NOTIZIA VERA Maria, ragazzina disabile: stuprata a turno dai profughi per 30 ore
Un articolo di Voxnews pubblicato l’8 novembre 2016 riporta un tremendo fatto di cronaca avvenuto a Torino, dove una ragazza disabile è stata sequestrata e violentata per un giorno e mezzo:
Un incubo lungo quasi un giorno e mezzo. Trenta ore in balia di tre stranieri, sequestrata nelle palazzine dell’ex Moi e violentata più volte dai profughi che da anni vivono in quelle che erano le palazzine olimpiche realizzate per Torino 2006.
Torniamo a parlare del dramma terribile vissuto dalla ragazza disabile di 21 anni, perché ieri c’è stata in appello per gli stupratori: 8 anni e quattro mesi di carcere per i primi due profughi africani, otto anni all’altro profugo africano. Quella che per noi è una condanna ridicola.
La sentenza di appello è stata pronunciata ieri mattina e ha confermato la decisione del primo grado che aveva stabilito una provvisionale di 120mila euro per la famiglia della vittima, mentre il Comune – costituitosi parte civile per il “danno di immagine” che sostiene di aver ricevuto dalla vicenda – ne ha ottenuta una di 5mila. E questo è vergognoso: semmai, il Comune doveva essere ritenuto responsabile di quanto accaduto, nelle persone dell’allora sindaco Fassino e dell’assessore alla Sicurezza. Dovrebbe pagare per complicità nello stupro anche il Prefetto e i magistrati che nulla hanno fatto per ottenere lo sgombero coatto degli stabili.
I fatti risalgono alla fine dello scorso mese di maggio e dal momento dell’arresto, i tre profughi di 28, 31 e 32 anni sono rinchiusi carcere.
In appello, come in primo grado, i difensori hanno difeso gli stupratori con la bizzarra tesi della “difficoltà di esprimere consenso” da parte della ragazzina e sulla capacità dei tre imputati di riconoscere il suo stato di infermità.
Se non sono capaci di capire che una ragazzina è disabile mentalmente e che non vuole essere stuprata da loro, è evidente che l’Italia non è il posto per questa gente dal QI troppo basso rispetto alla media europea.
A proposito: le palazzine sono ancora occupate dai cosiddetti profughi africani. E lì spacciano. Hanno il covo, vero Appendino?
Abbiamo evidenziato in rosso le parti della notizia che non ci interessano, essendo parte distintiva del taglio “editoriale” degli autori di Voxnews.
La notizia è vera, anche se non vi sono prove sul fatto che la terribile violenza sessuale si fosse protratta per tutte e 30 le ore del sequestro.
Il 27 maggio 2015 Luisa, una ventenne affetta da problemi psichici, era salita sull’autobus per andare a scuola. Durante il tragitto aveva incontrato tre ragazzi con i quali si era creato uno scambio di sorrisi e fiducia, tanto da portare la ragazza a seguirli. I suoi aguzzini l’avevano segregata nei sotterranei dell’ex-Moi, il complesso costruito durante le Olimpiadi Invernali del 2006 e occupato abusivamente dal 2013.
La ragazza è stata violentata per delle ore. Nel frattempo, i famigliari e i Carabinieri la cercavano per l’intero quartiere Lingotto, dove viveva, e il suo telefonino squillava a vuoto. Il 28 maggio un amico di famiglia la ritrovava per puro caso, in compagnia di tre ragazzi di colore che, alla vista dell’uomo, si mettevano in fuga.
Gli investigatori si erano messi subito all’opera con appostamenti proprio nei pressi dell’ex villaggio olimpico. Durante l’operazione, scattarono diverse fotografie alle persone che entravano e uscivano dalle palazzine, fino a quando Luisa aveva riconosciuto i suoi aguzzini. Si trattava di un somalo, un ghanese e un nigeriano, tutti e tre arrestati con l’accusa di sequestro di persona e violenza di gruppo.
Nel febbraio 2016 arrivarono le condanne: due degli aguzzini vennero condannati a 8 anni e 4 mesi, il terzo a 8 anni. La famiglia di Luisa ottenne 120 mila euro di risarcimento, mentre il Comune di Torino – che si era costituito parte civile – ne ricevette 5 mila per il danno d’immagine.
Secondo l’avvocato Antonio Foti, legale degli imputati: «La giovane ha seguito volontariamente i tre dopo essere stata avvicinata su un autobus» e non si poteva parlare, dunque, di rapporto di coercizione in quanto: «Tutto si gioca su una asserita “difficoltà a esprimere consenso” da parte della donna e sulla capacità dei tre imputati di riconoscere il suo stato di infermità». Ancora: «Ma come si può immaginare che tre giovani arrivati da Ghana, Nigeria e Somalia possano rendersi conto che la ragazza, per colpa di una lieve patologia fisica, non riesce a parlare fluentemente?»
A incastrare i ragazzi, però, non sono state solamente le parole di Luisa, bensì le lesioni che il suo corpo presentava dopo la sua liberazione.
La notizia è dunque vera. La ragazza disabile è stata sequestrata per 30 ore e violentata nell’ex Villaggio Olimpico di Torino.
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