NOTIZIA VERA Critica Renzi su Facebook, licenziata dall’azienda! Come nelle dittature più feroci
Nel Maggio 2016 il nostro redattore Claudio Cloddy si era occupato di questa notizia:
Molti contatti ci segnalano questa notizia, trattata anche su siti di quotidiani nazionali e locali. Il fatto originario risale al 23 aprile 2016 quando il presidente del consiglio Matteo Renzi è in visita allo stabilimento Piaggio di Pontedera per celebrare insieme al presidente della stessa azienda, Roberto Colaninno, i 70 anni di attività del celebre marchio italiano, produttore tra l’altro della celeberrima Vespa.
Una dipendente dell’azienda, pubblica su Facebook l’articolo del Tirreno inerente alla visita del premier italiano alla Piaggio, con relativa foto in cui appaiono appunto sia Renzi che il presidente Colaninno in piedi dietro una Vespa.
Di seguito il link dell’articolo pubblicato:
Una collega commenta questo post con toni abbastanza critici :
“ammazziamoli tutti kuesti bastardi”
e l’autrice della pubblicazione dell’articolo sul social pone il suo “like” al commento appena citato.
La cosa non è passata inosservata alla stessa azienda Piaggio, che attua dei provvedimenti contro le due lavoratrici. Inizialmente vi era stata un po’ di confusione in merito, alcune notizie parlavano solo di licenziamento per la persona che aveva posto il like al commento, altre per chi lo aveva scritto. Abbiamo telefonato alla Piaggio con sede a Pontedera per avere chiarimenti e relative conferme, abbiamo preferito avere anche una voce diretta dato che vi erano contraddizioni e notizie di varia natura riguardo i provvedimenti a carico delle due lavoratrici. Tuttavia, nonostante i nostri tentativi non è stato possibile mettersi in contatto con un responsabile per una comunicazione ufficiale.
Per fare un po’ di chiarezza sulla questione, vi è una recente letteratura giuridica in merito a questo tipo di licenziamento.
L’articolo 2015 del Codice Civile recita:
«il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio»
Il lavoratore deve astenersi da qualsiasi condotta che per sua natura risulti in contrasto con i suoi doveri o sia comunque idonea a ledere il presupposto fiduciario con il datore. Anche per quanto riguarda il tempo che passa fuori dall’ufficio, per tutta la durata del contratto di lavoro. Il licenziamento per giusta causa può essere disposto dal datore di lavoro quando il lavoratore realizza comportamenti disciplinarmente rilevanti così gravi da non consentire anche in via provvisoria la prosecuzione dell’attività lavorativa. La giusta causa non è rappresentata esclusivamente da comportamenti costituenti notevoli inadempienze contrattuali, ma può essere determinata anche da comportamenti estranei alla sfera del contratto e diversi dall’inadempimento, purché idonei a riflettersi nell’ambiente di lavoro e a far venire meno la fiducia che impronta di sé il rapporto.
La giusta causa, pertanto, rappresenta nei fatti il licenziamento disciplinare per eccellenza; tale da troncare immediatamente il rapporto di lavoro senza neppure erogazione, da parte del datore di lavoro, dell’indennità di preavviso.
Anche la Corte di Cassazione si è espressa in merito, la sentenza n. 24431/2015 stabilisce che:
inserire un commento su una bacheca di un social network significa dare al suddetto messaggio una diffusione che potenzialmente ha la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, sicché, laddove questo sia offensivo, deve ritenersi integrata la fattispecie aggravata del reato di diffamazione.
La Cassazione si confronta con l’utilizzo illecito e smodato dei cosiddetti social network, e sottolinea la diffusività delle affermazioni che compaiono su tali siti. Proprio in ragione del fatto che i commenti che compaiono su tali social network hanno una diffusione capillare e potenzialmente illimitata, la Cassazione ritiene che le offese espresse in tal modo debbano ritenersi aggravate, come se commesse a mezzo stampa.
Ecco perché, dopo questi accadimenti, che non sono ovviamente i primi in Italia, vi consigliamo di prestare sempre molta attenzione riguardo a cosa pubblicate su Facebook, a cosa commentate ed a cosa date il vostro like che risulta talvolta un vero e proprio assenso e non un semplice consenso.
Claudio Cloddy
AGGIORNAMENTO DEL 19 OTTOBRE 2016
Noi di Bufale.net avevamo contattato l’azienda già dal mese di Maggio, ma non abbiamo avuto chiarimenti sulla vicenda. Siamo in attesa di altre risposte, e saremo lieti di fornirvi aggiornamenti in un prossimo articolo.
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