Ci segnalano una notizia pubblicata su IlRoma.net il 4 luglio 2017:
PIMONTE. “Sono inquietanti le parole del sindaco di Pimonte, Michele Palummo, che nella puntata de “L’aria che tira” del 3 luglio ha liquidato lo stupro di gruppo su una ragazzina di 15 anni da parte di 12 suoi coetanei come una “bambinata che ormai è passata””. Celeste Costantino, Deputata Sinistra Italiana, e Stefania Fanelli, Associazione Frida Kahlo La città delle pari opportunità, si scagliano contro le istituzioni che anziché sostenere le vittime di violenza finiscono per etichettarle come “colpevoli” degli abusi subiti.
“La vittima, con la sua famiglia, in seguito alla condanna ai domiciliari del branco, è tornata a vivere in Germania ricordano le due attiviste – Dalla condanna in poi la comunità, anziché stringersi intorno a lei, l’ha stigmatizzata ed esclusa socialmente per un danno che lei ha subito e non perpetrato, come ha avuto modo di constatare il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Campania, Cesare Romano”.
“È sempre così – aggiungono in una nota – laddove una donna, in questo caso una bambina, denuncia una violenza sessuale, è lei a pagarne le conseguenze non solo per lo stupro subito, ma per l’additamento collettivo, come se fosse andata a cercarsela”.
Costantino e Fanelli ricordano i precedenti casi e lanciano l’allarme sulla possibilità che la carente risposta delle istituzioni fungano da incitazione al ripetersi in futuro di casi simili. “È già successo ad Anna Maria Scarfò a Taurianova e a una tredicenne a Melito Porto Salvo in Calabria o durante il processo per stupro ai danni di una quindicenne a Montalto di Castro nel viterbese – elencano – Fin quando le istituzioni, come nel caso del sindaco di Pimonte, liquideranno la violenza sulle donne come una ragazzata, e gli adolescenti del nostro paese non affronteranno un percorso di educazione sentimentale condiviso tra famiglia e scuola, non possiamo che aspettarci che la storia si ripeta”. È questa l’amara conclusione su una vicenda che avrebbe dovuto far vergognare l’intero paese dei Monti Lattari.
L’agghiacciante vicenda del branco era saltata alle cronache nel 2016. La vittima era innamorata del leader del gruppo di adolescenti (Il Messaggero) ed era stata attirata, nell’inganno di un sentimento corrisposto, in un luogo appartato per un incontro intimo. Il loro incontro, però, era stato filmato dal branco nella minaccia di una diffusione in rete, se non si fosse offerta a soddisfare tutti i presenti. Erano seguiti, dunque, altri video e altre minacce, fino alla denuncia ai Carabinieri sottoscritta dalla stessa vittima. Il 25 luglio 2016 il Tribunale dei Minori di Napoli aveva deciso per loro il trasferimento in una comunità con l’accusa di violenza sessuale.
Il 20 febbraio 2017 per i ragazzi sono stati disposti gli arresti domiciliari (Ansa) e il 20 marzo il Tribunale dei Minori di Napoli li ha inseriti in un programma di riabilitazione (Corriere della sera):
Quasi tutti hanno pianto, chiesto scusa e scritto lettere di rammarico alla famiglia della vittima. Il programma di riabilitazione, disposto da oggi fino all’8 ottobre del 2018, mira a concedere altro tempo a tutti i colpevoli per rimettersi in riga. Se in questo periodo i minorenni fileranno dritti, i reati di cui ora sono accusati saranno estinti. È quanto accadrà davanti al giudice tra un anno e mezzo, quando cioè i ragazzi dovranno ripresentarsi in Tribunale per la valutazione del modo in cui hanno vissuto in questi mesi.
In poche parole: il branco è ora libero (Il Giornale) e per questo la ragazza si è trovata costretta a tornare in Germania con la sua famiglia (Repubblica), avendo appreso che avrebbe potuto incontrare nuovamente i suoi aguzzini. Al centro della polemica, oggi, è il sindaco di Pimonte Michele Palummo. Le telecamere di La7 si trovavano a Pimonte per raccogliere i commenti dei residenti, per la trasmissione televisiva L’Aria che tira. Il giornalista Roberto d’Antonio ha raccolto anche le parole del primo cittadino, che si è espresso descrivendo la barbarie come una “bambinata”:
Sommerso dalle polemiche, Michele Palummo ha voluto rettificare inviando una nota a Repubblica:
Intendo, prima di ogni altra cosa, porgere le mie più sentite scuse alla nostra giovane concittadina, alla sua famiglia e all’intera cittadinanza per aver utilizzato, durante l’intervista a La 7, un’espressione infelice, assolutamente impropria e che non era affatto riferita a quanto le è purtroppo capitato. È un’espressione che non rispecchia affatto il mio pensiero, in quanto condanno, per principio, ogni forma di violenza e di sopruso, tanto più se perpetrata contro una giovane donna; ho condannato l’episodio quando è successo lo scorso anno e continuo a ritenerlo oggi un fatto quanto mai grave.
Notizia vera, dunque. Quanto l’emesi che l’ostentata leggerezza comporta.
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