Categorie: Notizia Vera

NOTIZIA VERA Diciottenne bruciato dalla sua stessa famiglia: “è omosessuale”

Ci segnalano questo articolo di theSocialPost.it del 19 Maggio 2015:

Malik ha 18 anni, vive in Azerbaigian e lo scorso 12 agosto è stato punito dalla sua famiglia per essere omosessuale in maniera atroce.

La notizia è stata resa nota dall’Alleanza LGBT dell’Azerbaigian, un’organizzazione per la difesa dei diritti degli omosessuali di cui lo stesso Malik faceva parte.

Nei due mesi precedenti all’aggressione, Malik aveva ricevuto numerose intimidazioni su Facebook da parte di una persona che minacciava di rivelare la sua omosessualità. Lo scorso 12 agosto la minaccia si è concretizzata: una foto che ritraeva il giovane ragazzo mentre partecipava ad un gay pride è stata inviata alla famiglia.

Non accettando l’omosessualità del figlio, la famiglia ha deciso di punirlo in modo esemplerare. Dopo averlo riempito di botte hanno cercato di bruciarlo vivo con la benzina. Malik è riuscito a scappare e ora si trova in un posto sicuro, senza nulla con sé, nemmeno i documenti necessari per espatriare.

Malgrado l’Azerbaigian sia un paese laico che non riconosce l’omosessualità come reato dal 2012, la componente musulmana della popolazione conserva una forte ostilità riguardo a questo tema. La maggior parte degli omosessuali del paese sono costretti a nascondere la propria identità sessuale, sia per ragioni familiari, come nel caso di Malik, che lavorative proprio per evitare ogni possibile discriminazione.

Lo scorso gennaio un altro caso aveva suscitato numerose polemiche: il suicidio del leader del Gruppo LGBT liberi dell’Azerbaigian, il ventenne Isa Shakhmarli, il quale si era impiccato con una bandiera arcobaleno, lasciando scritto “Non sopporto più di vivere in questo Paese e in questo mondo. Siete tutti colpevoli per la mia morte, questo mondo non sa maneggiare i miei veri colori“. A pochi giorni dalla sua morte, durante il funerale, gli abitanti della zona hanno lanciato delle pietre sulle auto dei partecipanti come segno di dissenso con la scelta di seppellire il corpo di un omosessuale nel loro stesso cimitero.

Questi episodi di omofobia hanno indotto la comunità LGBT a proporre un disegno di legge per la protezione delle minoranze sessuali; inoltre le organizzazioni che operano a favore dei diritti degli omosessuali chiedono che ci sia un’educazione più aperta all’interno delle scuole e che il 22 gennaio venga riconosciuto come “giorno dell’orgoglio gay”, in memoria del suicidio del leader del gruppo.

Il fatto è stato denunciato in questo post, come dice l’articolo, della pagina Facebook Nefes LGBT Azerbaijan Alliance:

Possiamo dunque avere la conferma che il ragazzo è vivo. La tragica verità di Malik (nome fittizio) è un ritratto del pregiudizio che insiste contro la comunità LGBT da parte della popolazione dell’Azerbaijan. Maggiori dettagli ci vengono dati da EurasiaNet, un network d’informazione sull’Asia Centrale, Caucaso, Russia e Asia sud-occidentale. In questo articolo del 27 Agosto 2014, si legge che Malik, 19enne, fu svegliato una mattina di Agosto dal rumore e dalla sensazione esser colpito da schizzi di benzina. Sua madre gridava furente e si apprestava a bruciare un frammento di carta. Improvvisamente Malik capì: sua madre voleva bruciarlo vivo. Il ragazzo raccontò a EurasiaNet di esser stato salvato dalla sorella, che impedì alla madre di portare a termine il suo intento. La madre prese a graffiarlo fino a farlo sanguinare fin quando egli, spaventato e dolorante, scappò a casa di un amico. Ancora, Malik afferma che sua madre già sapeva della sua omosessualità, ma non voleva accettarla. Ne era venuta a conoscenza da quando le giunse voce di una partecipazione di suo figlio a un seminario LGBT a Baku, un evento pubblico.

EurasiaNet ci spiega che Azerbaijan è una società di cultura musulmana, e la sua legislazione non condanna l’omosessualità. Allo stesso tempo, però, non tutela le minoranze sessuali contro la discriminazione. Questa affermazione può essere confermata da un altro episodio, sempre denunciato dall’Alleanza LGBT Azerbaijan. Isa Shahmarli, 20enne e attivista dell’Alleanza, si era tolto la vita il 22 Gennaio 2014 impiccandosi con una bandiera arcobaleno. Nelle ultime parole rilasciate su Facebook si poteva leggere tutto il suo disagio: “Questo Paese, questo mondo non fa per me. Siete tutti colpevoli della mia morte“.

In suo onore, la LGBT Azerbaijan Alliance festeggia il 22 Gennaio la giornata dell’orgoglio omosessuale.

Tornando all’articolo di EurasiaNet, ci viene raccontato anche il caso di una ragazza di 22 anni che amava vestirsi in abiti maschili e considerarsi uomo. I suoi famigliari, spesso, le nascondevano i vestiti e la segregavano in casa, minacciandola di morte se non avesse cominciato a vestirsi da donna.

Sono dunque episodi molto frequenti, a quanto pare, nell’Azerbaijan. Il caso di Malik non è il primo episodio di discriminazione dell’orientamento sessuale tra le mura di casa.

È una notizia vera e il ragazzo, fortunatamente, è vivo.

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