Ci segnalano questo articolo pubblicato il 18 Novembre 2016 su Fanpage.it:
E’ stato tradito più volte e per questo non è valida l’aggravante dell’omicidio per futili motivi, sostengono i giudici. E così la prima Corte d’Assise ha deciso di ridurre da 30 a 16 anni la condanna di Felix, 43 anni, che il giorno di Natale 2014 diede fuoco alla sua compagna. La donna morì un mese dopo in seguito alle gravissime ustioni. Un ulteriore riduzione di pena è stata concessa, in automatico, per aver scelto il rito abbreviato.
La terribile aggressione avvenne in una baracca in via Sepino, a Lunghezza, dove la coppia viveva. Lui era geloso, sospettava un tradimento, e dopo una lunga e furibonda discussione versò una tanica di benzina sulla donna e le diede fuoco. Ai medici del Sant’Eugenio che avevano in cura la donna disse che era stata un’esplosione provocata da una perdita di gas. Poi, quando gli investigatori non ritennero credibile questa versione, sostenne che la donna aveva bevuto per sbaglio da una bottiglia piena di benzina, scambiandola con il vino, proprio mentre stava fumando. In primo grado l’uomo, fermato inizialmente con l’accusa di tentato omicidio (e poi omicidio quando la donna è morta) è stato condannato a 30 anni di reclusione. Ieri la decisione in appello: condanna ridotta perché la donna lo tradiva.
Ci ritroviamo a dover confermare. Nostro malgrado sì, la notizia è vera.
Andando a ritroso troviamo un articolo di Libero Quotidiano del 27 Dicembre 2014, redatto quando ancora la donna si trovava in vita. Libero Quotidiano, nel titolo, descrive l’uomo come mangiafuoco e non sappiamo se questo sia un tentativo di schernire il femminicida. La donna, ai tempi della notizia, riportava il 25% di ustioni di secondo e terzo grado. Secondo l’articolo l’uomo avrebbe sputato benzina addosso alla compagna, dunque non avrebbe gettato il liquido da una tanica direttamente sulla donna. L’uomo era stato poi trasportato al commissariato Casilino.
Il 18 Novembre 2016 il Corriere della Sera pubblica un articolo in cui viene confermata la riduzione della pena. Protagonisti della vicenda sono Felix Haidau e Carmen Saran, entrambi romeni. Secondo il Corriere, l’uomo le versò addosso una tanica di benzina e le diede fuoco. La Polizia, infine, ottenne una confessione: aveva bevuto una sorsata di infiammabile e l’aveva sputato addosso alla compagna. Inizialmente scattò il fermo per tentato omicidio, che divenne omicidio dopo la morte di Carmen, deceduta dopo un mese di sofferenze. Il 17 Novembre 2016, la Corte d’Assise d’Appello ha ridotto a 16 anni la pena inizialmente stabilita a 30 anni. I futili motivi non sono contestabili, questo alla base della riduzione della pena. 30 anni inflitti dal Gup in primo grado. 16 in appello in secondo grado.
Sul sito L’ora Legale troviamo un’interessante riflessione datata 19 Novembre 2016:
Dunque, cosa ci insegna il martirio di Carmen? Se appiccare il fuoco sulla propria compagna colpevole di tradimento non configura il “futile motivo”, cosa si deve dedurre? Che un omicidio del genere è meno grave e socialmente riprovevole? Se la poveretta si fosse macchiata di una “colpa” diversa (che so, lasciare scuocere la pastasciutta), la condanna sarebbe forse stata maggiore? Cos’è più grave, nell’infinito campionario delle violenze e delle punizioni domestiche? Quale la graduatoria degli orrori? E infine l’ultima, la più insidiosa: la rabbia dell’uomo tradito, in fondo, merita un’attenuante?
Notizia vera. Tremendamente.
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