NOTIZIA VERA E PRECISAZIONI Verona, prete si fa crocifiggere: “Per i migranti e i disoccupati”
Ci segnalano un articolo pubblicato il 30 marzo 2018 sul Giornale:
Verona, prete si fa crocifiggere: “Per i migranti e i disoccupati”
Don Diego Castagna, 41 anni, parroco di Arcole, si fa crocifiggere in piazza ad Arcole (Verona): “L’idea partita dalla presenza di migranti nella nostra comunità”
Don Diego Castagna, 41 anni, parroco di Arcole, a Gesù dice di assomigliargli “nell’aspetto, non per essere adorato come lui”.
Eppure quella sua somiglianza l’ha fatta fruttare in questi giorni di Settimana Santa. Ieri sera, infatti, nella sua parrocchia si è svolta – come in diverse parti del mondo – la Via Crucis, ricordo della passione del Figlio di Dio. Ebbene: don Diego non si è limitato a ripercorrere il viaggio del Nazareno al Golgota solo idealmente, lo ha fatto nella pratica: trasportando la croce in giro per la città. Infine: arrivato sul “luogo del cranio”, si è fatto pure crocifiggere. Fingendo di morire.
Mica è da tutti farsi crocifiggere. “Da tempo la recitazione è una mia passione – ha detto don Diego al Corriere – ho scritto io la sceneggiatura di questa Via Crucis”. Non poteva mancare, ovviamente, un richiamo all’attualità e all’ormai ricorrente tema dei migranti: “È una provocazione – spiega – contiene molti elementi di contemporaneità: il tema dei profughi, quello del femminicidio e della violenza contro le donne, la perdita del lavoro. Se Cristo oggi fosse tra noi, si occuperebbe di questo, sarebbe in prima linea tra i profughi, tra le donne e accanto a chi ha perso il lavoro”. Tre le tappe della serata: donne, migranti e disoccupati: “Il mio percorso di sacerdote è sempre stato accanto agli ultimi – dice – vicino ai poveri e a chi sta ai margini. L’idea di questa Via Crucis è partita proprio dalla presenza di un gruppo di profughi nella nostra comunità. Così Gesù sbarca ad Arcole da un barcone, insieme ai migranti. E poi ad una successiva stazione, è chiuso in gabbia con le donne picchiate, sfregiate, violentate, che poi verranno liberate. Infine marcia sopra un carro con chi ha perso il lavoro per la crisi”. Un po’ lontano, insomma, dalla Sacra rappresentazione cui siamo abituati: la cattura, il processo, “Gesù cade per la prima volta”, Ponzio Pilato, Barabba, le pie donne e via dicendo.
In fondo don Diego ha avuto anche esperienze di missioni di Ecuador e vorrebbe “abbattere ogni muro che divide”. La rappresentazione della via Crucis l’ha realizzata insieme all’amico Maggeo Buratti D’Arcole. A completare la scena circa 60 attori concittadini (guarda il video).
Il Giornale, alla pari di Secolo d’Italia (“Prete si fa crocifiggere durante la Via Crucis: «L’ho fatto per i migranti»”) e – peggio che mai – VoxNews (“Prete feticista si fa crocifiggere per i suoi profughi”) concentrano il loro titolo sull’argomento migranti e tralasciano altri due dettagli che, a onor del vero, cambiano i connotati dei retroscena dell’iniziativa del parroco.
Il quotidiano locale L’Arena scrive:
È stata una Via Crucis intensa e spettacolare al contempo, quella messa in scena per le vie del centro abitato con la regia di Maffeo d’Arcole: una performance artistica tra le più riuscite, seguita da circa 300 persone.
In poche parole, don Diego Castagna ha voluto mettere in scena una Via Crucis che, come riferiva al Corriere il 30 marzo, doveva essere «una provocazione» che contenesse «molti elementi di contemporaneità: il tema dei profughi, quello del femminicidio e della violenza contro le donne, la perdita del lavoro. Se Cristo oggi fosse tra noi, si occuperebbe di questo, sarebbe in prima linea tra i profughi, tra le donne e accanto a chi ha perso il lavoro». Dalle stesse parole del sacerdote, dunque, emerge che i migranti non fossero l’unico tema al quale era indirizzata la messa in scena della Passione.
L’idea di questa Via Crucis è partita proprio dalla presenza di un gruppo di profughi nella nostra comunità. Così Gesù sbarca ad Arcole da un barcone, insieme ai migranti. E poi ad una successiva stazione, è chiuso in gabbia con le donne picchiate, sfregiate, violentate, che poi verranno liberate. Infine marcia sopra un carro con chi ha perso il lavoro per la crisi.
L’Arena approfondisce. Oltre all’approdo su un barcone per la memoria sui migranti, è la stazione delle donne:
Il parroco di Arcole, don Diego Castagna, che ben si presta a impersonare Gesù per il suo aspetto, ha trascinato la grande croce di legno, fino ad incontrare davanti alla chiesa in una gabbia le «donne senza volto». Una prigione con all’interno le donne violentate, sfregiate e picchiate da coloro che dichiarano di amarle. Donne «che non hanno più lacrime da versare», ha rimarcato la voce narrante. Sono state liberate a passo di danza, una ad una, da Laura Poggiato, ballerina arcolese. Gesù–don Diego, è entrato con loro nella gabbia e ha confortato a una a una le donne senza volto.
Per lavoro e disoccupazione, aggiunge:
Lavoratori rimasti senza occupazione. Lavoratori feriti o morti nello svolgimento del proprio dovere. Aziende che non ce la fanno più ad andare avanti. Ditte rimaste senza commissioni, costrette a licenziare. Gli operai sono scesi dal carro: per ultimo è sceso anche Cristo, che ha fatto l’ultimo tratto di strada, quello che lo separava dal ponte sull’Alpone, caricando su se stesso e sulla croce che ha portato, anche i mali del mondo dell’occupazione di oggi.
Osiamo dire che è dunque comodo e affrettato gettare subito la parola migranti nel titolo, come a voler sottolineare che al centro di tutta l’interpretazione della Via Crucis vi fossero solamente i profughi che tanto bombardano le membra dei mendicanti del web. A dispetto di quanti non leggono oltre il titolo, invece, ricordiamo con una lista intuitiva e di facile comprensione che la Via Crucis messa in scena ad Arcole da don Diego Castagna interessava:
- Migranti;
- Donne vittime di violenza;
- Crisi del lavoro.
3 punti ben sensibili e ben attuali, attraverso i quali è passata la Passione di un Cristo portato alla Croce in una re-interpretazione al passo con la contemporaneità.
In estremo disaccordo si è trovato il Circolo Cattolico Christus Rex di Arcole, nella persona di Matteo Castagna che ha considerato l’iniziativa «Una pagliacciata senza precedenti, una Via Crucis blasfema, inscenata con la finta crocifissione di un giovane parroco, per fortuna solo nel cognome mio omonimo». Lo riporta Verona News.
I membri del Circolo hanno anche recapitato una lettera a don Diego Castagna, con il quale avevano concordato un incontro non andato a buon fine.
La notizia è dunque vera, ma parliamo anche di precisazioni in quanto la Via Crucis non interessava solamente i migranti.
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