Nei giorni scorsi i maggiori organi di informazione italiani hanno dato una certa eco alla notizia di una giovane avvocatessa allontanata dal tribunale di Bologna perché indossava il velo. (Repubblica)
La notizia è vera: i fatti risalgono a pochi giorni fa quando durante un’udienza civile del TAR di Bologna il giudice Giancarlo Mozzarelli ha imposto alla praticante Asmae Belfakir di togliersi il velo. Lei si è rifiutata ed è dovuta uscire dall’aula. La 25enne Asmae è praticante presso lo studio legale dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Nativa del Marocco, risiede in Italia dall’età di 3 mesi,e , dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, nel marzo 2016 si è laureata in Giurisprudenza con una tesi in inglese su diritto e religioni.
Intervistata dall’AGI riguardo all’accaduto, si dice amareggiata ma soprattutto privata di in un diritto (cioè quello di praticare e la sua professione e la sua religione), sottolineando che il velo da lei indossato è lo hijab, che lascia il volto completamente scoperto e quindi immediatamente e facilmente identificabile. Dice anche di aver ricevuto molti messaggi di solidarietà sia da colleghi che dalla gente comune, tant’è che la AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) non ha tardato, per mezzo del presidente della sezione bolognese Paolo Rossi, a schierarsi dalla parte della giovane professionista: «Una posizione inconcepibile e in contrasto con i principi costituzionali… alla giovane collega Asmae Belfakir vanno la nostra solidarietà e il pieno sostegno»:
La notizia, come era facile prevedere, ha suscitato reazioni diametralmente opposte sui social anche a livello politico: Salvini nel suo profilo FB scrive “Io sto con questo giudice”, il consigliere regionale di Forza Italia Galeazzo Bignami afferma che il giudice ha solo applicato la legge e cioè l’art 129 del Codice di procedura civile che recita “… chi interviene o assiste all’udienza non può portare armi o bastoni e deve stare a capo scoperto e in silenzio”, scritto che è affisso anche sulla porta della camera di consiglio del TAR di Bologna.
TAR di Bologna che ha immediatamente annullato la decisione del giudice Mozzarelli e ha subito permesso alla giovane professionista di riprendere lo svolgimento del suo lavoro assicurando che il fatto non si ripeterà.
C’è da sottolineare che, a quanto affermato dalla Belfakir, che lo stesso giudice aveva presieduto un’udienza cui lei aveva partecipato il 5 Dicembre scorso, e non aveva avuto nulla da ridire sul suo velo e che al momento della cacciata dall’aula ha parlato di rispetto di cultura e tradizione e non di osservanza della legge.
L’art. 129 sopracitato è del 1988 e ci pare verosimile che quando si parla di capo scoperto ci si riferisca non tanto a hijab o burqa, quanto al divieto di assistere alle udienze portando il cappello. D’altro canto l’art. 19 della Costituzione Italiana sancisce la libertà di professare liberamente e anche pubblicamente la propria religione. All’interno di un’aula di tribunale però il Codice di Procedura Penale, art. 470 afferma che la disciplina dell’udienza è esercitata dal presidente (quindi dal giudice) o in sua assenza dal pubblico ministero. Il giudice Giancarlo Mozzarelli non ha al momento rilasciato dichiarazioni a riguardo.
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