Gira da ieri, perlopiù su alcuni siti di controinformazione (non avendo raggiunto la stampa generalista), la notizia per cui il sindaco di Borgosesia, comune nella provincia di Vercelli, avrebbe instaurato una sorta di “ritorsione” nei confronti degli indiani residenti nel suo comune, subordinando la concessione di ogni sovvenzione comunale cui sarebbero altrimenti titolati ex lege ad una sorta di moderno “auto-da-fé”, ovvero ” una dichiarazione di condanna dell’atteggiamento del Governo del proprio Paese sulla vicenda dei Marò”
La notizia purtroppo NON E’ UNA BUFALA (
https://www.facebook.com/147402563139/photos/a.406415343139.198398.147402563139/10152754097133140/?type=1 ). Lo stesso sindaco la rilancia infatti sulla sua fanpage personale.
Ma attenzione, ciò non vuol dire che sia possibile, o che, come inferito non già dal sindaco, ma dai siti che hanno rilanciato la notizia, le regole del diritto internazionale, e quindi la “moral suasion”, siano applicabili a singoli cittadini.
Ipotizzate per un istante uno scenario in cui, per dirne una, lo Stato di New York, scontento del trattamento tributato ad Amanda Knox dai nostri media, decida di imporre un simile auto-da-fé ai cittadini italiani ed italoamericani: sembrerebbe istantaneamente un atto meno condivisibile, vero?
A differenza del diritto internazionale, il tentativo di regolare i rapporti tra entità impalpabili ed intangibili come “Gli Stati”, il diritto si basa su una serie di concetti cardine. Ogni cittadino (comprendendo anche i residenti con stabile permesso di soggiorno) è eguale davanti alla legge agli altri, a parità di condizioni latore e centro di imputazione degli stessi diritti e doveri, a parità di adempimenti. Ed ogni individuo è responsabile solo di sé stesso.
Postulando che di certo un immigrato dall’India, senza alcun potere, non ha il potere di moral suasion che tale atto postula (Sarebbe come chiedere, appunto, ad un pizzaiolo Italoamericano di ottenere dal Governo Italiano scuse ufficiali e ricchi risarcimenti per Amanda Knox), resterebbe aperto il tema della qualità discriminatoria di tale atto.
Allo scrivente non è concesso certo anticipare le intenzioni future di persone ed enti di diritto, ma senz’altro, qualora un cittadino indiano sul nostro suolo si vedrà attinto da un immotivato diniego per aver negato un simile “atto di supporto” ai Marò, ben potrebbe impugnare tale decisione, probabilmente ottenendo per via giudiziaria ciò che gli sarebbe spettato per via amministrativa.
Oltre al sensibile aggravio di costi in carico al comune, quindi alla collettività, avremmo rinfocolato un clima di odio tra i due popoli: laddove la via diplomatica potrebbe portare ad una soluzione di accordo con l’India, un clima di “muro contro muro” non potrà che scatenare una inevitabile “corsa alle armi”.
E proprio perché il diritto internazionale non ha altra arma che la “moral suasion”, va ricordato che si prendono sempre più mosche col miele che col picchietto: lo scrivente, sia pur ribadendo che questa NON E’ UNA BUFALA, non può per chiedersi se ci siano altri metodi per dirimere una controversia.
“Occhio per occhio rende il mondo cieco”: mai come ora questo adagio va ricordato.