NOTIZIA VERA E PRECISAZIONI Digitale terrestre, è caos: nel 2020 si cambia di nuovo

L’abbiamo già spiegato dettagliatamente qui: ACCHIAPPACLICK Da gennaio 2017 alcuni televisori saranno illegali: ecco quali e qui: PRECISAZIONI Non è una bufala: presto dovremo cambiare tutte le nostre Tv, a cui rimandiamo per chiunque volesse approfondire la notizia.

La storia continua comunque a ripetersi in più frangenti (a maggior ragione perché il fatidico gennaio 2017 è arrivato) come nel caso di centrometeoitaliano.it, che ha rilanciato la notizia dal titolo: Digitale terrestre, è caos: nel 2020 si cambia di nuovo.

Il Parlamento sta per approvare la nuova legge che prevede entro il 30 giugno di recepire le nuove disposizioni della Comunità Europea
Digitale terrestre, è caos: nel 2020 si cambia di nuovo – Rivoluziona in atto per i televisori: entro il 30 giugno 2020 dovranno cambiare i loro televisori o comprare un nuovo decoder esterno se vorranno continuare a vedere i canali del digitale terrestre. Come riferisce Repubblica citando due documenti parlamentari, Rai, Mediaset e La7 saranno costrette a cambiare la tecnica di trasmissione del loro segnale tv, passando al digitale terrestre di seconda generazione (DVB-T2) e forse un software in grado di comprimere il segnale HEVC. Il Parlamento italiano (mercoledì voterà la Camera, il Senato ha già approvato) è chiamato a recepire una Proposta di Decisione della Commissione europea che vuole liberare la “banda 700” dai segnali tv occupati da 6 emittenti italiane per riservarla a collegamenti internet ultraveloci (4G e 5G) per tablet e smartphone.

La linea dell’Europa – I documenti di Senato e Camera – il primo già approvato, il secondo in votazione mercoledì – precisano la posizione italiana su una Proposta di Decisione della Commissione europea. La Commissione vuole mettere ordine nell’etere e in particolare su un binario di frequenze di qualità. È la “banda 700”. Questa banda è tuttora occupata dalle emittenti tv (6 in Italia) mentre l’Europa la destina alle società di telecomunicazioni, che la useranno per offrirci collegamenti Internet ultraveloci (4G e 5G) da tablet o smartphone. In questo caso, rimarrebbero a disposizione sul “vecchio” digitale terrestre solo 14 canali liberi. Da qui l’esigenza per tutte le emittenti di adottare il digitale terrestre di seconda generazione.

Quanto spenderemo e quando – I costi per famiglie e aziende? Come sottolinea Repubblica, un piccolo televisore di 22 pollici compatibile con il digitale di seconda generazione costa oggi dai 140 ai 165 euro, mentre un decoder dai 30 ai 446 euro. Da gennaio 2017 saranno quelli di seconda generazione saranno gli unici apparecchi in vendita.

L’articolo di Repubblica Caos televisori in arrivo: gli apparecchi degli italiani a rischio rottamazione, citato dallo stesso centrometeoitaliano.it, riporta:

La Rai segue da vicino la situazione e ha messo a punto una sua strategia. La televisione di Stato intanto guarda ai fatti e ritiene ancora valida la scadenza del 2022, che non è stata ancora ufficialmente anticipata. La Rai stima che, nel 2022, le famiglie avranno già “buttato” i televisori di primissima generazione perché troppo vecchi, per un ricambio naturale. In quel momento gli italiani avranno per il 30% televisori nuovi (capaci di vedere i canali trasmessi in Mpeg-4) e per il 70% televisori nuovissimi (con il digitale terrestre di seconda generazione e lo standard di compressione Hevc). Poco alla volta, già nei prossimi mesi, i ripetitori pubblici cominceranno a proporre i programmi con un doppio standard: all’Mpeg-4 associerà anche il digitale di seconda generazione, in modo da gratificare le famiglie con gli apparecchi più evoluti. Entreremo, dunque, in una nuova stagione di simulcast. Viale Mazzini sottolinea anche che i televisori nuovissimi saranno comunque in grado di gestire l’Mpeg-4 (essendo retrocompatibili) e si sente di escludere che gli italiani dovranno dotarsi – in questo cammino – di decoder esterni.

Nessun allarme e nessun effetto simile a quando nel 2012 siamo dovuti passare al Digitale, quindi, bensì un lento e graduale affiancamento che non dovrebbe produrre gravi disagi.

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