È stato il decreto sugli immigrati islamici imposto da Trump a far terminare in modo inaspettato la vacanza di un’italiana trentaquattrenne. Un periodo di ferie in Centro America è finito con le manette ai polsi mentre le autorità aeroportuali americane scavavano per sette ore nel suo passato. E quando la ragazza ha ricevuto il permesso di imbarcarsi per tornare in Italia le hanno presentato la parcella: 2850 dollari per il tempo impiegato dagli agenti dell’immigration per stabilire se dietro a quei viaggi in Libia e in altri paesi arabi ci fossero collegamenti col terrorismo fondamentalista islamico.
È accaduto ad Alessandra, che preferisce che il suo cognome non venga usato. Teme le conseguenza di quando avrà bisogno nuovamente di passare per gli Stati Uniti. La sua vacanza è agli sgoccioli. Di primo mattino arriva all’aeroporto di Guanacaste-Liberia per il check-in. Alla compagnia aerea americana la informano che c’è un problema e pertanto le possono dare la carta d’imbarco solamente fino ad Atlanta. Lì dovrà fare dogana e presentarsi nuovamente per il check-in per Londra. Alle 8 del mattino l’aereo decolla e poco prima delle 13 atterra negli Usa all’aeroporto internazionale Hartsfield-Jackson.
Al controllo passaporti c’è una lunga coda perché pochi giorni prima, il 27 gennaio, Trump aveva dato ordine che scattasse il divieto d’ingresso a persone provenienti da sette paesi a maggioranza islamica. La direttiva è chiara ma il modo in cui renderla operativa no. Quando è il turno della giovane professionista veneta l’agente della polizia di frontiera sfoglia il passaporto italiano e nota vari visti di paesi arabi. Si sofferma su uno in particolare. “Questo è un visto della Libia”, e scompare per alcuni minuti col passaporto. Si ripresenta con due poliziotti che mettono le manette ai polsi di Alessandra senza alcuna spiegazione.
Il prosieguo della notizia potrete riscontrarlo sulla pagina del quotidiano: per ora vi basti sapere che Alessandra, che per per privacy non ha dato il suo cognome, è stata costretta ad una lunga gavetta di controlli, sequestro del cellulare, riconsegnato solo dopo un accurato riscontro di chiamate e corrispondenza, ed a rimanere bloccata per un lungo periodo, di cui quattro ore senza accesso ai servizi igienici, in attesa di poter contattare il proprio avvocato in Veneto.
La notizia è confermata: anche News Leonardo e il Gazzettino hanno parlato della Via Crucis di Alessandra.
Effettivamente esistono copie annotate con tutte le criticità dell’Ordine Presidenziale del 27 Gennaio 2017, detto il “Trump Ban”: non comprende alcuno dei paesi coinvolti nell’11 Settembre, introduce indici arbitrari sul numero di immigrati a cui è consentito l’accesso e sia pur non esplicitamente, implicitamente introduce distinzioni per credo e religione (motivo per cui l’ordine esecutivo è stato recentemente condannato dal sistema giudiziario).
Soprattutto la ragione di criticità maggiore, e che coinvolge questo caso, è data dalla formulazione criptica della sezione 3
I hereby proclaim that the immigrant and nonimmigrant entry into the United States of aliens from countries referred to in section 217(a)(12) of the INA, 8 U.S.C. 1187(a)(12), would be detrimental to the interests of the United States, and I hereby suspend entry into the United States, as immigrants and nonimmigrants, of such persons for 90 days from the date of this order (excluding those foreign nationals traveling on diplomatic visas, North Atlantic Treaty Organization visas, C-2 visas for travel to the United Nations, and G-1, G-2, G-3, and G-4 visas).
Io quindi dichiaro che l’ingresso di migranti e non migranti negli USA, di stranieri della sezione 217(a)(12) dell’INA, 8 U.S.C. 1187(a)(12) sarebbe nocivo agli interessi degli USA, e quindi sospendo l’ingresso negli USA di migranti e non migranti per 90 giorni dalla data di questo ordine, escludendo coloro di nazionalità straniera che viaggiano con visti diplomatici, Visti NATO, Visti C-2, G-1, G-2, G-3 e G-4.
Una formulazione così criptica da richiedere una pagina di spiegazione sul sito del dipartimento di sicurezza, e che, per quel che ci riguarda, comporta, come detto nell’articolo che, esclusi i visti diplomatici (l’elenco indicato dai codici), un visto di uno dei paesi coinvolti è un campanello di allarme per il quale non esistono procedure definite, ma solo la necessità per le autorità locali di provvedere in modi che, come si è visto, a volte richiedono procedure nuove e mai testate.
Ci sono dunque una serie di problemi di raccordo con le normative locali che andrebbero affrontati per evitare altri di questi disservizi… sempre che la declaratoria di incostituzionalità non intervenga per prima.
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