza alterare l’efficacia protettiva. La notizia sulla tragica morte della bambina di sol 28 giorni a causa della pertosse è dunque vera. Parliamo di precisazioni, tuttavia, per far notare che la notizia è del 2015 e che Fimmgroma.org la ripropone ai giorni nostri.
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