In questi giorni su Facebook sta girando un’immagine:
L’immagine fa riferimento a un brutale episodio di violenza sessuale consumatosi a Bergamo nella notte tra il 4 e il 5 Gennaio 2013. La vittima era una 24enne incinta di poche settimane, sorpresa dall’aggressore nel Borgo di Santa Caterina mentre raggiungeva la sua auto parcheggiata dopo una serata trascorsa con le amiche. La vicenda veniva riportava dall’Eco di Bergamo del 10 Gennaio 2013.
L’11 Gennaio 2013 il Corriere riportava l’arresto dello stupratore. Si trattava di un cittadino di origini kosovare, Vilson Ramaj di 32 anni. A consentire ai poliziotti il riconoscimento era stata la descrizione fornita dalla vittima. Padre di due bambine, l’aggressore era stato messo agli arresti domiciliari su richiesta del pm Gianluigi Dettori. La rabbia della comunità era sfociata in tensioni e minacce di gruppi di persone che stazionavano sotto l’abitazione dell’arrestato, per questo il suo legale aveva richiesto il cambio del luogo degli arresti domiciliari. La richiesta era stata considerata legittima dal procuratore di Bergamo Francesco Dettori.
La popolazione protestava contro il provvedimento degli arresti domiciliari, e alla contestazione rispose il procuratore Francesco Dettori in una dichiarazione rilasciata all’Eco di Bergamo il 13 Gennaio 2013: «Francamente non capisco che problemi ci siano… La giustizia non può cedere alla piazza, ma deve rispettare i principi sanciti in primis dalla Costituzione: mi riferisco in particolare all’articolo 27, secondo comma, che è la presunzione di innocenza».
A infiammare ulteriormente le proteste fu, però, una considerazione espressa sempre dal procuratore Francesco Dettori allo stesso Eco di Bergamo e pubblicata il 15 Gennaio 2013. L’opinione pubblica parlava di allarme criminalità a seguito di un ulteriore fatto di violenza nel capoluogo bergamasco, consumatosi il 12 Gennaio 2013 ai danni di Mohamed Ammerti, titolare del bar Coconut ucciso da tre colpi di pistola esplosi da un uomo che si era presentato nel suo locale insieme ad altri complici. Il dottor Francesco Dettori respingeva l’allarme criminalità invocato dai cittadini senza però negare la gravità degli episodi, considerandoli di matrice diversa. Il procuratore sosteneva che prima dei due fatti incresciosi Bergamo non era mai stata un’isola felice. Di seguito riportiamo le parole rilasciate nell’intervista:
«Le donne sono l’anello debole di una società in cui è parzialmente ancora inculcata l’assurda mentalità della femmina come oggetto del possesso. Lo dico con tutto il rammarico, ma sarebbe bene che di sera non uscissero da sole».
Ma così sembra che la ragazza sia andata a cercarsela.
«Non voglio colpevolizzare la giovane che ha subito violenza, anzi a lei vanno le nostre scuse per non aver saputo offrire la degna protezione. Ma a volte bisogna ragionare in termini reali».
Non le sembra una sconfitta?
«Sì, vero: è una sconfitta della convivenza civile».
Ci sono rimedi?
«L’episodio è chiaramente collegato a un difetto di vigilanza. Bisogna intensificare il controllo del territorio, soprattutto di notte».
L’invito alla premura da parte delle donne portò a due lettere. La prima da parte di Elisabetta Olivari, candidata PD alle Regionali; la seconda da parte di Matteo Oriani, consigliere provinciale PdL). Nella lettera di Elisabetta Olivari leggiamo:
Egregio Procuratore della Repubblica, Dottor Francesco Dettori, Sono una donna, ho 34 anni, abito in città, lavoro in città, faccio politica in e per la mia città. Sono Candidata al Consiglio Regionale della Lombardia per le prossime elezioni del 24-25 febbraio. Contando che la campagna elettorale si organizza anche con incontri, riunioni, assemblee serali – dopo cena e almeno fino alla mezzanotte – Le chiedo: ci sta forse suggerendo di restare a casa? Di rinunciare agli appuntamenti serali perché troppo rischioso rincasare la sera? Di rinunciare, perché donne? Voglio credere che il senso della sua frase sia stato male interpretato. Da Lei, dalle forze dell’ordine, dai rappresentanti delle Istituzioni e da tutti coloro che hanno un ruolo (e una responsabilità!) noi donne vorremmo sentire ben altre parole. Parole che devono contribuire, insieme ai fatti, a creare una cultura condivisa basata innanzitutto sul rispetto, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Questo per me significa: promuovere – anche dando un peso alle parole – una cultura basata sulle pari opportunità; costruire città vivaci, illuminate, pulite (sì, pulite!); incoraggiare in ogni modo possibile il senso di comunità che ci fa sentire, tutti, responsabili del bene comune; garantire alle forze dell’ordine le risorse adeguate per essere presenti sui nostri territori. E infine, affrontare con il cuore, con la testa e con il portafoglio le gravi marginalità, che restano sveglie anche quando si spengono le luci del giorno. Ad ogni modo, io continuerò a far circolare le mie idee anche dopo l’orario dell’aperitivo! Sono certa che farà il tifo per donne!
Elisabetta Olivari (candidati alle Regionali per il Pd)
Nella lettera di Matteo Oriani, infine, leggiamo:
«La dichiarazione rilasciata alla stampa dal Procuratore di Bergamo Francesco Dettori («Lo dico con tutto il rammarico, ma sarebbe bene che di sera [le donne] non uscissero da sole») mi lascia esterrefatto. Compito di chi si occupa della gestione pubblica non è arrendersi alla criminalità ma fornire maggiore sicurezza ai cittadini. Se le donne fossero costrette a girare “scortate” sarebbe un fallimento per qualsiasi servitore dello Stato, che sia un politico o un magistrato». Ad affermarlo è il consigliere provinciale del Popolo della Libertà Matteo Oriani, che insiste sulla necessità di investire sulla sicurezza a Bergamo: «La frase di Dettori ha il sapore di una vera e propria resa delle istituzioni. Ma non è alzando bandiera bianca che si impedirà ai criminali di colpire, anzi – afferma – È necessario reagire con forza e migliorare la sicurezza: con più forze dell’ordine a Bergamo, con maggiori controlli, con pene più severe e certe per chi compie reati».
Matteo Oriani (consigliere provinciale Pdl)
Notizia vera, dunque. Francesco Dettori ha realmente pronunciato quella frase. Lasciamo a sé, piuttosto, ciò che il meme riporta in chiusura inserendo gli immigrati nel solito minestrone per definirli tutti stupratori, spacciatori e assassini. Siamo di fronte all’ennesimo pretesto per manifestare, sottilmente, un odio razziale scontato e già visto.
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