NOTIZIA VERA PRECISAZIONI Attenzione alla falsa busta verde – bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti il seguente articolo, targato AttivoTV e riportato in un loop ricorsivo di autocitazioni da  Attiviamoci,  FaiGirare  ed altre pagine simili

In posta arriva una busta verde, la polizia: “Attenti, è una truffa”
La Polizia di Stato mette in guardia i cittadini in seguito al diffondersi di una vera e propria truffa postale, e invita tutti quanti a condividere questo avviso per avvisare nel più breve tempo possibile tutti quanti. La segnalazione arriva dall’account Facebook ‘Una vita da social’, molti cittadini hanno ricevuto in questi ultimi giorni una busta verde, molto simile a quelle comunemente usate per gli atti giudiziari, proveniente dalla Croazia, e più precisamente dalla città di Pola.

Nella busta ci sono documenti scritti in croato e in italiano, insieme ad alcuni timbri che potrebbero far pensare la provenienza da qualche autorità.In essi si richiede il

pagamento di una multa per eccesso di velocità, compreso tra € 184,73 ed € 250,65, pena l’avvio di una procedura di pignoramento. Il pagamento è richiesto su un IBAN italiano.

L’atto, ovviamente, è illegittimo. Il consiglio della Polizia di Stato è quello di non pagare alcuna somma e di denunciare simili truffe.
Nonostante la presentazione possa far sospettare il clickbaiting, abbiamo voluto verificare comunque. Scoprendo che , effettivamente, l’allarme è reale. O meglio, è stato realmente lanciato da Una vita da social (servizio, come il più celebre Agente Lisa, di raccordo tra la Polizia Postale e l’utente occasionale dei social) il 4 gennaio:
‪#‎OCCHIOALLATRUFFA‬.Oggi vi mettiamo in guardia da un nuovo meccanismo di raggiro postale. Si tratta della truffa della raccomandata dalla Croazia. Negli ultimi tempi alcuni cittadini si sono visti recapitare una raccomandata in busta verde, molto simile a quella usata per la notifica di atti giudiziari, proveniente dalla Croazia e, più precisamente, dalla città di Pola. La busta contiene un documento in lingua croata, con traduzione italiana sul quale sono apposti timbri che farebbero pensare la provenienza da qualche autorità, ma per i quali non vi è alcun riscontro oggettivo di autenticità. Con l’atto verrebbe intimato il pagamento di una sanzione in conseguenza della violazione al codice della strada che comporta l’esborso di una cifra compresa tra € 184,73 ed € 250,65, pena l’avvio di una procedura di pignoramento. Il pagamento è richiesto su un IBAN italiano.
L’atto, però, non è conforme al dettato normativo italiano, sia nelle forme e sia nelle notifiche e pertanto non ha alcun valore legale.Consigliano, in caso di ricezione di contattare immediatamente le forze dell’ordine al fine di ricevere opportuni consigli in merito e raccomandiamo di non procedere ad alcuna forma di pagamento.Sul fenomeno, potrebbe assumerei connotati di un’autentica truffa sono in corso accertamenti al fine di risalire agli autori del tentativo di reato. .
La notizia all’epoca fu riportata anche dalla stampa nazionale, come ad esempio Libero Quotidiano, col condivisibile invito, in caso di comunicazioni apparentemente ufficiali ma contenenti inviti a pagare non conformi alle usuali forme di contestazione dell’illecito vigenti, di ricorrere alle autorità, cosa auspicabile anche nel caso si ritenga, in ogni caso, di opporsi ad un atto che si ritiene privo di requisiti.
Già nel  dicembre 2015 però fu aggiunto un ulteriore tassello al mistero, laddove il  Quotidiano di Cremona ricevette la seguente dichiarazione:
In giornata  dalla Croazia in redazione è giunta una mail a firma di due legali croati: “Non è mai stato posto in essere da parte alcun intento fraudolento. Il fatto che si siano verificati degli erronei invii (dovuti ad errori di trascrizione da parte dei  dipendenti accertatori della mandante o ad errate trasmissioni della stessa) non  giustifica il contenuto dell’articolo. Lo studio si è sempre premurato di verificare le contestazioni che ci sono pervenute e in caso di fondatezza delle stesse di rinunciare all’azione esecutiva. Non vi è traccia, anzi il contrario, che vi sia stata alcuna condotta integrante l’elemento soggettivo del dolo”.
Parrebbe dunque non una truffa, quindi destinata inevitabilmente a ripetersi, ma un errore clericale, quindi limitato nel tempo al bimestre dicembre 2015 – gennaio 2016.
In ogni caso, resta l’invito, anche in caso di comunicazioni all’apparenza “ufficiali” di contattare la Questura e lasciare che, nel caso, sia l’autorità a confermare  la veridicità della comunicazione o far scattare gli accertamenti del caso.

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