Ci segnalano i nostri contatti il seguente articolo, targato Corriere della Sera:
Era preoccupato «per l’immagine se si dovesse sapere» dei soldi da portare Svizzera. Due milioni di euro mai dichiarati, frutto delle esibizioni alle Feste dell’Unità, nè tantomeno «scudati». Tutto al nero. Ma il reato di evasione fiscale è prescritto e dunque l’ inchiesta sulla presunta maxi evasione del cantante Gino Paoli va archiviata. La richiesta, come anticipato da La Stampae da Il Secolo XIX, è stata presentata nei giorni scorsi dal pm genovese Silvio Franz che ha coordinato l’inchiesta condotta lo scorso anno dalla guardia di finanza.
Il cantautore, difeso dall’avvocato Andrea Vernazza, aveva concordato con l’Agenzia delle Entrate una rateizzazione per estinguere il debito con l’Erario. Nel frattempo è arrivata la richiesta del pm: poiché non è possibile determinare con certezza la data di inizio dell’evasione, che dovrebbe comunque essere datata prima del 2008, va prescritta.
La vicenda era emersa lo scorso anno ed era nata da una costola dello scandalo sulla truffa a banca Carige che portò in carcere, tra gli altri, l’ex presidente dell’istituto di credito Giovanni Berneschi e anche il commercialista Andrea Vallebuona, al quale lo stesso cantautore si rivolse per far rientrare 2 milioni «in nero» trasferiti su un conto aperto in una banca svizzera. Durante le intercettazioni ambientali, utilizzate dalla procura durante l’indagine su Carige, lo stesso Paoli viene sentito mentre discute del «rimpatrio» del denaro «senza doverlo scudare». Secondo le Fiamme gialle e il pm, Paoli non avrebbe pagato all’erario 800mila euro derivanti dalla mancata dichiarazione dei redditi su quei 2 milioni di euro, secondo l’accusa frutto di pagamenti in nero per le esibizioni alle feste dell’Unità.
E la notizia è vera.
La citata La Stampa entra nel dettaglio, ricordandoci l’esistenza di due tronconi.
Dal punto di vista penalistico, i reati tributari si prescrivono in un periodo che va dai sei agli otto anni a seconda della fattispecie
Nei reati tributari i tempi di prescrizione hanno subìto da qualche anno delle modifiche e occorre distinguere le violazioni commesse fino al 17 settembre 2011 dalle successive, tenendo presente che per i reati dichiarativi la consumazione del delitto coincide con la presentazione della dichiarazione (ovvero trascorsi 90 giorni dal termine in caso di omessa presentazione). Nella maggior parte dei casi, quindi, seguono i nuovi – e più lunghi – termini prescrizionali le dichiarazioni relative al periodo di imposta 2010 (salvo presentazioni precedenti al 17 settembre 2011). Fino a tale data i reati tributari si prescrivono in sei anni (sette e mezzo se operano cause interruttive).
A partire dal 17 settembre 2011, invece, i delitti fiscali si prescrivono in otto anni (dieci con l’interruzione), fatti salvi quelli di omesso versamento, indebita compensazione e sottrazione fraudolenta che continuano a prescriversi in sei anni.
Quindi, il reato commesso da Gino Paoli andrà sicuramente prescritto.
Dal punto di vista amministrativo e civilistico tutte le testate che hanno parlato della vicenda concordano come, almeno sin da Aprile , il cantautore si è dimostrato collaborativo ed incline a saldare tutte le pendenze col fisco, e la Stampa, odiernamente, conferma che tale impegno è ancora in corso.
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