Ci è stato segnalato questo articolo, pubblicato dal sito Noi Radiomobile il 13 marzo 2017:
Dopo la condanna di primo grado i colleghi da tutta Italia si tassarono per pagargli le spese processuali. Adesso quel denaro gli farà comodo.
Sì, perché il carabiniere che arrestò in flagranza di reato un magrebino mentre rubava rame in una nota azienda del capannorese, è stato condannato anche in Appello.
O meglio, il secondo grado ha confermato la decisione della prima fase dibattimentale. Oggi la seconda.
L’esito? Una lieve diminuzione di pena di due mesi, da sei a quattro, ma nessun euro di sconto sul risarcimento danni: oltre ad una provvisionale di 3500 euro già pagata, altri quattro mila per un totale di 7500 e altri duemila per ulteriori spese, oltre a quelle processuali.
Tra novanta giorni, con la pubblicazione della sentenza, con il suo legale Andrea Balducci del foro di Lucca, deciderà se ricorrere o meno in Cassazione.
E’ la storia del carabiniere che arrestò un ladro in flagranza di reato, ma secondo i giudici lo fece (versione adesso confermata) con troppa violenza.
Respinto il ricorso in Appello del carabiniere capannorese, decorato e con una brillante carriera maturata durante missioni internazionali, che era stato rinviato a giudizio e condannato in primo grado per il reato di lesioni personali con l’aggravante dell’articolo 61 del codice penale, aver commesso il fatto in violazione di doveri inerenti ad un pubblico servizio.
In camera di consiglio i giudici hanno ribadito quanto stabilito nel primo dibattimento. Il 12 settembre del 2011 il carabiniere intervenne su un colpo in un’azienda della Piana.
Nel corso di una perlustrazione la pattuglia decise di effettuare controlli all’interno dello stabilimento nel quale in passato si erano verificati diversi furti del cosiddetto “oro rosso”.
In un capannone c’erano bobine di rame accatastate. Uno dei due rappresentanti delle forze dell’ordine sorprese un individuo intento a sfilacciare con un trincetto i fili del prezioso metallo che tentò di fuggire. Venne però bloccato e immobilizzato con le manette.
L’arrestato sostenne che al momento della cattura uno dei carabinieri gli aveva provocato ferite trascinandolo. Lo straniero accusò un malore e fu accompagnato al Pronto Soccorso dove lamentò dolori al collo e ad un fianco sostenendo che a cagionare tutto ciò era stato il trascinamento durante la colluttazione. Da qui il processo e la condanna.
La vicenda fece il giro d’Italia e scatenò polemiche a non finire: come dovevano sentirsi coloro che cercando di assicurare alla giustizia i malviventi per 1200 euro al mese, magari rischiando la vita, dovevano poi incappare in queste disavventure?
Scattarono interrogazioni parlamentari e ne parlò tutta la Penisola, con attestati di solidarietà che piovvero ovunque al militare dell’Arma.
Iniziamo subito affermando che, al di là dei toni sensazionalistici del titolo, la notizia è vera, come riportato in maniera decisamente più sobria da Il Tirreno e Il Giornale, rispettivamente in data 9 e 14 marzo 2017. Del caso si era comunque già parlato tempo addietro, come testimonia questo articolo, sempre de Il Tirreno, del 26 febbraio 2015, quando il carabiniere era stato condannato in primo grado.
Al momento, come specifica il succitato articolo de Il Giornale, il legale dell’imputato sta decidendo se ricorrere o meno in Cassazione:
In primo grado il militare era stato condannato a 6 mesi, adesso in secondo grado è scattato uno sconto di pena di due mesi. Ma nessun ritocco è stato dato alla cifra che il carabiniere dovrà sborsare a titolo di risarcimento. Il legale, l’avvocato Andrea Balducci, adesso deciderà se ricorrere in Cassazione. L’arresto, va sottolineato, avvenne in flagranza di reato.
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