Circolano numerosi articoli riguardanti le dichiarazioni del deputato Michele Anzaldi del Partito Democratico e membro della Commissione di Vigilanza Rai, associate a “Bavaglio”, “Goebbels”, “Servizio pubblico asservito al potere”, “Bulimia di lottizzazione”, “Lesa la libertà d’informazione”. Secondo il deputato Rai3 e Tg3 non starebbero seguendo il percorso del Partito Democratico e li accuserebbe di maltrattare il partito e criticare le attività del governo come nemmeno ai tempi di Berlusconi.
Il tutto ha origine da un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera il 29 settembre 2015 nell’articolo dal titolo “Il cortocircuito tra il Pd e Rai3: «Basta, forse non sanno chi ha vinto»“, dove il deputato si lascia andare e risponde alle domande poste dal giornalista con parole di un certo peso:
Corriere: Sembra che voi del Pd abbiate un problema con Rai3, che è sempre stata la vostra rete di riferimento: è così?
Anzaldi: «C’è un problema con Rai3 e con il Tg3, sì. Ed è un problema grande, ufficiale. Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier. Niente, non se ne sono proprio accorti! E così il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo criticata come nemmeno ai tempi di Berlusconi».
Corriere: Sta dicendo cose gravi, onorevole.
Anzaldi: «Sto dicendo la verità. Del resto, guardi: è Vianello che ha qualche difficoltà a percepire la realtà dei fatti, ascolti e trasmissioni fallimentari comprese, non noi. Quando abbiamo chiamato in commissione il direttore di Rai1 Giancarlo Leone dopo la vicenda dei Casamonica, quello s’è presentato pacato, dispiaciuto, collaborativo… Mentre Vianello arriva e…».
Corriere: E cosa?
Anzaldi: «Tutto bene, tutto okay… Si fa così, vi spiego io… un’arroganza… Tutto bene? Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana e va tutto bene? Lo sa che i nostri ministri non vogliono più andarci a Rai3?».
Corriere: Lei, onorevole, rappresenta un partito: può un partito parlare così di una rete pubblica?
Anzaldi: «Io mi aspetto che Rai3 faccia servizio pubblico: e, per ora, non lo fa. Si sono chiesti a Rai3 perché Renzi è andato due volte da Nicola Porro a “Virus” su Rai2? Perché, se dobbiamo spiegare una legge, preferiamo che i nostri parlamentari vadano da Bruno Vespa? Comunque, guardi: adesso l’importante è che Vianello non faccia altri errori…».
Parole di un certo peso quanto quelle fatte da Berlusconi nel famoso “Editto bulgaro” e contrarie a quanto diceva Matteo Renzi il 19 aprile 2012 via Twitter:
Via i partiti dalla Rai, via da Finmeccanica, via dalle nomine nei CDA. L’ho detto a #serviziopubblico, ma lo diciamo fin dalla Leopolda.
O del più “recente” tweet del 13 maggio 2014:
Niente paura. Il futuro arriverà anche alla Rai. Senza ordini dei partiti. #cambiaverso #italiariparte
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