Ci segnalano un articolo pubblicato questa mattina, 12 febbraio 2018, su Secolo d’Italia:
Lucky Awelima era ospitato in un albergo a 4 stelle tra Macerata e Montecassiano, l’hotel Recina. Venerdì aveva fatto in tutta fretta i bagagli ed era partito: destinazione Stazione Centrale di Milano. Secondo i suoi piani avrebbe dovuto proseguire il viaggio per la Svizzera. Ma è stato beccato dai carabinieri. Ora Awelima è nel carcere di Ancona. I suoi vicini di cella sono: Innocent Oseghale e Desmond Lucky. Tutti nigeriani, tutti e tre accusati di aver ucciso, tagliato e fatto a pezzi e poi chiuso in due trolley il corpo di Pamela Mastropietro.
Lucky Awelima alloggiava in un resort
Ci sono altri dettagli che emergono sulla vita di Lucky Awelima. Come riporta il Giornale, si scopre che il 27enne, da più di un anno (dopo essere sbarcato in Sicilia con lo status di “profugo di guerra”) alloggiava a spese dello Stato italiano in un resort che le recensioni su TripAdvisor indicano di «ottimo livello» sotto ogni profilo: servizi, accoglienza, menù, stanze. Qui un pernottamento costa circa 100 euro al giorno. Gratis per i clienti speciali come Lucky Awelima. Lui infatti era formalmente “un perseguitato politico” che l’Italia proteggeva dalle violenze del suo Paese, la Nigeria.
I tre nigeriani collegati dalla droga
Un filo conduttore unisce Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima ed è la droga. Oseghale, 29 anni, “rifugiato” espulso dal programma di protezione per spaccio (nella sua casa sono stati trovati i vestiti insanguinati di Pamela e un testimone lo ha visto disfarsi delle due valigie con dentro i poveri resti della ragazza uccisa); Desmond Lucky, pusher di piccolo cabotaggio, incensurato, accusato di aver «concorso nell’omicidio, nel vilipendio e nell’occultamento del cadavere della 18enne»; Lucky Awelima, sospettato di essere il “macellaio” che ha effettivamente sezionato il cadavere della povera Mastropietro. Awelima non lavorava: la sua “attività professionale” era legata solo al mondo dello spaccio. Anche per questa ragione, ricostruisce ancora il Giornale, la prima domanda di asilo politico presentata da Awelima era stata respinta, ma un ricorso era pendente al Tribunale di Ancona.
Come riporta anche NeXt Quotidiano, il 30 gennaio Pamela aveva incontrato Inocent Oseghale, nigeriano di 29 anni, ai giardini Diaz di Macerata, perché cercava eroina. Oseghale, dunque, l’aveva accompagnata da Lucky Desmond, connazionale 22enne di Oseghale, che le aveva venduto l’eroina. La ragazza aveva dunque acquistato una siringa in una farmacia e Oseghale l’aveva accompagnata in via Spalato:
Alle 22,30 Oseghale scende dalla casa con due trolley, di cui uno è quello che Pamela si portava dietro. Chiama un amico cittadino del Camerun e gli chiede di portarlo tra Pollenza e Casette Verdini, dove abbandona i due trolley. Quando il corpo viene scoperto il cittadino camerunense va alla polizia e racconta cosa ha fatto quella notte, indirizzando immediatamente le indagini. Intanto Oseghale e Lucky Desmond sono andati a comprare dieci litri di candeggina in un negozio e hanno già lavato l’appartamento quando arriva la polizia. Oseghale al magistrato fa prima il nome di Lucky Desmond che abita in via dei Velini a Macerata e poi quello di Isha Boy, cioè Awelima Lucky, che vive a Montecassiano nel centro d’accoglienza Hotel Recina. Isha Boy intanto è arrivato a Cremona dove ha prelevato la moglie e si è diretto a Milano, da dove vorrebbe arrivare in Svizzera. Ma viene bloccato e riportato a Macerata.
Oltre al Giornale e Secolo d’Italia, Messaggero e Cronache Maceratesi confermano:
L’uomo si trova in Italia come richiedente asilo, ha avuto il diniego da parte della commissione e pende il ricorso al tribunale di Ancona. Era già stato denunciato per immigrazione clandestina perché sbarcato nel porto di Augusta il 6 ottobre 2016.Da circa un anno e 4 mesi vive all’Hotel Recina di Montecassiano.
Quello che è certo è che Lucky Desmond e Awelima Lucky sono stati nella casa in via Spalato il 30 gennaio. Lo dice la ricostruzione delle celle telefoniche agganciate dai loro cellulari e non può essere smentita. Per questo la procura ha spiccato un fermo con le accuse di concorso in omicidio volontario e di vilipendio, distruzione e soppressione di cadavere e ha messo sul tavolo anche le diciassette telefonate brevissime in una fascia oraria che va dalle 14 alle 16 che i tre si sono scambiati.
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